Calzona mantiene vivo il sogno di De Laurentiis

22.02.2024
15:00
Claudio Russo

Aveva parlato di identità, perché alla fine in 50 ore non puoi instillare chissà quanti concetti tattici. Cuore, identità, un pizzico di senso d’appartenenza e cose così. L’arrivo di Francesco Calzona sulla panchina del Napoli prima del Barcellona - così come il ritorno di Victor Osimhen dal 1’ dopo gli ultimi 50 giorni dimenticabili - nasconde al suo interno la speranza di Aurelio De Laurentiis di poter arrivare al Mondiale per Club tanto agognato, con annessi incassi economici non indifferenti.

Però poi ci sono gli avversari, che saranno anch’essi in difficoltà, ma hanno pur sempre un talento, uomo per uomo, spesso superiore al diretto azzurro nel ruolo. Il Barcellona nega al Napoli la possibilità di giocare per almeno venti minuti, soffocandolo col pressing e negandogli possesso e idee. Poi c’è fuori un po’ di cuore, un po’ di senso di responsabilità perchè brutte figure in Europa non si devono fare, anche solo fosse per mettersi in mostra per un trasferimento a fine stagione.

C’è da dire che si nota coraggio nel rialzare la testa, nel fronteggiare chi ti è di davanti ed è superiore. Il tiro in porta è inusuale che non arrivi fino al momento del gol al 75’, ma la Champions è questa qui ed il Barcellona non irresistibile comunque concede il giusto. Il pareggio alla fine è meritato, anzi lascia la sensazione che potesse esserci anche qualcosa in più. Il Napoli è vivo, o comunque non molla.

Il gesto di Kvaratskhelia che torna in panchina senza guardare e salutare l’allenatore meglio catalogarlo sotto la voce ‘delusione’, perchè di calciatori che si prendono libertà non concesse non se ne sente il bisogno. Il Barcellona ha finito per adattarsi/esser costretto ad adattarsi ai ritmi preferiti dal Napoli, e questo è comunque un punto a favore di Calzona. Che più di questo non poteva fare, è chiaro. Mantenere vivi i sogni di De Laurentiis è già molto.

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