ESCLUSIVA - Nino D'Angelo: "Dispiaciuto per il cambio di inno al San Paolo, ma forse c'è una sorpresa. Higuain? Non parlo dei traditori, avrà paura! Su Sarri, la città e Maradona..." [VIDEO]

02.04.2017
09:30
Redazione

Nino D'Angelo, famosissima voce partenopea, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni. Da Higuain a Maradona, al suo amore per la maglia e la città partenopea. Molteplici gli argomenti toccati nella sua intervista video (clicca sull'allegato).

Higuain a Napoli? Arriva tanta gente, è tornato anche lui. Mi è indifferente, onestamente non me ne frega niente dei traditori. Chi tradisce non merita attenzioni. Se n'è andato in malo modo. Poi alla Juve dopo che si è baciato la maglia azzurra... Sembra ancora non vera come cosa. Ch'ella cammis ca nun vo sta cu te pigliala e stracciala. Non è più un giocatore del Napoli, non sono più un suo tifoso". 

Avrà paura quando sarà al San Paolo. Noi siamo passionali, siamo forti quando ci mettiamo tutti insieme. Siamo tifosi veri, ci rispettano in tutto il mondo. Sicuramente qualche frangia anche della tifoseria napoletana ha macchiato la nostra immagine. Ma dovrà essere un'occasione di sfottò, non di violenza. Questo mai. 

Sul film "Quel ragazzo della curva B": ero tifoso, lo sono sempre stato. Quando il Napoli ha vinto la coppa del '62 io ero già in curva. Ero bambino. Poi ho vissuto il Napoli di Maradona. Il periodo più bello della mia vita da tifoso. Nei miei film, nonostanti non siano autobiografici, ci sono sentimenti e valori in cui ho sempre creduto. Proprio come la violenza negli stadi, il bagarinaggio. Abbiamo anticipato temi di oggi. Il calcio non è cambiato. Ci sono tifosi buoni e tifosi a cui della partita non interessa nulla. In quel film c'è tanta gente che oggi non c'è più. Era un momento straordinario, all'apice del successo. Si parlava anche di un film con Maradona, si doveva chiamare "Due scugnizzi in Paradiso". 

Sul gemellaggio con la Roma: già prima della storia di Ciro Esposito è cambiato qualcosa. I gemellaggi finiscono perchè ci sono frange violente. La partita è una partita. Sarebbe bello sfotterci e basta. Ho tanti amici e nipoti juventini, laziali, interisti. Ho un figlio laziale! Pensate che croce. Ci vediamo la partita insieme, poi le cose finiscono la. La violenza non porta a nulla. Bisogna avere rispetto del tifo altrui.

Sulla canzone Quel ragazzo della curva B": era in un mio disco, si chiamava "fotografando l'amore". Non era nato per essere l'inno del Napoli. L'avevo fatto per me che amavo il calcio. Avevo venduto tanti dischi, quando la cosa scemò il Napoli vinse lo scudetto. Pensate che cu***! (ride ndr). Poi è diventata famosa in tutto il mondo. 

Il vero inno? Togliendo la mia canzone dallo stadio non hanno fatto una bella cosa. O' surdat 'nnammurat è bellissima, uno dei monumenti della nostra città. Non è un inno però. E' una canzone triste, non c'entra nulla con il pallone. La vera interpretazione di quella canzone è quella di Anna Magnani che piange mentre i militari partono. Un'altra cosa completamente. Non ho mai capito perchè abbiamo cambiato l'inno. Forse perchè la mia figura è troppo invadente. 

Hai una sorpresa in serbo per i tifosi ed è già in cantiere, aspettiamo il terzo scudetto. Lo possiamo dire? E' una cosa fatta per me. Se il Napoli facesse qualcosa di straordinario può essere che metto sul mercato questo nuovo lavoro. Ma forse no. Non lo metterei sul mercato, perchè per me è una cosa da tifoso. Nulla di più. Aspettiamo e vedremo. Non voglio dire ancora nulla. Titolo? Non possiamo dire nulla. Non si sa nemmeno se esce. Mi piacerebbe farlo. Ma non dovrà sostituire quello precedente! Perchè il mio che già c'è è di una bellezza rara. Quello è l'inno del primo scudetto, non si può accantonare. Nemmeno io posso cancellarlo. Quello è l'inno vero e proprio!

Il Napoli mi ha dato molto. Io ho dato come tifoso, con un sentimento. Per me che nona vevo mai vinto da bambino era una vittoria. Quando ero piccolo giocavamo anche in serie B. E' stato uno scambio. Più o meno come la città. I napoletani mi hanno dato tutto e io ho dato tutto a loro. Mi hanno reso ciò che sono. E sono fiero di essere nato in questa città, lo sarò fino alla mia morte.
Il tradimento di Higuain e di Altafini sono cose che ci hanno colpito molto. Perdere una partita ci può stare. Non ci fa piacere, ma è una cosa normale. Quella doppia sfida con il Real Madrid l’abbiamo persa all’andata. Se Mertens butta la palla dentro cambia la nostra storia. Il Napoli è una grande squadra. 

Su Sarri: non lo dobbiamo perdere! E’ un padre, non solo un allenatore. Ce lo dobbiamo tenere caro caro. Sarei molto più dispiaciuto se andasse via lui, piuttosto che qualche giocatore. Lui è il polso di questa squadra. E’ il vero cuore pulsante. Mi sento sicuro con lui. 

Su Maradona: il più grande, di tutti i tempi e di tutti i pianeti. Il calcio in persona per me. Come il Maschio Angioino, un monumento che cammina. Napoletano nato in argentina. Adesso tutti hanno imparato a fare i giochetti con i piedi. Ma lo hanno fatto sempre dopo di lui. Diego mentre parlava con me giocherellava con la palla sulle spalle. Mi emoziono solo a pensarci. Si sapeva che non perdevamo in campo. 

Sul film Tifosi e la scena dei ladri a casa Maradona: mi divertii molto. Un film prodotto da De Laurentiis. Aveva capito che sarebbe stato un successo con noi. Io e Peppe Quintale andammo a rubare a casa di Diego in questo film. C’è una battuta per cui ancora ricordo: “Amm arrubbat a’ cas e Maradon! Questo è un sacrilegio!” Lo vedo e rido ancora. Quando venne a Napoli era molto grasso, era il momento peggiore della sua vita. Adesso lo vedo in forma. Ha ritrovato suo figlio. Sono contento, perché ha fatto autocritica. Aveva fatto alcuni errori e ha rimediato. 

Un Napoli tutto napoletano? Mi piacerebbe fare una partita contro questa squadra, il Napoli dei napoletani. Metterei Donnarumma a porta, riprenderei Quagliarella in attacco. Izzo del Genoa, fortissimo. Mi riprenderei Cannavaro. Poi a Fabio lo farei giocare ancora ora. Floro Flores che gioca a Bari. Ma rispetto a questa squadra..

Sulle parole di Emanuele Filiberto di Savoia: i piemontesi hanno preso molta ricchezza napoletana in passato. Noi eravamo capitale. Noi ci hanno rovinato. Si sono presi tutto. Questa è storia. Non ho mai amato certe cose, noi siamo sempre stati sudditi. Voglio bene alle persone semplici ed umili, perché in loro ci sono cose meravigliose. Sono cresciuto in mezzo alle persone che non hanno avuto niente. Queste erano molte, si sono riunite insieme e hanno creato Nino D’Angelo. Per questo Napoli è forte, perché i napoletani sono amati. Ci dimentichiamo della storia di questa città che nessun’altra al mondo possiede. 

Sull’evento del San Paolo a giugno per festeggiare i tuoi 60 anni: tra tre mesi, sarà emozionante. Mi verrà un nodo alla gola incredibile. Il tempo passa per tutti, ma essere ancora qui vuol dire che qualche emozione la do ancora alla gente. Io i 40 anni li ho fatti a Scampia quando non ne parlava ancora nessuno.

Rifiutai piazza del Plebiscito per cantare a Secondigliano. Io sono diventato ricco grazie ai poveri, quindi devo ringraziare solo loro. Non mi sento di appartenere ai napoletani con i soldi. Ma a quelli che la mattina si svegliano e rimboccano le coperte ai propri figli prima di andare a lavorare. 

Il momento che ha segnato la tua carriera? il primo Sanremo, soprattutto a livello nazionale. Il sud è la mia Italia. Anche a Milano sono tutti del sud. Diffile trovare gente nata la, stessa cosa Torino. Molti tifosi della Juve sono del sud. La Juve ha una grande storia calcistica, ma i loro tifosi sono sparsi. Noi invece anteponiamo la città alla squadra, ecco perché quando vince il Napoli vince Napoli. A loro vince una parte di Torino. 
Sul concetto di padre e il legame con i propri figli: quando c’è qualcuno davanti a te sei sempre protetto, ecco perché dico che si comincia ad essere padri quando si smette di essere figli. Così come il padre, vale anche per la madre. Solo allora diventi il motore di tutto. Si diventa la radice del tutto.

Canzone preferita? Non c’è, perché è come se mi chiedessi a chi voglio più bene dei due figli. Quando scrivevo quelle canzoni raccontavo gli amori di allora, con la disoccupazione. 

"A Napoli tre cose stann e bell: Maradona, Nino D’Angelo e sufliatell". Così un manifesto a Nwe York. Io conobbi Diego grazie a questo striscione. Mi volle conoscere perché chiese di me leggendo. Lo conobbi al San Paolo, c’erano tanti giornalisti. 

Sono diventato molto amico di Peppe Bruscolotti. Diego veniva a casa di Peppe con la sua ex moglie Claudia e ballava con musica argentina di sottofondo. Era un ballerino bravissimo.  La moglie di Bruscolotti, oltre a cucinare bene, aveva una stanza in cui metteva praticamente la discoteca, tutti ballavano e mangiavano. Tutti i più grandi calciatori sono stati a casa di Peppe, lui era il simbolo. 

La passione per il calcio me l’ha trasmessa mio nonno. All’epoca la partita si seguiva per radio. Mi ricordo che quando perdeva il Napoli non si mangiava a casa! Era un tifoso esagerato, si intossicava. Quando Altafini ha tradito l’avrebbe ammazzato"

@RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte : Salvio Passante e Marco Galiero
Notizie Calcio Napoli