Bagni: "Proposi un 17enne al Napoli, De Laurentiis non sapeva cosa fare: qualche giorno fa la Roma l'ha pagato tre volte tanto"

19.06.2015
14:00
Redazione

Giovani, italiani e della provincia. La nuova strategia del presidente De Laurentiis non convince Salvatore Bagni, ex azzurro, fu protagonista dello scudetto ’87, e grande esperto del mercato internazionale. Bagni è stato intervistato dal quotidiano "Il Mattino": «In effetti sono senza parole. È un progetto incompleto e che non produrrà gli effetti sperati».

Si spieghi meglio.
«Faccio io una domanda ai napoletani: per puntare sui giovani di casa nostra bisogna inaugurare un ciclo che richiede 4-5 anni prima di iniziare a vincere. Siete disposti ad aspettare tanto? Il discorso non regge dal principio. Ma non è solo questo che non va».

È forse una scelta forzata da esigenze economiche? «No perché i soldi per acquistare eventualmente i gioielli dell’Empoli o Allan ci sono. Non vedo la giusta coerenza».

Dove non convince? «Primo punto: cosa s’intende per giovani? Valdifiori che ha quasi trent’anni? Oppure quelli che viaggiano sulla ventina? Se così fosse, la scelta mi troverebbe d’accordo ma bisogna poi seguire il modello che l’Udinese porta avanti da dieci anni. Prendere cioè i ragazzi più promettenti e farli maturare in casa perché prima di qualche anno non esploderanno mai».

Ragazzi italiani? «No. E arriviamo al secondo punto. Perché devono venire solo dalla provincia? Chi o cosa vieta di andare a pescare, anche a prezzi inferiori, talenti in ogni parte del mondo? È così che fa l’Udinese. Africa, Nord Europa, Sudamerica: non sfugge niente perché ha una rete di osservatori che pochi club al mondo possono vantare. Il Napoli possiede forse una struttura del genere?».

Gli stranieri sono migliori dei nostri? «Alt, facciamo una premessa. Chi sono gli italiani più forti? Fate la conta e vedrete che quasi tutti sono della Juventus, oltreche nel giro della Nazionale: Sturaro, Zaza, Berardi, Rugani... Terzo punto: quelli che arrivano da fuori hanno maggiore qualità e sono molto più pronti degli italiani».

Cosa fa la differenza? «Paghiamo la scarsa abitudine nel dare fiducia ai giovani. Dopo il fallimento degli Europei, la Germania tracciò una nuova linea azzerando tutto e puntando sulle giovani leve. Quattro stagioni dopo è diventata campione del mondo. Un ragazzo olandese, tedesco o spagnolo di 23-24 anni ha più qualità di un italiano semplicemente perché fa un percorso diverso: gioca. Arriva da noi con 70-80 partite alle spalle di serie A e fa meno fatica a inserirsi. È chiaro che di base devi essere bravo ma alla lunga è l’esperienza che fa la differenza».

Salva qualcosa nella nuova politica di De Laurentiis? «Salverei tutto se fosse accompagnata dalla massima chiarezza. Fossi in Aurelio, mi porrei questa domanda: voglio arrivare ancora trale prime tre? O mi sta bene finire il campionato a metà classifica? Se voglio centrarela Champions non faccio una squadra di giovani, mi pare ovvio». 

Tra i tanti assistiti di Bagni ci sarebbe qualche profilo interessante per il Napoli? «Credetemi: ci sarebbe soltanto l’imbarazzo della scelta. Ne faccio uno, che è sfumato, per far comprendere la mancanza di tempistica. Sergio Diaz, 17 anni, attaccante paraguaiano del Cerro Porteno. Lo proposi quattro mesi fa ad Aurelio che tentennò. Lo ha preso pochi giorni fa la Roma a un prezzo tre volte superiore. Purtroppo Aurelio a volte non sa cosa fare».

Fonte : Il Mattino
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