Il Napoli è un paziente del quale si conoscono tanti sintomi, ma non la malattia

07.01.2020
12:00
Claudio Russo

Nonostante il cambio d'allenatore tra Ancelotti e Gattuso, il Napoli non cambia marcia

Gennaro Gattuso va stimato ed ammirato. Motivo? Ha voluto accettare una sfida stimolante, importante. Ha ritenuto che il gioco valesse la candela, perchè la ricompensa sarebbe enorme. Ma non è detto che ci riesca, e soprattutto le colpe non sarebbero sue. Il Napoli, attualmente, è una squadra che vive di discontinuità, di fiammate, di timidezza nel provare a far reggere una idea di gioco, sicuramente interessante, che si basa su gambe e testa fragili, tendenti pericolosamente alla rottura al primo problema.

La domanda è: qual è il problema? Se lo è chiesto anche Gattuso, il che può dare adito anche a preoccupazioni successive e che si susseguiranno nel tempo.

  • Non può esserlo Milik in senso stretto: il polacco è l’unico ad inquadrare la porta, ma il confronto con tutte le prime punte delle big lo vede sconfitto;
  • Non può esserlo Fabian, alla deriva in un ruolo non suo e reduce da una prova che fa sovvenire tenerezza: come se gli servisse una carezza, una battuta del tipo ‘perdonami, ma qualcuno al centro deve andarci’;
  • Può esserlo la difesa? L'acquisto di Manolas non sta dando i frutti sperati e la decisione - giusta, a quelle cifre - di cedere Chiriches e di ‘avanzare’ Maksimovic e Luperto di una posizione nell’ipotetica griglia dei centrali si sta rivelando errata (col senno di poi è facile, anche questo è vero). De Laurentiis ed i suoi collaboratori decideranno di andare avanti così? Può darsi, anche se i problemi in rosa sono più gravi in altri ruoli (terzino sinistro su tutti, a destra Hysaj può tamponare ma non dimentichiamo che sei mesi fa era fuori rosa).

La trattativa per Lobotka va chiusa al più presto, per dare al centrocampo un uomo giusto nella posizione giusto (e salvare così Fabian dallo psicodramma): non che il connazionale di Hamsik sia la panacea di tutti mali, perchè non lo è. Anzi, al primo passaggio sbagliato le dita verranno puntate anche su di lui (e su altri eventuali acquisti). Lascia adito a pensieri di ogni genere il fatto che si sia iniziato a trattare un rinforzo mentre il direttore sportivo fosse in vacanza, a dirla tutta.

Il Napoli è un paziente del quale non si conosce la malattia vera e propria: si conoscono tanti sintomi (rinnovi mai arrivati, cessioni ritardate e mai avvenute, giocatori fuori ruolo, mercato della vecchia gestione che ha dato pochi frutti, sopravvalutazione di una rosa che col cambio modulo ha perso certezze, la questione multe), ma la diagnosi e la successiva cura sono più difficili che mai. C'è un dato che riassume la stagione orrenda: se contiamo la parte sinistra della classifica, il Napoli ha totalizzato la miseria di 2 punti su 24. Con la Lazio si chiude il mini-ciclo (2 su 27? 3? 5?).

Per questo va apprezzato Gennaro Gattuso, perchè ha accettato - sarebbe stato strano rifiutare, ovvio - una sfida difficile. Non disperata, ma sicuramente difficile. Può metterci del suo, ma i problemi sono altri. E se l’allenatore ha problemi nell’individuarne dopo quasi un mese, è difficile che il mercato o qualche singola cessione possano correggere il tiro. Intanto l’Europa si allontana, e le tasche del presidente - intese come riserva a bilancio, destinata ad un record di circa 146 milioni di euro - saranno destinate a ripianare i danni di una stagione balorda. Di cui la società, comunque, resta colpevole.

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