Quando ADL ammise su Sarri: "Mi piaceva da morire che fosse comunista ma era un po' strano"

10.06.2021
13:40
Redazione

Su sarri

Napoli -  L'edizione odierna del Mattino si sofferma sul passaggio di Sarri alla Lazio. Un allenatore di simpatie comuniste alla guida di una piazza con tifoseria schieratamente di destra Dal quotidiano si legge:

Andò alla Juventus e tutti a dolersi: «Ma come, un tifoso del Napoli, il nostro comandante, che voleva prendere il palazzo...». E vabbè. Ora va alla Lazio e tornano ancora tutti a darsi di gomito, a sorridere. «Ma come, il comunista che va allenare la squadra dove il simbolo degli ultrà della Curva è un centurione che fa il saluto romano?». Per Maurizio Sarri sembra quasi una maledizione. Qualsiasi cosa faccia, c’è sempre qualcuno pronto a schernirlo.

Però, si dice, che proprio per il suo essere comunista (e per il fatto di indossare la tuta) che Adriano Galliani non ebbe il coraggio di convincere Berlusconi a ingaggiarlo al Milan. Una bella fortuna per De Laurentiis che pochi giorni dopo iniziò con lui un triennio da «grande bellezza». Il patron del Napoli lo ammise, poi: «Mi piaceva da morire il fatto che fosse comunista». Poi, però, il piacere venne meno. «Era uno strano comunista, pensava solo a chiedermi l’aumento dello stipendio», ammise quando andò via. 

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