Agassi sarebbe fiero di questo Napoli, Spalletti ha fatto venire le vesciche nel cervello a Sarri

C’è un Napoli dei primi 30 minuti, e c’è un Napoli dei restanti 60.

di Claudio Russo (@claudioruss)

Una squadra che parte con scelte conservative, che non è reattiva in occasione del gol subito, che patisce tremendamente il pressing facendo fatica a costruire passando per i piedi di Lobotka, che vede un centrocampo lento e spesso saltato dai dirimpettai biancocelesti, una manovra che parte dai difensori centrali e non trova sbocchi perchè Sarri da una parte nega la ricezione a centrocampo, dall’altra non concede la profondità ad Osimhen.

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Poi c’è il Napoli che si sveglia grazie a Kvaratskhelia, che dopo aver preso le misure colpisce un palo: come se fosse un segnale rivolto a tutti i compagni, c’è una partita da riprendere ed una credibilità da mantenere. Il Napoli è cinico a sfruttare due azioni singole per mettersi nelle condizioni di tornare in parità, costringendo una Lazio passiva a rincorrere.

La personalità con cui il Napoli entra in campo nella ripresa conferma la bontà del talento di cui dispone l’intera rosa di Luciano Spalletti, alla quale sta anche stretto un solo gol segnato nella prima mezz’ora di ripresa. Aggressivo, rapido a risistemarsi, capace di portare allo sfinimento una Lazio che sbatte su Kim e su Rrahmani. Una squadra che ha lottato, tosta, con qualità nel palleggio e rilassata nel cercare la giocata e lo spazio giusto.

Senza nervosismi, capace di tener fede all’insegnamento che l’ex tennista Andre Agassi si sentiva dire dal padre, raccontato nella sua autobiografia: “Fagli venire le vesciche al cervello al tuo avversario”. Il Napoli e Spalletti, nei confronti della Lazio e di Maurizio Sarri, si sono comportati esattamente così. C’è voluto Kvaratskhelia per svegliarlo, strano a dirsi ma la vittoria sembra nascere proprio da un...palo colpito.