Jorginho sarebbe dovuto andare via dopo l’arrivo di Valdifiori ma oggi è intoccabile e pronto a rimanere a lungo

12.10.2015
01:40
Redazione

È cambiato il Napoli, dalla testa ai piedi. Il Sarri 2.0 ha preso le mosse dal nuovo modulo, resosi imprescindibile dopo la falsa partenza. Il tecnico ha mutato registro e la squadra ha offerto risposte confortanti. Simbolo del nuovo corso è Jorginho, partito tanto indietro da addensare nubi piuttosto fitte circa il suo futuro, in estate lontano dal Napoli. L’arrivo di Valdifiori somigliava tanto ad un colpo di grazia per le mai sopite speranze di rivalsa del ragazzo che pochi mesi prima aveva incantato il Veneto (e non solo) con la maglia del Verona, tanto da attirare le attenzioni di Bigon che decise di portarlo a Napoli a dispetto delle perplessità di Rafa Benitez. Il resto è storia, fatta di apparizioni convincenti e di un lento declino, culminato nella pessima stagione disputata lo scorso anno, trascorsa per larghi tratti in panchina. 

LA RIVINCITA. L’arrivederci dietro l’angolo, o forse l’addio ma Sarri, sin dall’inizio, ha voluto valutare le qualità di quel giovanotto che già stimava da tempo. Ed ecco il sorpasso, per richiamare un titolo prima cinematografico e poi calcistico. Il prescelto Valdifiori, l’uomo della svolta, si è lasciato inghiottire dalla pressione, dall’incapacità (magari momentanea) di leggere uno spartito diverso da quello imparato a menadito, in quel di Empoli. Così Jorginho ha scalzato posizioni, divenendo pedina imprescindibile dello scacchiere azzurro e meritando il rinnovo del contratto che dovrebbe arrivare a breve. Palla corta, palla lunga, pochi tocchi e una crescita tanto esponenziale (e sorprendente) in fase di contenimento. La mediana a tre, con l’italo-brasiliano a fungere da play, ha aiutato non poco la fase di filtro tanto che il Napoli può fregiarsi di aver incassato appena una rete (quella dello juventino Lemina) nelle ultime sei uscite stagionali. I meriti vanno divisi equamente ma è evidente che il miglioramento nella gestione del possesso, unito ad una copertura degli spazi finalmente adeguata, abbia contribuito in maniera sostanziale a migliorare quei numeri che lo scorso anno hanno condizionarono pesantemente il cammino degli azzurri. Il capitolo aperto col Brugge, quando Sarri (già discusso dalla piazza) optò per il 4-3-3, ha restituito al Napoli il suo regista perfetto, in grado di dettare i tempi alla squadra e di ispirare il temibilissimo tridente offensivo. Da quel momento Jorginho è diventato titolare in pianta stabile mentre Valdifiori è stato costretto ad accontentarsi dei 60’ spesi male col Carpi e della successiva apparizione (positiva) in Polonia, contro il Legia Varsavia.

LA NAZIONALE. La crescita esponenziale di Jorginho non è passata inosservata agli occhi del commissario tecnico della nazionale italiana, Antonio Conte che potrebbe dunque prenderlo in seria considerazione in vista della rassegna europea, in programma in Francia; Pirlo comincia ad avvertire il peso degli anni mentre Verratti (almeno per il selezionatore) rende meglio da mezzala nel centrocampo a tre. Ecco perché Jorginho, a stretto giro di posta, potrebbe giocarsi le sue carte anche in nazionale. Da un azzurro all’altro, per stupire ancora.

Fonte : di Dario Marotta per Il Roma
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