Gennaro Gattuso, allenatore del Napoli
Gennaro Gattuso, allenatore del Napoli

Si sentiva il bisogno di uno come Gattuso: l'elogio della normalità

25.12.2019
08:00
Claudio Russo

Dopo l'esaltazione del triennio Sarri e la delusione dell'avventura Ancelotti, il Napoli ha bisogno di un normalizzatore e Gattuso sembra la figura ideale

C’è un momento in cui si capisce che Gennaro Gattuso non seguirà le orme di Carlo Ancelotti. Non tatticamente, ma dal punto di vista dell’approccio. Gli viene chiesto in conferenza stampa qualcosa da dire ai tifosi, che siano pure i più semplici auguri di Natale:

“Speriamo che il 2020 sia un anno migliore degli ultimi tre-quattro mesi. Spero di rivedere il San Paolo pieno, è qualcosa di bello ed è un valore aggiunto per la squadra. Abbiamo il dovere di riaccendere l'entusiasmo”

Mentre lo dice, Gattuso quasi abbassa la testa come se avvertisse il peso di un compito non semplice, ma sicuramente arduo. Come se si immedesimasse e prendesse coscienza - apertamente - del momento attuale, certamente uno dei più difficili della storia recente del club. Napoli - intesa come città stavolta - è reduce da quattro anni e mezzo pieni di ogni genere di emozione:

  • l’esaltazione, l’armonia, l’illusione che ha caratterizzato il triennio di Maurizio Sarri;
  • l’impalpabilità, la discontinuità e la delusione dei diciotto mesi di Carlo Ancelotti

Certo, la piazza di Napoli è nota per l’umoralità e per l’alternanza esaltazione/distruzione nei confronti di qualsiasi personaggio legato alla SSC Napoli (De Laurentiis in primis). Si sentiva il bisogno di un normalizzatore, di qualcuno che abbassasse un attimo i toni.

Gennaro Gattuso si gioca una grande chance per la sua carriera da allenatore, alle soglie dei 42 anni: non è semplice, ma la sfida è avvincente (e non è detto che riesca, per carità). Nonostante una grande rabbia agonistica che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare in oltre quindici anni di carriera, il suo atteggiamento pacato e consapevole della situazione è quello giusto e adatto al momento. Una figura polarizzante sì, ma non divisiva - almeno per ora.

Adesso si avverte - è palpabile e concreto -, il bisogno di ricompattarsi, di mettere assieme i cocci dell’era Ancelotti, di cercare di riavvicinarsi al pubblico per evitare brusii fastidiosi al San Paolo (al netto della questione Curve-Regolamento d’uso). E per farlo c’è bisogno di un ritorno alla normalità, mettendo da parte l’esperienza con l’allenatore di alto lignaggio - forse più delle reali possibilità del club, con dei risultati che hanno scontentato tutti - e tornando con i piedi per terra con un allenatore voglioso di risalire la china in compagnia di una squadra, di una società, di una città. Rino il normalizzatore, con libertà autonoma di ringhiare.

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