L'epurazione firmata Benitez, tra addii dolorosi ed un solo rimpianto: ecco il progetto ambizioso di Rafa

29.12.2014
20:00
Alessandro Marrazzo

Generalmente, il cambio di allenatore, porta ad una rivoluzione da molti punti di vista. Tanto è più lungo il ciclo che si conclude, tanto più la potenza del cambiamento si fa sentire. Un ciclo lungo alcune stagioni, ha portato alla cementificazione di alcuni concetti, alcuni societari ed altri prettamente calcistici, difficilissimi da smantellare ma ancora più difficili da riciclare. Questa è in breve la situazione che si è trovato di fronte al suo arrivo a Castel Volturno, Rafa Benitez. Mazzarri ha raggiunto grandi traguardi nel suo periodo partenopeo lasciando una squadra in salute ma Benitez non è proprio il tipo che continua il lavoro cominciato da qualcun altro. L'allenatore spagnolo ha dovuto abbattere alcune colonne portanti, tanto dal punto di vista concettuale, quanto dal punto di vista degli effettivi, non ritenuti adatti al suo progetto di costruzione. Radere al suolo per ricominciare un nuovo progetto che andava a toccare anche l'obsoleta mentalità italiana e portare il Napoli in una dimensione europea. Tutto ciò si è notato sul terreno di gioco: cambio di modulo, cambio di atteggiamento, gioco propositivo, tanto possesso palla ed anche cambio di interpreti. A farne le spese sono stati in tanti, alcuni perni intoccabili della filosofia tattica mazzarriana e alcuni meno. Uno su tutti Paolo Cannavaro, Capitano e profeta in patria, napoletano e portacolori del Napoli. Benitez lo relega in panchina e la maglia di titolare passa Fernandez che con Mazzarri era il sostituto naturale proprio di Cannavaro. Il successo però, non può badare ai sentimenti e Rafa, che sa bene quale sia la strada per il trionfo, non le manda a dire. Paolo ringrazia tutti e passa al Sassuolo. Behrami 'resiste' una stagione ma quest'estate viene ceduto in Bundesliga. Lo svizzero, anch'esso titolare inamovibile di Mazzarri, con Benitez gioca poco, s'infortuna, litiga e dopo Dimaro fa le valige. Stesso discorso per il connazionale Dzemaili che finisca al Galatasaray assieme a Pandev. Il primo gioca poco e male, soffre il modulo tattico di Benitez e non incide quando chiamato in causa, mentre il secondo non fà la differenza come negli anni precedenti, non è un trequartista e il suo ruolo naturale di prima punta è occupato da un certo Higuain. Benitez decide di cederlo per puntare su un giocatore che abbia le caratteristiche, anche fisiche, adatte al suo gioco. Tra coloro che proprio non hanno trovato ruolo nel progetto del nuovo Napoli, potremmo citare anche Vargas ma, il cileno in verità, un ruolo non lo aveva trovato nemmeno in quello vecchio. Il ritiro 2014 di Dimaro non è servito a convincere Rafa a trattenerlo, finirà al QPR. Menzione a parte meritano Fernandez e Reina. Il primo diventato titolarissimo dopo tante panchine nella gestione Mazzarri, piaceva tanto al tecnico madrileno che diceva di lui: "E' intelligente, mai presuntuoso ed ascolta attentamente. Mette in pratica e migliora partita dopo partita". Purtroppo però, una proposta 'indecente' dello Swansea l'ha portato in Inghilterra, un proposta che probabilmente nemmeno Rafa ha mai avuto il dubbio di rifiutare. Reina, invece, è una ferita ancora aperta. La sua mancanza ha portato via personalità e punti importanti agli azzurri. Benitez questo lo sapeva benissimo anche se proprio non ha potuto evitarlo. Insomma una vera e propria mini rivoluzione che probabilmente non ha soddisfatto Benitez per quanto riguarda il mercato in entrata e che, attualmente lo fa vacillare e non poco all'atto di prendere una penna e firmare il rinnovo. C'è la possibilità che il cantiere venga abbandonato dopo due anni di lavori, con il progetto ben lungi dall'essere portato a termine. Altro allenatore, altra rivoluzione in arrivo?

Alessandro Marrazzo - Twitter: AleMarrazzo1981

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