Forgione: "L'intoccabile Nicchi e la Serie A che si suicida con arbitri scarsi come era lui"

01.11.2019
20:10
Redazione

Angelo Forgione attraverso il suo profilo facebook ha preso una posizione netta sulla gestione della classe arbitrale in Italia e del sitema calcio.

Aurelio De Laurentiis lo definisce "intoccabile". E Marcello Nicchi, il presidente dell'AIA, intoccabile lo sembra davvero. È già al terzo mandato, capace di farsi eleggere e rieleggere più volte tra le polemiche, l'ultima con percentuali bulgare contro chi, tra i suoi ex colleghi, sperava in un rinnovamento. In sella dal 2009, dopo aver tentato invano la scalata già nel novembre 2006, nel post Calciopoli, chissà se riuscirà, e come, nell'impresa di farsi votare anche per il quadriennio 2020/2024. Intoccabile e pure insindacabile il parere di colui che si disse preoccupatissimo del rigore concesso al Napoli a Firenze (Mertens) e si precipitò a chiarire che il tocco di gomito di De Ligt in Juventus-Bologna non era rigore, mentre quelli per la Lazio contro l'Atalanta li proclamava legittimi.

È sempre pronto a offrire il suo parere autorevole su episodi controversi, però tace sui tre clamorosi casi da rigore in area di rigore bergamasca ignorati dallo scarso Giacomelli (e il VAR Banti) in Napoli-Atalanta. Strano. Maestro Venerabile o sultano, fate voi. Certo è che l'intoccabile Nicchi è seduto sulla poltrona da più di un decennio, il che significa che è solido politicamente. Molto solido. Eppure la sua carriera da arbitro non è stata costellata da particolari elogi, tutt'altro, ed è finita miseramente nell'inverno 1997 per due partite malamente condizionate dal suo operato. Nel match Vicenza-Bologna, sul risultato di 0-0, espulse lo svedese Kenneth Andersson che aveva semplicemente chiesto di essere sostituito dal proprio allenatore poiché aveva subito falli a ripetizione dal vicentino Belotti senza sanzioni: due avrebbero meritato la punizione, uno il rigore, e Nicchi, invece di sanzionare Belotti, aveva ammonito Andersson.

Partita poi vinta dal Vicenza. Fermato dall'allora designatore Casarin, il direttore di gara aretino rientrò tre mesi dopo in Perugia-Napoli, e convalidò un gol segnato vistosamente con una mano dal perugino Milan Rapai? che costò il pareggio ai partenopei. Per Nicchi, carriera finita qui per evidenti disastri. Un arbitro lento, distratto e di scarsi riflessi, o non proprio dalla vista d’aquila, che stranamente fu premiato con la nomina a designatore della Commissione Arbitri Nazionale di Serie A e B (come era articolata in quel periodo) ed, infine, gratificato con l’elezione a presidente dell’Associazione Italiana Arbitri. Bisognerebbe chiedere a questo ex arbitro in carriera politica come mai l'arbitro Claudio Gavillucci (di cui ho parlato ieri) è stato fatto fuori anzitempo senza alcuna trasparenza e invece Luca Pairetto, figlio di Pierluigi Pairetto (coinvolto in Calciopoli e amico di Nicchi) continua ad arbitrare nonostante sia considerato da tutti gli addetti ai lavori come il peggior arbitro della Serie A. E Giacomelli non è sicuramente di livello superiore. 

Il problema è proprio questo: non vi sono criteri trasparenti di avanzamento delle carriere e non c'è alcuna certezza che gli arbitri che dirigono le gare di Serie A siano i migliori a disposizione. I fatti dicono che sono anche piuttosto scarsi. L'AIA di oggi è responsabile degli errori arbitrali, delle sviste colossali, e segue i dettami del suo presidente, che non ama particolarmente il VAR, poiché la tecnologia sminuisce le potestà degli arbitri e gli sottrae potere. Il più drammatico effetto delle sempre più tragicomiche performance arbitrali è, senza dubbio, la disaffezione dal campionato, che gradualmente, ma inesorabilmente, sta allontanando gli spettatori dagli stadi. E non è che li avvicini troppo alle tivù a pagamento, che pure sono in difficoltà.

Ma poi ci dicono che la pirateria uccide il calcio, non che il calcio si sta lasciando morire lentamente. Certo, quello arbitrale non è l’unico fattore che incide su questa emergenza, ma ha il suo fortissimo peso. Coinvolti pesantemente in Calciopoli, gli arbitri continuano ad essere nell'occhio del ciclone oggi, nonostante il VAR sia nato per aiutarli e rendere tutto più trasparente. Ma Nicchi, quel grande arbitro che fu, preferisce che tutto resti fortemente opaco, e magari che gli arbitri sbaglino e siano scarsi come lo era lui.

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