De Laurentiis: "Osimhen via? Vedremo, clausola molto alta! Haaland fu vicino al Napoli. Mondiale per club? Lo meritiamo noi, la Juve non andrebbe ammessa! Superlega? Sì, se democratica"

29.02.2024
17:15
Redazione

Ultime news calciomercato Napoli - Le parole di De Laurentiis sul futuro di Osimhen, Haaland, Superlega e Mondiale per club al Financial Times: il video

Ultime notizie SSC Napoli - Aurelio De Laurentiis oggi è stato impegnato al "Business of Football Summit - The Path to Profit", forum promosso dal FinancialTimes a Londra. Il presidente del Napoli è stato protagonista di una intervista con moderatore il giornalista James Fontanella-Khan, US Corporate Finance and Deals Editor del Financial Times.

Osimhen-Napoli: De Laurentiis al Financial Times

De Laurentiis ha parlato anche del futuro di Victor Osimhen:

"Osimhen è un grandissimo giocatore, ma questo si sa. Osimhen è uno dei grandi giocatori che ha avuto il Napoli. Abbiamo avuto tante leggende come Edinson Cavani, Higuain, Lavezzi, Mertens. Osimhen è un ottimo giocatore. Ci sono tanti giocatori che si sono innamorati del Napoli. Napoli è un posto fantastico, ci sono alcuni giocatori che se ne sono innamorati e ci sono rimasti come Hamsik per 11 anni. O come altri per otto anni (Zielinski, ndr). E ce ne sono altri che sono nel mirino di Real Madrid, dal PSG, dall'Arsenal, dal Manchester City, dal Chelsea. Queste squadre hanno tanti soldi, è difficile trattenere i giocatori quando a volerli sono queste squadre. Soprattutto quando i tuoi poi hanno una clausola rescissoria con cui possono essere acquistati.

Clausola rescissoria di Osimhen? Sì, ha una clausola rescissoria: è una cifra molto alta.

Se può restare? Chissà chi partirà, vedremo. I soldi sono l'ultimo problema per il Napoli. Abbiamo sempre fatto ottimi acquisti, come abbiamo fatto in passato. Lo faremo anche in futuro. Sono solo problemi sentimentali. Quando vedi un giocatore andare via è come dire addio ad un figlio. Sei felice anche se questo figlio ha un successo fantastico ovunque vada".

De Laurentiis al Financial Times

Retroscena Haaland-Napoli: parla De Laurentiis

E su Haaland svela:

"Haaland è stato vicino al Napoli: mi ricordo ero col mio amico Raiola, io scoprì Haaland che era un grandissimo giocatore. Certo i miei dirigenti erano preoccupati, erano i tempi del Salisburgo. Lo volevo comprare per 50 milioni, Mino Raiola mi portò in un'altra stanza e mi chiese il favore di non mettermi in mezzo, perché aveva già il futuro delineato per il calciatore.

Raiola mi portò non un mio salotto dicendomi: “Non le dire quelle cose di là. Noi siamo amici, per Haaland ho già provveduto io, non ti mettere in mezzo, non ti preoccupare”. Gli dissi: “Mino, facciamo così, abbiamo fatto finta di parlare”. Raiola aveva già programmato tutto con i suoi benefit. Mino professionalmente ineccepibile però faceva i suoi interessi e non del club".

E sul calcio attuale, ha aggiunto: 

"Il calcio è un’industria schiava di alcune istituzioni che dovendosi mettere il vestito del comando ne hanno limitato lo sviluppo. Il calcio così si è ritrovato ad essere sempre più indebitato e schiavo della pirateria che non ha mai saputo dominare. È malato soprattutto perché è malata la sua economia, perché ai campionati si iscrivono club che non hanno la capacità economiche di competere: significa che le competizioni esistenti non offrono sufficienti proventi, nonostante le cifre che snocciola l’Uefa per le sue nuove coppe. Il calcio così non è sostenibile e si gioca troppo. E quando giochi troppo finisci per inflazionare l’interesse del pubblico.

Il calcio in tv deve essere gratis per tutti. Se vuoi recuperare pubblico devi andare in diretta tv gratis. E tu come imprenditore devi essere quello che sa raccogliere una pubblicità gigantesca. E conta anche come fai vedere il calcio. Non solo negli stadi, che in Italia sono fatiscenti e non confortevoli per il pubblico. Parlo anche della tv: non è possibile che in Formula 1 le immagini mi facciano quasi credere di essere al posto del pilota e nel calcio non sia così. Io vorrei scegliere i miei registi, e dico sempre che l’esempio di come trasmettere una partita è la finale del Mondiale tra Argentina e Francia. Ma il calcio si è invecchiato anche come gioco: bisognerebbe sedersi ad un tavolo e riflettere, ma il nostro è un grande circo in cui non ti puoi fermare a pensare e quindi non puoi ribellarti".

De Laurentiis mette nel mirino due categorie della famiglia del calcio, agenti e arbitri:

"Agenti? Sono un cancro del calcio. Agenti? Esclusa qualche grande professionalità, sono un cancro del calcio. Non capisco per quale motivo non si possa liberalizzare il numero degli anni contrattuali per mettere sotto contratto un calciatore. per me dovrebbe essere minimo di 8 anni. 

La classe arbitrale dovrebbe dipendere dai club, con cui dovrebbe dialogare perché non sia una casta ma dei collaboratori. E non esiste che un arbitro espella un allenatore. Il calcio sembra una barzelletta per questo". 

Aurelio De Laurentiis: intervista al Financial Times

De Laurentiis su Superlega e Mondiale per club

E sulla Superlega afferma:

"Dieci anni fa avevo proposto una sorta di campionato europeo per club complementare o diverso dalla Champions, a cui partecipino squadre in base ai risultati nei propri campionati. Sarò favorevole alla Superlega solo se sarà in grado di essere democratica, solo se ci si entrerà per merito e non per pedigree. Loro hanno promesso di essere operativi dal 2025. Chi vivrà vedrà".

Il finale del suo intervento, il presidente lo dedica al suo Napoli, club che sottolinea ha chiuso il bilancio con 83 milioni di utili:

"Noi al Mondiale per club? Mi spiace per la Juve, che è stata punita dalla Uefa ed estromessa dalle coppe: se dovessimo battere il Barcellona e poi fare una vittoria o un pareggio, di diritto dovremmo andarci noi. Ma penso che il Napoli dovrebbe andarci comunque, perché se la Juve è fuori dalle coppe europee non dovrebbe essere ammessa al Mondiale per club".

De Laurentiis al Financial Times: l'intervista

Di seguito il resto dell'intervento di De Laurentiis nell'intervista al Financial Times:

“Sono onorato di essere qui in questa platea che ama il cacio e che lo segue in maniera straordinaria. Mi hanno dato del visionario, ma tutto quello che ho predetto è poi accaduto.Ho fatto cinema per 50 anni e continuo a farlo, ho prodotto più di 400 film. Ho sempre considerato il pubblico il mio vero committente. Se avessi voluto fare film che piacevano solo a me non avrei mai avuto successo. cercavo di interpretare le tendenze del materiato e indovinavo sempre. Avrò sbagliato 2-3 film su 400.

Non sapevo nulla del calcio, non conoscevo i termini del gioco: è stato un vantaggio. ho interpretato il calcio come un’industria schiava di alcune istituzioni che dovendosi mettere il vestito del comando hanno limitato lo sviluppo del calcio che si è trovato più indebitato e meno amato dei giovanissimi e schiavo della pirateria. Quando vedi bambini ed adolescenti guardano sui loro dispositivi altri giochi ma amano giocare o militare i grandi errori del calcio, ma se tu li metti per 90’ e non come il basket che c’è un tempo vero, questi bambini non hanno la pazienza di vedere qualcosa di vecchio, statico, non spettacolare lento.

Se pensate che il presidente della Fifa non si preoccupa del fuorigioco perchè una volta che è finita l’azione il guardalinee non alza la bandierina? Se un calciatore ha un incidente di tanti mesi in quel frangente, cosa accade? Lo paga Infantino? Ci vuole tanto a dire che il fuorigioco arriva con il Var quindi lo si stacca subito. E’ una idiozia totale.

Il calcio è malato perché l’economia del calcio è malato. Ci sono dei club che si iscrivono ai campionati che non hanno la capacità economica di competere. Questo vuol dire che le competizioni non portano i proventi. Se tutti sono pieni di debiti, significa che i ricavi non sono all’altezza. E’ un calcio non sostenibile, si gioca troppo. 

Gli stadi in Inghilterra sono stati rifatti tanti anni fa. Il Maradona? In Italia gli stadi appartengono alle città, al Comune il quale ha un bilancio sempre in rosso. Quindi te lo affitta solo per la giornata in cui devi giocare, è un disastro perché le strutture sono fatiscenti e non sono spettacolari per il pubblico. Noi abbiamo dei nemici anche in Lega dove tutti devono parlare per giustificare lo stipendio. A Roma ci sono due squadre di calcio che giocano all’Olimpico in uno stadio dove c’è la pista d’atletica. Raggiungiamo delle vette di incapacità che non trovano ragione di esistere. il calcio si è invecchiato, bisognerebbe fermarsi tutti. il nostro è un grande circo dove nessuno si deve fermare e non si può ribellare.

I club se si sono indebitati si devono dare una svegliata, in autonomia devono preservare i nostri bilanci combinando i fattori della produzione nel miglior modo possibile e sostenibile. Salary Cup? Non è accettabile, si appiattirebbe tutto. Faccio un discorso sull’imprenditorialità. Per me il calcio è impresa, se uno fa l’imprenditore deve investire sulle tue idee. i campionati sono la cosa più importante di una nazione, ma sono tutti fallimentari e sbilanciati. Se mi prendi una città di 20-50mila abitanti che poi rischia nello stadio virtuale, ovvero la Tv, di avere 1.500 visitatori questo abbassa l’interesse del calcio italiano. 

Sono tutti pieni di debiti, il Napoli per fortuna no. Chiudiamo il bilancio con un utile di 83 milioni e una riserva da 147 milioni. La politica se si comportasse come un imprenditore farebbe meglio di come fa. Superlega e Champions League possono coesistere? Con tutte le gare del Mondiale per club voluto dalla Fifa, con l’aumento delle gare della Champions, con la non riduzione dei club nelle leghe nazionali, mi chiedo: ci sarà il tempo per fare il ritiro pre season? Chi se lo potrà permettere? Forse solo chi ha 40 calciatori? Voglio fare il visionario qui, magari se lo potrà permettere chi ha anche 2 allenatori, uno per il campionato nazionale ed un altro per le competizioni internazionali. 

Quando il cartellino giallo, a me fa ridere, mi fa tanta tenerezza. Il cartellino rosso prima mi fa tenerezza e poi rabbia. La classe arbitrale dovrebbe dipendere dai club e dovrebbero dialogare con quest’ultimi. I club dovrebbero dialogare con loro affinché non siano una casta ma dei collaboratori. Quando mi espelli un allenatore, io ti mando a quel paese ed anche multato. L’allenatore non può essere espulso, sembriamo una barzelletta".

Intervista De Laurentiis al Financial Times
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