
Guardate queste foto... E capirete tante cose! Da ieri Napoli ha un napoletano vero in più
di luca cirillo
Ci siamo risvegliati. Al solito, il nostro caffè fumante per ripartire di slancio. A casa o al bar. Da soli o in compagnia, in macchina o tra la folla in treno, poco cambia. La mente è ancora lì, a rivivere il match come fosse in tempo reale, incollata al boato del San Paolo per un gol di Higuain che in un attimo fa rivivere il mito di Careca: una giravolta fulminea danzando al limite dell'area tra le maglie nemiche. E intanto le notizie dalla Francia lasciano ben sperare. 1 -1, il Marsiglia tiene stoicamente in inferiorità numerica. Passa il Napoli, fuori il Borussia. Dita incrociate, ognuno prega a modo suo. L'irreparabile a pochi minuti dal triplice fischio del Velodrome quando Mandanda non respinge un tiro tutt'altro che imparabile. Li chiamano portieri. Portieri da Nazionale. "Mandandatevela a piglià nsaccoccia", verrebbe da dire. Il pubblico rumoreggia, la notizia è arrivata. La squadra ha capito. Palleggia e fa girare palla sperando nel miracolo marsigliese e facendo attenzione ai pericolosi contropiedi dei gunners. Ultimi concitati secondi. Callejon trova il lob del 2 a 0. Si torna a centrocampo, ma l'orologio dell'arbitro è implacabile. Fine dei giochi. Passa il Dortmund, il Napoli retrocede in Europa League dove nel pomeriggio si era avviata la Juventus. Il bomber argentino, colui che secondo i 'competenti' è stato pagato troppo, scoppia in lacrime. Tutti intorno a consolarlo mentre i 50 mila sugli spalti riversano sulla squadra tutta la loro ammirazione: applausi a scena aperta e incitamenti vari. "Non c'è sconfitta nel cuore di chi lotta". Recita così uno striscione apparso in nottata al centro tecnico di Castelvolturno. Ci avevamo sperato, la nostra in fondo è una città capace di miracoli. Il miracolo sportivo non è arrivato nonostante i 12 punti, il miracolo dell'amore che si rinnova, sì.
Guardando l'immagine di inizio gara, ovvero la foto degli undici titolari, c'è la sintesi del totale. Higuain poggia le mani sulle gambe di Callejon e Mertens, Albiol sulla schiena del Pipita. C'è unione, c'è gruppo, capacità di vicendevole affidamento e fiducia. A dispetto di quanto qualcuno ha insinuato vergognosamente nelle ultime settimane parlando di crepe nello spogliatoio. Questa squadra è capace di emozionare, di far vibrare la platea reale e virtuale tra stadio e angoli del mondo dove c'è un cuore partenopeo a tifare. Hamsik, Reina, Callejon, Mertens, Behrami, Albiol, Pandev... E ancora Insigne, Zuniga, Inler ecc. ecc. fino a Colombo. Tutti, davvero tutti. Tra limiti e cuore oltre l'ostacolo, tra vecchio e nuovo che ancora si mischiano nel senso della continuità. E poi c'è lui. Gonzalo. Un nome, una garanzia. El nueve della nazionale argentina che i 40 milioni dati al Real Madrid li vale tutti. 40 milioni di sorrisi e lacrime. Lacrime amare, di attaccamento, che abbiamo visto versare a pochi. Che fanno capire tante cose. Higuain, un napoletano in più. All'insegna della tradizione argentina.
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