Bucciarelli a CN24: "L'esordio da brividi, il brindisi con Maradona e il gesto nobile di Diego. Tutto su quel Napoli invincibile e il segreto dello spogliatoio tra scherzi e feste..."
di Marco Galiero
Twitter: @GalieroM
Gli anni in cui i campioni erano innanzitutto grandi uomini: tra il 1988 e il 1990. Il Napoli, capitanato da Diego Armando Maradona, vinse Coppa Uefa e scudetto. A quei tempi, il centro Paradiso era una struttura magnifica che regalava grandi emozioni ad ogni addetto ai lavori, il San Paolo era un tempio del calcio che raccoglieva decine di migliaia di seguaci ogni domenica. Ma, soprattutto, i giovani della Primavera venivano valorizzati dalla società, dagli allenatori e, come ci ha raccontato in esclusiva l'ex azzurro Antonio Bucciarelli, spronati dai giocatori della prima squadra:
Come hai iniziato? "Ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile del Napoli, iniziando dalla categoria 'Giovanissimi'. Sono stati anni stupendi, far parte di una società importante come il Napoli era meraviglioso. Una società di cui ero e sono ancora tifoso. Indossare quella tuta per noi ragazzini era un sogno. Mi è capitato di partecipare al torneo di Viareggio. C'erano Ferrante, Altomare, giocatori che poi hanno avuto una grande carriera"
Primavera? "I settori giovanili di serie A e serie B sono pieni di giocatori stranieri. Il calcio italiano sta perdendo tantissimo. Non c'entra niente il razzismo: i settori giovanili non puntano più sui ragazzi italiani".
Centro Paradiso? "Ho un bellissimo ricordo di quel complesso. Quando sono entrato lì dentro ho toccato con mano il Napoli. Mangiare al tavolo dove mangiava Maradona era un prestigio per noi ragazzi".
Maradona? "Ricordo ancora l'esordio con la Sampdoria, un'emozione unica. Entrai nell'ultimo quarto d'ora per sostituire Ciccio Romano. A fine partita, negli spogliatoi, Maradona mi prese per mano e mi portò ad aprire una bottiglia di Champagne con il mister Ottavio Bianchi. Diego era tutto per i giovani, era sempre lì a darti consigli, ad invogliarti. Ma non solo lui, anche gli altri. Prima c'era un gruppo di uomini seri: i ragazzini non li emarginavano mai. Era davvero un bel gruppo. Per ottenere quei risultati ci vogliono uomini, oltre che campioni. I giocatori erano amici anche fuori dal campo. Quando c'erano i compleanni, i grandi della prima squadra invitavano noi ragazzini alle feste. De Napoli era il più esuberante e prendeva sempre in giro Renica che invece era molto permaloso. Noi ragazzini stavamo lì in silenzio ad ascoltare loro divertirsi. Quando giocavamo in trasferta, a fine serata Carmando mi portava da Diego, in camera sua, perchè voleva sapere come era andata la partita della Primavera: lui voleva che andassimo bene. Spesso, al centro Paradiso, si metteva su un terrazzino a guardarci giocare in allenamento e, qualche volta, scendeva anche sul campo per applaudirci. Una volta, ebbe un problemino alla schiena e venne ad allenarsi con noi. Durante l'allenamento gli chiedemmo un po' di materiale come casacche ed altre cose: neanche a dirlo, il giorno dopo ci faceva trovare tutto sul campo. Quando parlava Maradona, si muovevano tutti. Era un signore, un vero signore".
San Paolo? "Lo stadio era sempre pieno. Non c'erano neanche i sediolini, ma le gradinate. Adesso, c'è un po' di crisi: la gente preferisce guardare la partita a casa in pay tv. Il calcio italiano, poi, è un po' calato in termini di prestigio".
Ferlaino? "Era più sanguigno di De Laurentiis, anche se era pur sempre un uomo d'affari. Lui ci teneva in una maniera allucinante a portare il nome di Napoli più in alto possibile. Riuscì ad acquistare i giocatori più importanti dell'epoca".
Dybala? "I giovani di oggi sono troppo viziati e coccolati. Non c'è più quello spirito di sacrificio. Dybala è un fenomeno, ma non ha la mentalità del campione. 40 milioni per Dybala? Io non ce li ho. E pure se ce li avessi, non credo che... Comunque, per le cifre che circolano oggi, forse sono anche ben spesi. Ma, allora, uno come Maradona quanto dovrebbe costare?"
Cavani ed Higuain? "Due giocatori con caratteristiche diverse, ma entrambi grandi campioni. Cavani è un guerriero. In novanta minuti fa il campo su e giù, ricordo le galoppate dalla difesa fino in attacco. Higuain, invece, è più fuoriclasse. Ha le movenze dell'attaccante puro, una grande tecnica. Non è continuo, però: probabilmente, necessita di qualche giocatore di livello a centrocampo che gli faccia da filtro. Il suo nervosismo non fa bene alla squadra. Personalmente parlando, mi avrebbe infastidito tanto se la punta della mia squadra si fosse lamentata come lui".
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