ESCLUSIVA - Tiribocchi: "Da avversario al San Paolo, 'O' surdato 'nammurato' mi mise i brividi. Fui molto vicino al Napoli, Marino mi voleva. Conte mi fece una promessa"

23.02.2017
21:00
Marco Galiero

Una punta di peso, di quelle che ricevono palla, la gestiscono aspettando che arrivino i compagni e la scaricano: poi, di corsa in area per posizionarsi in ottica gol. Simone Tiribocchi, ex Atalanta, è tra quei rapaci d'area che fissa negli occhi hanno solo la porta avversario. La nostra redazione l'ha contattato in esclusiva in vista del prossimo match contro la squadra bergamasca. Ecco quanto dichiarato ai nostri microfoni:

Hai incontrato il Napoli quando eri all'Atalanta, che ricordo hai del San Paolo? "Eravamo ad una partita in cui noi stavamo per retrocedere e il Napoli invece stava per entrare in Europa League. Il nostro morale era bassissimo. A fine partita i tifosi si misero a cantare 'O' surdate 'nammurato' e mi vennero i brividi. Anche da avversario il San Paolo riesce a darti tanto".

E' vero che sei stato molto vicino al Napoli quando era in C1? "Ci fu un contatto diretto tra le parti. Il mio procuratore parlò col direttore Marino. Una piazza come Napoli era importantissima anche in quel periodo. La cosa mi allettò, il Napoli per me era una destinazione gradita malgrado in quel periodo fossi in Serie A col Chievo. Passare alla Serie C1 non era il massimo, ma si trattaca del Napoli... poi, la società non volle cedermi e non se ne fece nulla".

Come sarebbe andata la tua carriera senza l'approdo di Denis all'Atalanta? "Quando sei in una squadra di A come l'Atalanta è ovvio che ci sia competizione. German era forte ed io avevo un ottimo rapporto con lui. Mi sono ritrovato fuori da quando era arrivato lui. Era uno da doppia cifra e, pertanto, non potevo mica oppormi se il mister lo preferiva a me. Mi accomodai in panchina senza mai lamentarmi. Ho atteso il mio momento e ogni volta che entravo mi facevo trovare pronto. Poi, feci la scelta di andar via perchè comunque volevo giocare ancora. Passai alla Pro Vercelli in Serie C1, una scelta che rimpiango tutt'oggi. Di lì in poi andò tutto a finire".

All'Atalanta hai conosciuto anche Gabbiadini... - "L'ho conosciuto a Bergamo quando era appena un ragazzino uscito dalle giovanili. Molto timido, introverso, chiuso. A Napoli è esploso, anche se poi credo abbia sofferto la poca fiducia che l'allenatore nutriva nei suoi confronti. Non ha fatto mai una polemica e questo gli rende merito, altri avrebbero avuto difficoltà". 

A Bergamo hai vissuto anche il periodo della retrocessione del club, come si sono comportati i tifosi? "Ci hanno sempre sostenuto fino all'ultima giornata, la curva ci batteva le mani fino all'ultimo minuto. A Bergamo si vive il calcio un po' come a Napoli. I tifosi non ci hanno mai abbandonati".

Hai avuto Conte come allenatore, che ricordi hai di lui? "Adesso è facile parlarne bene coi risultati che poi ha ottenuto. E' un allenatore unico per il suo modo di essere, ha una passione esagerata per il calcio. Vive questo sport al 100%. Quando arrivò a Bergamo mi disse di aver visto in me i movimenti giusti. Mi promise che mi avrebbe fatto arrivare in doppia cifra se avessi dato retta a lui. Insomma, credeva molto in me".

E' vero che Petagna ti somiglia? "E' una prima punta, io in Serie A mi sono adattato a fare la seconda punta. Petagna è meno bomber e gioca più per la squadra, è più forte di me. Certo, per alcuni aspetti siamo simili, ma non si può dire che siamo simili".

Sei un tifoso della Roma, però hai cominciato la carriera nelle giovanili della Lazio. Strana la vita, no? "E' capitato a me come a tanti altri. Ricordo che Roberto Muzzi si presentava agli allenamenti della Roma con l'aquila della Lazio tatuata sul corpo. Son cose che capitano. Crescendo, ho sempre avuto rispetto per la Lazio. Piuttosto che tifare Juve o Milan, tifo Lazio. Sono stato in quel club per cinque anni. Per cui, quei colori mi fanno comunque simpatia. Poi è ovvio che al derby tifo Roma".

Quindi, se ti dico 'Totti'... - Hai presente il film 'L'Ultimo Samurai'? Ecco, lui è l'ultimo campione. Il calcio ne rimarrà senza quando andrà via lui. Almeno finchè non cambierà la filosofia dei settori giovanili".

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