Il Napoli si sta ritrovando: soffrire ci sta, venire meno no

04.02.2020
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Claudio Russo

Da tanti anni notiamo una dote del Napoli: quando la superiorità dal punto di vista tecnico e del talento, rispetto all’avversario, è tangibile e si avverte in modo abbastanza netto, i calciatori azzurri sembrano esserne consapevoli. Errore. Perchè a quel punto sembrano adagiarsi, sembrano sedersi perchè sanno che, ad un certo punto, gli capiterà la chance giusta. Nel calcio, però, tutto questo non sempre succede: è uno sport fatto sostanzialmente da episodi, e devi essere in grado di sfruttarli a tuo favore. Se Demme non viene marcato a dovere, e segna, è tutto grasso che cola.

Soffrire ci sta, annullarsi no. Lo staff di Gattuso lo sa e ha confermato apertamente: dopo il gol di Quagliarella, la squadra è venuta meno. Dal punto di vista mentale, è un problema che non nasce ora. E non nasce nemmeno con Ancelotti, nasce da prima. Perchè i giocatori sono gli stessi, ed i loro limiti mentali li conosciamo. Un aspetto su cui bisogna lavorare, ma dal quale non è facile aspettarsi dei cambiamenti radicali. Si colma questa lacuna con il talento, che è tanto e va solo incanalato nei modi giusti. Ci sarà sempre qualcosa da migliorare, bisognerà solo affinare alcuni ingranaggi. Ancelotti l'avrebbe definita 'regolatina al gigler'. Per ora si va avanti con i nervi, soffrendo, e se arriva il risultato lo si prende.

Detto ciò, dopo quasi due mesi si vedono dei risultati abbastanza chiari dell’idea di calcio di Gattuso. Un aspetto in più: la profondità della rosa, dopo il completamento del gioco delle coppie - escludendo il terzino sinistro -, ne aumenta la competitività e ne garantisce una qualità di livello medio-alto. Il cambio Demme-Lobotka, frutto del mercato, ne è un esempio: non solo qualità ma anche ordine e geometrie, caratteristiche che la ‘pezza’ Fabian non era in grado di assicurare. Più in generale: bastava guardare la panchina per accorgersi della qualità a disposizione di Gattuso, in attesa che tutti gli infortunati tornino non solo in panchina, ma a pieno ritmo in mezzo al campo.

Trenta punti in classifica, nelle ultime due partite è stato accorciato il divario su Cagliari-Parma-Milan-Verona. Il sesto posto, che vale l’Europa League, è distante due punti; la Champions di Atalanta e Roma nove lunghezze. Lo avete letto? Dimenticatevelo. Il Napoli si sta alzando sulle proprie gambe, sta ritrovando consapevolezza dei propri mezzi e vuole farsi strada. Un passo alla volta, prima il Lecce e poi tutto il resto. Altrimenti, come i bambini che provano a camminare, si fa il passo più lungo della gamba e si rischia di cadere a terra.

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