
Napoli Basket, Rizzetta e Doyle si presentano: "Napoli unica, la porteremo ai playoff e tra le big d'Europa"
Matt Rizzetta, imprenditore italoamericano presidente del Campobasso FC, e Daniel Doyle, noto imprenditore americano con radici campane, sono i rappresentanti della Napoli Basketball LLC, società guidata dalla cordata internazionale con sede a New York rappresentata dai due già citati insieme ai soci decorati nei vari settori imprenditoriali tra cui Vincent Beni e Robert Wood, entrambi con sede a Sarasota, Florida. Hanno acquistato le quote azionarie di proprietà delle famiglie Amoroso e Tavassi, rispettivamente rappresentate dalle entità Generazione Vincente Academy Srl e Paideia Srl, e sono i soci di maggioranza del Napoli Basket che ha terminato il campionato di Serie A salvandosi alla penultima giornata. Ai microfoni del TGR Campania hanno rilasciato le prime dichiarazioni.
Matt Rizzetta:
“Siamo onorati e lieti di essere finalmente a Napoli, come proprietari di maggioranza. Questa idea è nata sei-sette mesi fa, stavamo valutando l’ingresso in una squadra di basket europea. Abbiamo la maggioranza del Campobasso, ho conosciuto la proprietà del Napoli Basket e di ambientarmi nell'ambiente napoletano e cestistico: per me è stato un piacere, se analizziamo lo sfondo dell'ambito internazionale c'è la NBA che sta investendo tanto e la NCAA che sta cambiando le sue regole. Volevamo un mercato con tanto fascino, scommettere e puntare su un mercato una tifoseria appassionata che ha fame di qualcosa di speciale, per me con Napoli non c’è paragone e per questo ho deciso con Dan di sposare questo progetto.
Cosa mi ha colpito? La passione dei tifosi è una cosa unica, è una cosa che può dare motivazioni per fare qualcosa di speciale. Napoli non è una città qualsiasi, qui c'è storia, arte, c'è passione e lo sport. Secondo me lo sport a Napoli fa parte della cultura, è un legame che unisce un popolo in una maniera più intima che altrove, in Italia ed in Europa.
Cosa devono aspettarsi i tifosi di Napoli? Volevamo e vogliamo ringraziare chi ci ha dato una società sana e in piedi concretamente, grazie alle famiglie Amoroso, Grassi e Tavassi. Noi vogliamo fare progressi, prendiamo una società che può ambire a qualcosa di importante: ci siamo salvati e l'anno prossimo vogliamo fare un passo in più, come minimo i playoff e poi vedremo di portare la società dove merita, tra le squadre più importanti d'Europa. Ci vorrà tempo, tanto lavoro sodo, tanti sacrifici, ma le ambizioni ci sono e le risorse ci saranno. Io e Dan Doyle possiamo promettere innovazione a livello gestionale, per differenziarci da altre realtà italiane.
L'idea di un testimonial di grido? Abbiamo delle ambizioni abbastanza importanti, in America abbiamo partner strategici che vorremmo coinvolgere se potranno dare un valore in più. Chi verrà qui a Napoli non lo farà solo per fare bella figura, ma per dare qualcosa.
Quando inizieremo a lavorare per lo staff? Abbiamo chiuso l'accordo per diventare soci di maggioranza, per l'organigramma stiamo cercando di portare qualche figura americana nel front-office. Vogliamo una sinergia tra i due mondi, uno staff italiano con senso di appartenenza sul territorio, ed un insieme di persone che conosciamo in America per avere prospettive diverse che possono collaborare"
Per noi è molto importante, quando abbiamo valutato l'opportunità l'abbiamo resa unica: con Napoli c'è un legame per un mercato internazionale che forse nessuno in Europa può avere. In America abbiamo 20 milioni di italo-americani, la maggior parte arriva dal sud Italia: si possono identificare con Napoli, oltre Trapani siamo l'unica squadra del Meridione. Questa cosa sarà al centro del nostro progetto, a livello anche commerciale. Vorremmo una Academy in America, ci sono cose che si possono fare solo a Napoli e magari in altre 3-4 realtà europee”
Daniel Doyle:
“Io vengo da una famiglia che mastica basket, ho giocato in Division I al college e papà ha giocato in NBA negli anni '50'. In America c'è un sistema di sport diverso e questa cosa per noi è una sfida affascinante, c'è più romanticismo in Europa. A Napoli vogliamo creare una cultura vincente in campo e fuori, per portare la squadra dove merita. Senza fare proclami folli, cercheremo di arrivare almeno ai playoff per poi costruire una cultura che possa ambire qualcosa ad un livello più importante. Cercheremo di portare la società dove merita, tra le squadre più importanti del panorama europeo. Lottare per non retrocedere, per un posto nei playoff, per un titolo”