Corrsera - Errori da oratorio condannano il Napoli all'Europa League. Se questa non è una tragedia...

28.08.2014
10:20
Bruno Galvan

Non c’è gloria, si torna a casa tristi e pesti, il portafoglio vuoto, la bambolina dell’Europa League come consolazione e il futuro tutto una nuvola. Il Napoli si è illuso per un attimo, il fuggevole secondo in cui Hamsik lo ha portato in vantaggio a inizio ripresa. Ma quel gol è stata solo l’eccezione alla regola di una partita giocata male, sempre passiva, senza gambe, piena di affanni e omissioni, e con una grave colpa alla base: l’1-0, anziché infondere coraggio ai Rafa Boys dentro uno stadio fantastico e caldo come pochi ma che è vietato usare come alibi, li ha svuotati, come se dentro di sé sentissero di non appartenere davvero al mondo della Champions League. «Forse è un problema mentale», ha detto Maggio alla fine. Sarebbe gravissimo. Fatto sta che in Champions certi errori da oratorio non possono esistere, il Napoli invece ne ha compiuti tre gravissimi, collettivi, in 13 minuti. Ecco perché, considerando anche il brutto 1-1 dell’andata, è giusto che a giocare coi grandi vada l’Athletic Bilbao. I baschi sì che hanno dimostrato di sapere che cosa volevano, e lo hanno ottenuto con i mezzi a disposizione. Che non gli faranno vincere la Coppa, ma sono bastati a far fuori la copia fallata di una squadra che l’anno scorso metteva paura a Borussia Dortmund e Arsenal. Per tutta la sera, forse anche nel momento del gol, il problema del Napoli è stato capire dove fosse mai capitato, immerso in una colonna sonora di tifo che al confronto i Metallica sono un quartetto d’archi. Il cosiddetto dodicesimo uomo dell’arena spingeva gli altri undici sul prato i quali, come risultato di una terribile equazione, sembravano almeno ventidue. Il loro repertorio era quello atteso: corsa, ritmo, pressing, raddoppi, catene dinamiche sulle fasce. Mancava però la finalizzazione e almeno questo era buono per il Napoli. Con Ghoulam e Mertens al posto di Britos e Insigne, e Gargano confermato a fianco di Jorginho, Benitez ha organizzato, di fatto, un 4-4-2 in cui Callejon e Mertens ripiegavano stabilmente sulla linea dei mediani e Hamsik galleggiava nella zona di Higuain. L’idea era contenere e ripartire, ma dei due obiettivi si realizzava solo il primo, e neanche benissimo. In tutto il primo tempo, mentre il massimo che gli azzurri riuscivano a produrre erano due tiri fuori di Callejon e Higuain, la difesa di Rafa offriva ai baschi un paio di clamorose palle gol che solo l’imprecisione degli stopper Gurpegi e Laporte impediva di trasformare in oro. Più tardi avremmo capito che erano le prove generali del disastro della ripresa. Che però, per i noti misteri del calcio, incominciava invece con il gol di Hamsik: Balenziaga respingeva corta di testa un’imbucata di Jorginho, il capitano al limite arrestava e colpiva con un sinistro basso, rasoterra, al laser, bellissimo. Zittito il San Mames (impresa epica, lo garantiamo) e gettata un po’ di sabbia negli ingranaggi della macchina basca, poteva essere l’occasione buona per esaltarsi dentro spazi nuovi e inimmaginabili, interiori e sul campo. Invece il Bilbao ha subito reagito, di nervi, e Balenziaga da fuori ha impegnato Rafael in un tuffo efficace e fotogenico. Era un avviso, non colto dal Napoli. Che al 16’ ha avviato l’horror show. Prima, su corner, tutti gli azzurri venivano attirati dai blocchi al centro e Aduriz, bomber fin lì mai pervenuto, segnava con una libertà di esecuzione da calcio anni 40. Questo però era nulla rispetto alla comica rappresentazione del duo Albiol-Rafael con la supervisione di Maggio 8 minuti dopo: su palla sparacchiata a dalla difesa basca, Albiol ha tre piste di vantaggio ma vede Rafael uscire e rallenta, Maggio si occupa di Muniain, ragioniere batte lei o batto io? Batte Aduriz, che appoggia a porta vuota nel delirio del San Mames. Era, ovviamente, la fine, sigillata 5 minuti dopo da Ibai, appena entrato e comodissimo nell’appoggiare (forse non del tutto regolarmente) dentro l’ennesima falla della difesa del Napoli. Da lì solo teste basse, mani sui fianchi, sogni di doccia e silenzio. Se non è una tragedia, come ha detto Hamsik alla fine, comunque lo sembra.

Fonte : Corriere della Sera
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