Careca: "Vincere uno scudetto a Napoli vale come dieci altrove. Un sogno giocare con Diego, Ferlaino mi chiese di giocare con 40 di febbre a Stoccarda"

27.04.2017
23:50
Redazione

Antonio Careca ha rilasciato alcune dichiarazioni alla trasmissione "Storie di bomber" in onda su Premium. Ecco i passaggi più interessanti evidenziati da CalcioNapoli24: "Avevo voglia di vincere in Europa, in quel momento il calcio italiano era il top. Tutti i miei amici non credevano potessi lasciare il Brasile. A dire il vero pensavano che sarei tornato dopo un mese"

"Giocare con Maradona era un sogno. L'inizio però è stato difficile perchè ho dovuto fare i conti con alcuni cambiamenti. I tifosi erano pazzi di noi. Dopo che facevamo l'allenamento a Soccavo ricordo che non potevamo uscire di casa perchè avevamo i tifosi appostati per chiederci l'autografo. Era una cosa pesante ma positiva. Parlando con Diego gli dissi che a Napoli ero a casa ma dovevo capire ancora un po' di cose"

"Ricordo che il primo anno di ritiro mancava Diego e dissi 'cacchio'. Mi trovarono un interprete, ma non capiva nulla di calcio tanto che sbagliò anche qualche traduzione con mister Bianchi. Successivamente arrivò Maradona che fece solo la parte tecnica. Aveva una tecnica e una visione di gioco completamente diversa a tutti noi, dovevo migliorare tantissimo perché quando giochi al fianco di un genio devi cercare di migliorarti sempre. Diego neppure mi guardava, già sapeva dove trovarmi"

"Diego si allenava sempre in palestra, con noi si vedeva solo due volte. Il suo contratto prevedeva giocasse solo la domenica. Noi calciatori sapevamo che, anche se non si allenava, la domenica lui decideva la partita ed infatti, amando il calcio, arrivava alla partita con la giusta voglia. Molte volte giocò con delle infiltrazioni quando invece poteva starsene a casa. Uno scudetto a Napoli vale come dieci altrove. A Stoccarda c'erano oltre 30mila napoletani. Avevo 40 di febbre, ma Ferlaino mi chiese di giocare e basta"

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