Giorgio se ne vò jì e 'o vescovo n' 'o vò mannà

26.05.2020
17:20
Fabio Cannavo

"Giorgio se ne vò jì e 'o vescovo n' 'o vò mannà". Tipica espressione per intendere che due persone, nonostante siano di visioni opposte, giungono allo stesso risultato. Ed è proprio il detto migliore per metaforizzare la situazione di Arkadiusz Milik al Napoli

Il calciatore polacco ha il contratto in scadenza nel 2021 e il Napoli non può permettersi di arrivare a fronteggiare la situazione in ritardo come fatto per Mertens nè tantomeno può rischiare di perderlo a parametro zero. Il Napoli ha il dovere, quindi, di chiarire la posizione ed il contratto di Milik entro la prossima sessione di mercato. Si tratta di un classe 1994, ha ventisei anni ed è nel clou della sua carriera e quindi o si cede o gli si rinnova il contratto. Forse Napoli non è la piazza adatta ad esaltarlo. Il dualismo con Mertens, gli infortuni e i ricordi troppo recenti di Higuain e Cavani han fatto sì che il potenziale di questo calciatore venisse smorzato non di poco. Però il fattore ambientale incide e come sul rendimento di un calciatore, specie quando si tratta di Napoli e quindi bisogna andare verso un'unica direzione, la cessione. Anche lo stesso attaccante ha manifestato la volontà di andar via nel caso in cui arrivasse qualche proposta interessante. 

Si è fatta viva la Juventus, l'Atletico Madrid, il Tottenham, insomma non squadrette. E Milik a tutte avrebbe concesso l'onore di trattare. De Laurentiis, anche per il fatto che ha già vestito d'azzurro Andrea Petagna della SPAL, non avrebbe alcun problema a cedere colui che sarebbe dovuto essere il nuovo Higuain, il nuovo Cavani. Base d'asta, semmai ce ne fosse bisogno, di 40 mln di euro. Le pretendenti non ci sembrano società di bassa caratura ed è giusto il prezzo sparato da De Laurentiis. Insomma, Milik vuol andar via per sentirsi più importante ed il Napoli lo venderebbe volentieri. Quale migliore epilogo? Però, ne siamo così certi che chi prenderà il suo posto sia davvero così tanto più forte? Poco ci crediamo. 

di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)

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