ESCLUSIVA - Cavani, il biografo vuota il sacco: "A Edy mancava Napoli, ecco la prova! La sua storia mi ha insegnato tanto, ma non lo giudico. Soledad reagì così al tradimento"

16.04.2014
19:03
Fabio Cannavo

di Fabio Cannavo

Ormai è un calciatore del Psg e in tanti si chiederanno "ma cosa importa? Non è più uno di noi". Giusto. Ma poi, c'è qualcun'altro che, invece, ha la curiosità di capire come sia stato possibile che un ragazzo così tanto religioso come Edinson Cavani, sia riuscito a creare tanto scompiglio nella sua vita privata. Dalla separazione da Soledad alla 'love' story con la bella Maria Rosaria. Poi Parigi e il passaggio al Paris Saint Germain e l'addio a Napoli e al Napoli. La redazione di Calcionapoli24, in esclusiva, ha contattato il biografo di Cavani, colui che ha raccontato in un libro la vita intera del Cavani calciatore, ma soprattutto dell'uomo. 'Quello che ho nel cuore', il testo autobiografico di Edinson Cavani scritto e interpretato da Alessandro Iovino, storico, saggista e scrittore.

Da quanto tempo non sente Cavani. Ha notizie della sua avventura parigina? "Non lo sento dallo scorso settembre. Quando ormai il Napoli aveva ufficializzato il passaggio al PSG del Matador lo scorso luglio, il Mattino pubblicò una mia lettera in cui fui molto chiaro: “perdonavo” la sua “fuga” calcistica dal Napoli ma non l’addio a Soledad. Pensavo non mi volesse più sentire, ma ad agosto mi trovavo in Costa D’Avorio per un viaggio missionario. Ci scambiammo qualche messaggio su Whatsapp, fu colpito dai problemi di quella terra e mi disse che sentiva la mancanza di Napoli. Sì, posso dirlo oggi che a Cavani mancava da subito Napoli. Comunque da allora non ci siamo più sentiti".

Molti pensano che dopo la separazione da Soledad non abbia mantenuto quello stato di fede che l'ha contraddistinto. E' d'accordo? "Come ogni buon cristiano, credo che il giudizio appartiene a Dio. Quindi non voglio giudicarlo, ma è chiaro che un buon albero si veda dai frutti. La fede va coltivata, alimentata e custodita. Non è un concetto teologico ed astratto, ma si vive ogni giorno manifestando amore per Dio, la famiglia e il prossimo".

Com'era il primo Cavani? E quello successivo? "Guardi, sarò molto chiaro: quando è arrivato a Napoli, per molti mesi, ho conosciuto un Cavani sensibile e radicato nella fede. Non chiedetemi cosa sia successo perché non lo so. Mia figlia è coetanea di Bautista, suo figlio, e mi ricordo dei momenti passati insieme, in famiglia, a casa sua, in totale armonia e semplicità con le nostre famiglie. Ho respirato un clima sereno, poi è arrivata la tempesta. Questa esperienza mi ha insegnato come un uomo può cambiare radicalmente, da un momento all’altro, senza un’apparente ragione. Dico apparente, perché qualcosa sarà pure successo"

Mantiene ancora rapporti di amicizia con Soledad? Come reagì alla love story tra Edinson e Maria Rosaria? "Certo, io e mia moglie ci sentiamo con Soledad. Ha reagito con dignità, nonostante il momento difficile, le pressioni mediatiche, le falsità e la sofferenza per i figli. Quello che ho più apprezzato di lei, è stato il rigoroso “silenzio stampa” nel quale è piombata dall’inizio di questa brutta vicenda. Ed io rispetto questa sua volontà".

Il 7 è il numero della perfezione e della pienezza nella fede cristiana. Cavani ha scelto il 9 al Psg nonostante potesse prendere il 7...c'entra qualcosa questa scelta con qualcosa di spirituale ed inerente al divorzio da Soledad? "Non credo. Edy non era superstizioso, e non è certo un numero che misura la fede di un uomo, ma sono i fatti. E la testimonianza. Quella, ahimè, che Edy ha lasciato negli ultimi tempi a Napoli, e agli occhi del mondo, non è stata buona. Ha cancellato tutto quanto di buono avevamo costruito insieme con il libro, dando un messaggio di fede e speranza".

Si aspettava questo cambiamento da parte sua? "Voglio che sia chiara una cosa: qui non è in discussione la delusione mia o dei tifosi napoletani. Io credo che c’è un giudizio divino del quale dobbiamo preoccuparci tutti, in cuor nostro, non solo Cavani. Non mi aspettavo questo cambiamento, ovviamente. Ma non mi pento del lavoro fatto insieme. Rifarei tutto, perché tutti, e mi ci metto anche io, dobbiamo imparare dagli errori. Infine, anche da un punto di vista professionale, non credo che Cavani abbia fatto una scelta saggia a lasciare Napoli. L’avventura  in Champions del PSG è finita male, ma ho sempre sostenuto una cosa: rimanendo a Napoli, avrebbe sicuramente raggiunto e superato il tetto dei 115 goal di Maradona. Un traguardo storico, dall’alto valore simbolico e non solo. Superarlo avrebbe significato tanto per lui. Ora, a distanza di un anno, potrà ritrovarsi in tasca qualche milione di euro in più, ma poi null’altro. Si sarà concesso qualche passeggiata tranquilla per Parigi, e poi? Ma c’è una cosa che non ha prezzo: l’emozione di uno stadio intero che intona per te “O’ surdat ‘nammurat” . Quello non ha valore. E ovunque andrà, ne sentirà la mancanza".

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