Allo Stadium un piccolo festival di insipienza e stupidità: su Albiol i casi sono due, dolo o imperdonabile incapacità

03.03.2017
02:15
Redazione

Il Napoli si presenta al tifoso e ai pochi amici riuniti in salotto con una formazione un po’ nuova ma non tanto, e si produce in un bellissimo primo tempo. L’ambiente si riscalda, c’è fiducia. I campioni dei campioni cominciano a mostrare un po’ di insicurezza, vanno sotto meritatamente, rischiano di pareggiare alla fine del tempo ma non ci riescono perché Reina, una volta tanto, si produce in un paio di miracoli. Si mangia nell’intervallo, come va va, abbiamo segnato in trasferta e le cose sembrano sotto controllo, alla peggio la raddrizzano ma più di tanto no.

Ma l’incubo sta per andare in scena. Perché subito, all’inizio della ripresa, il Napoli mette in mostra un piccolo festival di insipienza e stupidità: Maggio si arravoglia sulla fascia invece di controllare un facile pallone, Albiol si fa prendere di sorpresa sul fallo laterale (!), Koulibaly spiega perché non è assolutamente pronto per i grandi palcoscenici allungando inutilmente il piedone su quello dell’astuto Dybala che andava all’interno dove non avrebbe potuto far danno. Figuriamoci se l’arbitro non dà il rigore, pensa il tifoso. E l’arbitro infatti lo dà. Questione di tempo, e la difesa propone uno dei suoi cavalli di battaglia: la fesseria su calcio piazzato. Stavolta è Reina, fino ad allora ottimo, a decidere di uscire come nemmeno sui campetti delle parrocchie i portieri fanno, concedendo al centravanti avversario, il cui nome non ricordiamo, il più facile degli appoggi. Ma fin qui ancora siamo, purtroppo, nella normalità; e il risultato resta ribaltabile. L’incubo però non si è ancora compiuto. Inizia, per terminare poi a tarda notte, al 24’ quando Albiol cade in area, per tutti evidentemente atterrato dal combinato disposto del ginocchio di Bonucci sulla coscia e del tacco di Pjanic sulla caviglia, per i telecronisti della Rai e per l’ineffabile arbitro Valeri da una crisi vagale o da un piccolo ictus; la difesa del Napoli decide di prendersi una vacanza; i bianconeri scattano in campo aperto; Cuadrado si avvia solo verso la porta; Reina esce disperato, e meravigliosamente prende il pallone (prende il pallone, prende il pallone); l’arbitro, lontano decine di metri, fischia con sicurezza il rigore. Il tifoso non crede ai suoi occhi. Come poteva il portiere azzurro scomparire, dopo aver preso il pallone? Come può l’arbitro non fischiare il rigore su Albiol? I casi sono due, e due soltanto: il dolo o l’enorme, imperdonabile incapacità. Tertium non datur.

Il vero incubo, quello tipico in cui tu sei l’unico a vedere la realtà com’è mentre tutti attorno sembrano pensare altro, si concretizza da quel momento in poi. Perché attorno alle decisioni di questo incapace, inetto, inidoneo arbitro comincia una ridda di univoche dichiarazioni dei commentatori. Albiol? Cade così, senza ragione. Reina su Cuadrado? Rigore netto. E poi, non c’era una spinta di Strinic su Dybala nel primo tempo? Come se questo assolvesse, come se ci si trovasse nel più squallido dei bar sport di provincia. Arriva Giuntoli, incredibilmente. La prima volta che ne sentiamo la voce. Arriva anche Reina. La consegna bulgara della società di stampo sovietico però rende gli interventi autolesionisti, perché limitati a una dichiarazione secca senza contraddittorio: arbitraggio vergognoso. Punto. Addio. Per di più un tweet della società come il più ottuso degli ultras dice: se c’è la partita sulla Rai, ascoltatela senza audio.

Apriti cielo: come mettere la testa sul ceppo mentre il boia si esercita. A quel punto i commentatori si scatenano afferrando una ragione che non avevano, e comincia il tiro al bersaglio. Reina? Pensi a prendere il pallone in uscita, invece di lamentarsi. L’arbitro? Be’, la Juventus ha meritato (e che c’azzecca?, direbbe Di Pietro). La società? Offensiva, inaccettabile. Di peggio, di più. Sul malinconico divano del finto salotto in studio, un tifoso juventino manda messaggi sul cellulare e un sedicente tifoso del Napoli accetta sorridente ogni farneticazione. Perdere ci sta, pensa il tifoso, andando a letto ma non a dormire. Per carità. Il Napoli ha complessivamente più che meritato la sconfitta, e purtroppo ci siamo anche abituati. Ma essere mortificati, derisi, sfottuti no. Cori inneggianti al Vesuvio inclusi, sui quali nessuno dice niente, né durante né dopo la partita. Guardando il soffitto, il tifoso pensa ai club bianconeri del vesuviano, orgogliosamente presenti con tanto di striscioni, e si chiede se in quei casi cantano anche loro. Così, per curiosità.

Fonte : Il Corriere del Mezzogiorno
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