No Mirko, ancora non ci siamo: diciamocela tutta...

10.02.2016
18:00
Fabio Cannavo

di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)

No Mirko, ancora non ci siamo. Non è di certo questo il Valdifiori che i tifosi s’aspettavano dopo la scorsa e brillante stagione passata ad Empoli. Arrivato in azzurro come il pupillo di Maurizio Sarri, ma soprattutto del presidente Aurelio De Laurentiis che già prima di contattare il tecnico definì l’operazione con l’Empoli. Cinque milioni e mezzo di euro per accaparrarsi uno dei pochi registi veri che ancora resta al nostro calcio, uno di quelli, come si suol dire, ‘con gli occhi anche dietro’. Illuminante quando attiva i radar del suo piede destro, ma non si può di certo dire che l’acquisto tanto proclamato stia mantenendo le aspettative. Sente che deve dimostrare tanto per scalzare Jorginho nelle gerarchie di Sarri e spesso azzarda lanci lunghi quando, magari, sarebbe il caso di appoggiare al compagno più vicino se libero. E’ come se stesse accusando la pressione di chi ancora non ha ‘mandato in porta l’attaccante’ con la frequenza con cui lo faceva l’anno scorso. Invece Jorginho ha dato dimostrazione che a questo Napoli, soprattutto a centrocampo, serve la semplicità nei passaggi, serve smarcare il compagno, ma quello più vicino. Il Napoli è una squadra che gioca sempre in circa venti metri di campo e non sempre è il caso di cercare la profondità con traiettorie di trenta o quaranta metri. Valdifiori ha questo nelle sue corde, il passaggio lungo, ma non il corto. Jorginho rende così bene perché si è adattato al contesto o viceversa, scarica dietro quando c’è n’è bisogno e verticalizza altrettanto.

IL FATTORE FISICO – Il calcio moderno, purtroppo impone corsa e fisico. Senza muscoli è difficile competere in un campionato arcigno come quello della Serie A. Si corre tanto, ma soprattutto si esce dal campo con la maglia sudata, volendo andare a riprendere lo slogan che Sarri lanciò a Dimaro, all’inizio della sua avventura in azzurro. Valdifiori viene quasi sistematicamente saltato dall’avversario che se lo prende in corsa ne fa un sol boccone. Poco filtro a centrocampo, poca cattiveria nei contrasti. Non che Jorginho sia Gattuso, ma almeno gioca d’intelligenza e sa sempre come opporre il corpo in un duello.

IL FUTURO – Lo scrivevamo prima, è uno dei pochi registi rimasti in Italia, uno di quelli puri. Il Napoli non vorrà privarsene dopo solo sette mesi difficili o quantomeno altalenanti. Dovrà impegnarsi però, cacciare fuori il carattere che l’ha disegnato come il leader di quel famoso Empoli. Una grande squadra ha sempre bisogno di due squadre e Sarri, ma soprattutto De Laurentiis, sperano ancora in quell’amore di mezza estate.

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