La lezione di Gattuso ai teorici del bel gioco

23.02.2020
20:30
Bruno Galvan

Il processo di normalizzazione del calcio a Napoli sta andando a gonfie vele. Finalmente Gattuso sta facendo capire a tutti i tifosi che questo è uno sport semplice, ruvido e soprattutto con un unico fine: la vittoria. C'è chi nei primi giorni d'insediamento di "Ringhio Starr" aveva già sventolato la bandiera del bel giuoco perchè, per questo partito rispettabilissimo, conta solo la fase di possesso. Non importa se poi hai dieci sagome in mezzo al campo quando si perde palla. Non fa niente se perdi le partite perché tanto conta il numero di passaggi riusciti e quel 'maledetto' dato sul possesso palla. Fortunatamente Gattuso, bravo ad ammettere gli errori iniziali, ha capito che questo Napoli non ha bisogno del circo Togni per vincere le partite. Ha trovato una via di mezzo efficace perché  fare un'ottima fase difensiva equivale a farne una offensiva. Definire operaia una squadra che fino a qualche settimana fa non combatteva, si fermava nei contrasti regalando praterie agli avversari, deve essere motivo di vanto per Rino ed il suo staff. A Brescia si è vinto grazie ai colpi dei singoli perché alla fine sono i giocatori di maggior tasso tecnico a farti vincere. Quel successo al Rigamonti è stata una sorta di pugnalata, anzi cazzotto, sui tablet dei 'teorici' i quali ogni weekend rendono il calcio più difficile del cubo di Rubik.

Tra 48 ore c'è il Barcellona. Parliamoci chiaro, sulla carta non c'è storia ma il calcio ci ha spesso riservato emozioni forti. L'augurio di tutti è che Gattuso non snaturi più questa splendida filosofia di gioco per strappare applausi anziché portare il risultato a casa. L'Italia ha vinto quattro mondiali giocando con difesa e contropiede (oggi quelli istruiti parlano di ripartenze). Vero che il calcio cambia, ma i principi di gioco quelli no. Caro Rino, ricordati: gli attacchi fanno vincere i botteghini, le difese campionati e partite.

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