
Napoli-Juventus, una sfida infinita: dalla prima di Amodio, alla parabola di Maradona. La voce dei protagonisti, Dossena: "Le lacrime di De Sanctis, la scelta di Lavezzi e il furto di Pechino", Birindelli: "Che ansia con Ferrara"
Napoli-Juventus, una sfida infinita raccontata da chi ha vissuto le gare più belle
“Andiamo in finale!”, ha scritto così il Napoli sui social dopo il pareggio con l'Inter nella semifinale di ritorno. Un match nel silenzio di uno stadio San Paolo che per indole è sempre rumoroso e non poco. La pandemia che ha scosso il mondo intero ha creato grossi problemi. Il calcio è ripartito, lo ha fatto dopo tante parole. Lo ha fatto con la coppa Italia, lì dove il Napoli è tornato in finale...contro la nemica di sempre, contro la Juventus. Corsi e ricorsi storici, fioccano nella mente i ricordi, quelli di sfide su sfide, gol su gol, risultati su risultati. Dal primo match giocato il 21 novembre 1926 e finito 0-3 per i bianconeri, alla prima vittoria nel 1929, era il 19 maggio e finì 1-0 per gli azzurri. Il primo gol azzurro contro la Vecchia Signora l'ha messo a segno Pampaloni, il 23 dicembre 1929, ma finì 3-1 per i bianconeri.
Una rivalità che nasce da lontano, che ha origine storiche, legate anche alla vita quotidiana. L'azzurro contro il bianconero, un qualcosa che nei napoletani suscita sempre grosse emozioni. Le sfide tra Maradona e Platini, i gol storici, quelli che entrano di diritto nel palcoscenico mondiale. Maradona che riscrive le leggi della fisica e mette all'incrocio una punizione incredibile che lascia di stucco Tacconi.
Abbiamo parlato delle sfide più belle, della rivalità tra le due squadre con diversi ex di Napoli e Juventus. Tante curiosità, alcuni aneddoti. Queste le dichiarazioni in esclusiva a CalcioNapoli24:
Roberto Amodio:
“Era una Juventus forte, fatta di grandi campioni ma non era un calcio aperto. C'erano squadre abbottonate, chiuse, non si prediligeva lo spettacolo e ci si difendeva soltanto bene. Abbiamo fatto sempre grandi prestazioni contro la Juventus. Ricordo che giocai in casa, marcai Marocchino, ma era un altro calcio. Era una delle prime presenze dopo la mia esperienza al Messina, era il 10 gennaio 1982. Krol? In quegli anni c'erano i migliori difensori in Italia: Bruscolotti, Ferrario, ma anche e soprattuto Krol. C'era Cabrini, Gentile, la storia della Nazionale. Quando arrivò Krol, infatti, era uno dei pochi difensori stranieri ma un vero uomo squadra”.

Amodio
Ferdinando Coppola:
“Napoli-Juventus rappresenta la partita più importante per i napoletani. Io ho avuto la fortuna di poterla giocare. Purtroppo è sempre stato un baluardo difficilissimo da superare se non insormontabile. Ma abbiamo giocato sempre bellissime sfide. Da bambino ricordo la punizione di Maradona a Tacconi che si rivede ancora oggi in tutte le tv. Per me ha rappresentato tanto questa sfida, perchè con Novellino, prima di buttarmi nella mischia in campionato, ebbi l'opportunità di giocare in coppa Italia a Torino. Fu un pre esordio in quella stagione che ci vide trionfare in B e salire in A. L'anno dopo con Zeman giocammo un primo tempo straordinario, a ritmi elevatissimi. Fummo, però, sconfitti per un gol di Del Piero a giro sul secondo palo. E' una sfida che chiunque vive, lo fa con particolare tensione e voglia di vincere. E' la partita contro la squadra da battere”.

Coppola
Andrea Dossena svela un retroscena su Lavezzi e sulla gara di Pechino in Supercoppa:
“Era La Partita per il nostro campionato. Quella più sentita. Le rivalità più grandi sono proprio con Juventus e Roma per i napoletani. Batterli in casa con una tripletta di Cavani fu un'emozione forte. Queste sfide te le ricordi con piacere. La finale del 2012? La coppa la volevamo a tutti i costi, era l'unico obiettivo che potevamo raggiungere. Loro avevano fatto una grande stagione ma le motivazioni nostre erano elevate. Anche prima della partita, ricordo che non fiatava nessuno, tutti erano in silenzio nello spogliatoio. Lavezzi? Ero lì vicino, noi lo sapevamo, aveva il desiderio di andare in una società un gradino superiore al Napoli anche se in una realtà più tranquilla della città partenopea. Ricordo le lacrime di De Sanctis prima di andare a prendere la coppa. Abbiamo riportato il Napoli alla vittoria e lo abbiamo fatto con orgoglio. Pechino? Eravamo dall'altra parte del mondo, l'avevamo preparata anche bene e meritavamo di vincerla. Se non avessero buttato fuori Pandev, che era in grande forma e ci stava facendo fare il salto di qualità, avremmo ottenuto il trofeo. Il guardalinee fece un 'regalo' alla Juventus. Poi alla fine fui espulso anche io, ero arrabbiato. Mi sono sentito derubato per la prima volta, in una gara così importante. Se fosse accaduto dalla parte opposta alla nostra, non avrebbero preso quelle decisioni”.

Dossena
Giandomenico Mesto su Doha:
“Sicuramente la vittoria a Doha è quella di cui ho il ricordo più bello. Questo per via del risultato positivo ottenuto, per l’importanza del match che portò un trofeo in casa Napoli e per via del fatto che mentre ero in Qatar nasceva la mia primogenita. Preparammo la partita con mister Benitez e tutto lo staff nei migliori dei modi, tutti eravamo molto concentrati in quei giorni ed in campo la determinazione fu massima. Parliamo di una gara, comunque, vinta ai rigori dove un po’ di fortuna non guasta mai, ma alla fine è stata una vittoria meritata. Purtroppo non giocando non l’ho vissuta al massimo ma la felicità per la vittoria fu tanta. Speriamo si possa ripetere al più presto, magari vincendo mercoledì un altro trofeo in una gara che sarà comunque difficile e in una situazione del tutto nuova e particolare”.

Mesto
Samuele Della Bona:
"Nel 2006, in coppa Italia, giocammo una grande partita. Vincemmo ai rigori, io lo sbagliai però... Ero appena arrivato ma fu emozionante lo stesso. Ero vicino a Paolo quando andò in gol in rovesciata. Mentre giochi sei concentrato, ma dopo ci siamo resi conto di cosa avesse fatto Paolo con quel gesto tecnico: un gol spettacolare. In campo, quando vidi il gol fui contento, ma dopo ci scherzammo su. Poi lui, da napoletano, aveva fatto una cosa da fuori di testa. Sapevo che il pubblico partenopeo era caldo, ma non mi aspettavo così tanto. Con la Juventus le partite sono sempre sentite, ricordo che prima di uno di questi match, i tifosi vennero ad incitarci. C'è sempre tensione ed emozione dietro queste gare. Retroscena? Al Birra Moretti incontravamo la Juventus di Ranieri, allenatore che avevo avuto al Chelsea: fu emozionante per me rivederlo dopo tempo".
Dalla Bona
Matteo Gianello:
“Una gara dal sapore particolare, va avanti da tantissimi anni. Ho avuto la possibilità di viverla in campo: uscimmo sconfitti al 90esimo con gol di Iaquinta, era un Napoli diverso. Poi l'affrontammo in serie B, due sfide particolari ma belle. La vittoria per 3-1 successiva resta un ricordo indelebile. Ho bellissimi ricordi, fatti di vittorie ma anche sconfitte che aiutano a crescere. Ci si può anche non allenare, si gioca forte allo stesso modo. Ricordo le sfide sentite, lo erano anche al Birra Moretti: eravamo rinati dal fallimento e, questa sfida aveva un sapore particolare”.

Gianello
David Giubilato e il retroscena Cannavaro:
“Cannavaro e il gol in rovesciata? Abbiamo detto a Paolo che era impazzito, completamente impazzito. L'aria che si respira in quella partita è incredibile, è la partita delle partite. La soddisfazione di eliminare la Juventus è tanta, passare il turno è bello, ma contro di loro lo è ancora di più. Passammo ai rigori. Batterli, per il popolo napoletano, è un riscatto sportivo e sociale. Quella vittoria in coppa Italia non la paragono quasi a nulla, ma è sulla falsa riga, per le emozioni prodotte, a quella di Genova e della promozione in A. Sensazioni simili. La gara vinta in coppa Italia è indelebile, ma il gol di Paolo in rovesciata resta anomalo per un difensore anche se entrato nella storia”.

Giubilato
Emanuele Belardi:
“Per i tifosi della Juventus, non per sottovalutazione, è meno sentita. I tifosi bianconeri e i calciatori giocano gare di Champions League e gare scudetto e quindi sono abituati a partite di cartello. Per il Napoli, invece, era battere la migliore. A Napoli sentivo questa partita, lo capivi già dal tunnel. La sentivi, i tifosi ti spingevano anche di più. La mia è stata una parentesi sfortunata, ma giocare al San Paolo ti resta dentro, vedi la passione di una tifoseria e l'amore verso la maglia. Ti resta dentro tutto, anche se la mia fu una situazione delicata e non sono riuscito ad impormi in azzurro. Poi mi sono rifatto dopo ma c'è rammarico”.

Belardi
Angelo Di Livio:
“Venire al San Paolo era sempre ostico. Campo difficile, il tifoso napoletano è sempre caloroso e faceva sentire la pressione. Abbiamo giocato sempre bellissime partite anche quando lo si faceva a Torino. Sfide importanti che non potevamo sottovalutare, anche se alla fine abbiamo spesso vinto al San Paolo”.

Di Livio
Moreno Torricelli ricorda il primo match contro gli azzurri. Chi marcava? Careca:
“Sono arrivato nel post Maradona, non ci ho giocato contro. La mia prima esperienza a Napoli fu spettacolare. Squadra forte, anche senza Maradona. Ho marcato Careca, la mia prima volta al San Paolo ed era per me la 4°-5° presenza. Una grande emozione: c'erano Careca, Zola, Ferrara, Crippa. Ricordo che vincemmo 3-2 con qualche polemica per un rigore dubbio, ma l'atmosfera di Napoli è sempre particolare. San Paolo pieno, con 60mila persone: calore pazzesco. Ricordo l'immagine dal pullman dei motorini che ci seguivano, il folklore azzurro. Vincemmo 3-2 in casa e 4-3 a Torino, era la stagione '92-'93. Il 4-3 lo porto nel cuore, in quanto, la gara era ferma sul 3-3: ricordo che Ferrara segnò e fu espulso. Presi palla io sulla fascia, era ormai lo scadere, rilanciai l'azione ma Muller mi anticipò il tiro in porta e segnò. Fece bene, magari io la svirgolavo e non avremmo vinto il match”.

Torricelli
Alessandro Birindelli e le sfide al San Paolo:
“Da parte juventina, quando vai a giocare a Napoli, trovi sempre un ambiente difficile. La squadra e l'ambiente ti aspettano. La si sente più sul lato napoletano, devo essere sincero ma quando vai in un ambiente caldo devi sapere affrontare i rischi fisicamente e mentalmente. Al San Paolo è sempre dura. Coppa Italia del 2006? Questo fa capire quando è sentita la gara a Napoli. Tanti gol, per lo spettacolo bella gara, ma per allenatori e giocatori meno. L'ho vissuta con grande forza ed entusiasmo. Ci fu l'amarezza per la sconfitta ma quando in campo metti 22 campioni che vogliono primeggiare, allora arriva sempre il risultato. Io l'ho sempre vissuta con grande tranquillità, ma avevo un compagno di squadra, Ciro Ferrara, che la sentiva molto. Era sempre teso per l'emozione e quindi anche noi la vivevamo così. Ci passava un po' di ansia”.

Birindelli
Napoli-Juventus, la finale all'Olimpico
Arriviamo a mercoledì, quella sarà la serata della nuova sfida, si aggiudicherà il primo trofeo post COVID-19 e lo si farà in uno stadio Olimpico completamente deserto, chiuso ai tifosi che, in caso contrario, avrebbero fatto sentire la propria voce e sostenuto i ragazzi di Gattuso. Anche della sfida di mercoledì, in esclusiva per CalcioNapoli24, hanno parlato gli ex delle due squadre.
Sponda azzurra, David Giubilato dichiara:
“Ho visto la gara con l'Inter, la preoccupazione di tutti è l'aspetto fisico. Era la prima partita per tutte le squadre e non si riescono a fare valutazioni, ma mercoledì ci saranno i dati della gara precedente che potranno aiutare. Si giocherà molto sull'aspetto fisico. Ci sono 5 cambi, ma a fine partita i ragazzi erano finiti: c'è stato un calo che ricordava il calcio di agosto, quello estivo. Il Napoli, come la Juventus, è squadra tosta e compatta ed è difficile fargli gol. L'errore di Ospina? E dettato dal lungo stop”.
Per Ferdinando Coppola:
“Sarà bella questa finale e spero che rappresenti un nuovo trofeo per la bacheca azzurra. Sarà la sfida nella sfida, con Sarri dall'altra parte che è stato per noi un qualcosa di unico, calcisticamente parlando. Mi auguro che possa vincere il Napoli ed essere di buon auspicio per il prosieguo anche in Champions League”.
Andrea Dossena è dello stesso avviso:
“Finale di mercoledì? Sensazione nuova, nuovo cammino, il calcio è ripartito come deve ripartire tutta la vita. Un calcio diverso, ma entrambe le squadre devono fare di più di quanto visto in semifinale. La partita l'ha fatta solo l'Inter al San Paolo per merito del ritmo, invece Juve e Milan ne avevano uno molto più basso. E' stata una tristezza, però, vedere gli stadi vuoti. Non si possono fare calcoli, ora serve fare gol e vincere per portare a casa la coppa. Avere 90 minuti nelle gambe aiuta, poi vedere la coppa a bordo campo ti stimola. Mancheranno i tifosi, vero, lo abbiamo detto, ma la coppa ce l'hai per sempre in bacheca se la vinci e per questo tiri fuori qualcosa in più rispetto al momento storico che viviamo”.
Matteo Gianello aggiunge:
“Napoli-Juventus è la partita. Una finale, il Napoli avrà la possibilità di vincere un trofeo. Parte avvantaggiato, con i tre brevilinei davanti avrà qualche vantaggio in più nelle ripartenze come è capitato con l'Inter con Ospina che ha trovato Insigne con un lungo lancio. La Juve partirà forte, l'ha dimostrato con il Milan. Cercherà di andare in vantaggio subito per gestire il match meglio. Speriamo di vedere una bella partita, con una vittoria azzurra. Ha già battuto la Juve, può rifarlo”.
Samuele Dalla Bona:
"Non sarà una gara facile. Sono tifoso di Gattuso, l'ho conosciuto al Milan. Sarà dura contro una Juventus abituata a queste partite. Mi è dispiaciuto per Ancelotti, non ho capito perchè abbia fatto così male. Gattuso mi piace, ha tirato su la baracca azzurra. Contro l'Inter, il Napoli ha fatto bene in fase difensiva mentre la Juve non ha fatto grandi cose contro il Milan. Gara da tripla, dopo tanto tempo di stop dobbiano vedere chi reggerà fino alla fine. Il secondo tempo sarà decisivo".
Il doppio ex Emanuele Belardi:
“Una finale è sempre una partita particolare. Poi c'è una rivalità elevata. Sono contento di vedere il Napoli giocare per la vittoria della coppa, soprattutto per Gattuso. Pensavo a come Gattuso rispecchi a pieno il napoletano. E' stato un grande giocatore che ha fatto la gavetta da allenatore. Tifo per lui e sono convinto che il Napoli se lo debba tenere stretto. Sarà, però, una gara complicata, dopo tanti mesi fermi e con una condizione non al meglio come visto nelle semifinali”.
Sponda bianconera, Alessandro Birindelli dichiara:
“Mercoledì sarà una gara difficile da poter immaginare con solo una partita giocata da tutte e due le squadre. Stanno discretamente bene, ben messe anche in campo: la Juventus ha fatto un primo tempo buono col Milan, poi sono venute meno fluidità, manovra e cinismo in zona gol. Il Napoli, invece, è stato cinico come poche altre volte, giocando contro una squadra importante, allenata bene e con giocatori tecnici e fisici. Poi ha dalla sua questo clima positivo tra squadra e allenatore e con un presidente che non ama fare complimenti ma che con Rino lo fa. La sensazione è positiva. Tutto l'ambiente lo respira e c'è fiducia”.
Per Moreno Torricelli:
“La gara delle gare per tutti, è una finale: partita secca, dopo tre mesi che non si gioca. Ci si gioca una finale dopo solo 3 partite ed è un'assurdità. Non puoi giocarti un trofeo o una stagione così. Scrivere il nome nella storia è sempre, però, bello. Sarà una partita complicata, apertissima con il Napoli che ha avuto qualche difficoltà con l'Inter ma ha in Gattuso un allenatore che regala equilibrio. In una gara secca può succedere di tutto. Si parte alla pari ma la Juve ha qualcosa in più per la rosa a disposizione anche se il Napoli può fare sua la partita”.
Angelo Di Livio è sicuro:
“Juventus leggermente avanti ma è una gara secca e può succedere di tutto. Le squadre non stanno benissimo. Il Napoli ha sofferto molto con l'Inter ma può giocarsi la partita al meglio per portare a casa il trofeo”.
Ormai ci siamo, non ci resta che aspettare domani per capire di che colore sarà la vittoria.
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