Bellinazzo (Il Sole 24 Ore) a CN24: "De Laurentiis potrebbe spendere 70 mln, Fellaini può costarne solo 7! Ecco perchè il Napoli compra solo in prestito, tutta la verità sul tesoretto di Cavani e Lavezzi e sull'Adidas..."
di Claudio Russo – twitter: @claudioruss
Mancano esattamente due settimane alla fine della sessione estiva di mercato, solo quattro giorni dalla sfida di andata dei playoff Champions contro l'Athletic Bilbao. Dopo Andujar, Koulibaly e Michu, i tifosi del Napoli aspettano impazienti altri rinforzi dal mercato. Quelli chiesti anche da Rafa Benitez. Nonostante l'ampia disponibilità finanziaria di cui dispone la SSC Napoli, è tuttavia difficile chiudere gli affari per i calciatori nel mirino della società azzurra. Per fare chiarezza sui tanti dubbi che attanagliano i tifosi del Napoli, CalcioNapoli24 ha raggiunto Marco Bellinazzo, collega partenopeo esperto di economia de "Il Sole 24 Ore" e Radio24, per fare il punto della situazione sul presente e sul futuro tecnico e societario della SSC Napoli.
Quanto vale il Napoli in questo momento? Secondo lei nel progetto di De Laurentiis c'è la possibilità di vendere la società e, se sì, quale cifra potrebbe essere quella 'irrinunciabile'?
"Se ci atteniamo alla classifica stilata da Forbes ogni anno sulle valutazioni di ogni società calcistica, il Napoli vale tra i 250 ed i 300 milioni di euro. Considerato l'investimento iniziale fatto da De Laurentiis 10 anni fa, sarebbe una bella plusvalenza. E' difficile stabilire esattamente il valore di una società, in particolare le società di calcio perchè hanno un patrimonio molto flessibile che può variare dal valore dei calciatori in rosa alle strutture di proprietà. Strutture che, purtroppo, il Napoli non ha. La valutazione fatta da Forbes è attendibile, anche se possiamo affermare che nessuna offerta è irrinunciabile in quanto tale: dipende molto dalla voglia della proprietà di continuare ad investire nel progetto-Napoli, che avrebbe bisogno di investimenti legati alle infrastrutture come lo stadio o il centro sportivo che potrebbe essere all'altezza dei maggiori club europei. C'è bisogno della creazione e del miglioramento di una società, ben strutturata, che possa curare il settore giovanile ed il vivaio. Il Napoli in questi anni non è riuscito ad aumentare le fonti di ricavo alternative ai diritti TV. Ha un bilancio sano, sta cercando di crescere a livello tecnico e questo comporta l'aumento del monte ingaggi e degli ammortamenti: questo significa che se non dovesse riuscire a qualificarsi per la Champions League, rischierebbe di rovinare il lavoro fatto negli anni precedenti. Al di là di una serie di errori che possono esser stati fatti nelle ultime sessioni di mercato, credo che sia questo il problema che impedisce a De Laurentiis di effettuare il grande acquisto sul calciomercato. Bisogna attendere l'esito del preliminare per definire l'entità degli investimenti che possono essere fatti"
Mancata qualificazione alla Champions, a quanto ammonterebbe il mancato introito del Napoli?
"C'è una base legata ai diritti TV e al market pool, che è fissa, ed è più o meno di 25 milioni di euro. Nel caso il Napoli non dovesse qualificarsi, questi soldi andrebbero a Roma e Juventus. Per fare un esempio: quando non si qualificò l'Udinese, Juventus e Milan incassarono rispettivamente una sessantina ed una cinquantina di milioni di euro nonostante i risultati sportivi. La stessa Juventus, due anni fa, ha incassato ancora più soldi del Bayern Monaco che alla fine vinse la competizione. Verosimilmente bisognerebbe aggiungere un 6-7 milioni legati al botteghino e agli incassi delle tre partite casalinghe (che vanno interamente alle squadre di casa), e tutta una serie di bonus legati ai risultati e ai premi qualificazione che dipendono ovviamente dall'andamento della squadra. Possiamo ragionare su un totale di circa 32 milioni di euro tra mancato market pool ed incassi al botteghino, più i bonus che proverrebbero dalle vittorie nel girone: ad esempio l'anno scorso furono 4 milioni di euro grazie alle 4 vittorie nel girone. Una squadra come il Napoli, che purtroppo non ha fonti di ricavo estese ed un fatturato strutturale tra i 120 ed i 130 milioni di euro, senza Champions e senza cessioni eccellenti può permettersi una rosa che può costare al massimo 80-90 milioni tra ingaggi ed ammortamenti: questo limite è stato secondo me raggiunto, anche grazie a quegli investimenti non riusciti sul mercato tra costi degli ingaggi e dei cartellini. Senza Champions League i margini di manovra sono molto limitati per un club come il Napoli, visto che un aspetto ritenuto fondamentale da De Laurentiis è l'equilibrio di bilancio: quest'ultimo è anche una necessità, visto che la Filmauro che non produce più utili come negli anni scorsi. Il Napoli deve avere l'equilibrio di bilancio, altrimenti si indebiterebbe e questa è una cosa che non è mai accaduto finora. Questa è la garanzia per il futuro di De Laurentiis: ovvio, i tifosi vorrebbero il grande acquisto e dell'equilibrio finanziario ne farebbero a meno, ma purtroppo questo è il calcio moderno ed il Napoli, per farne parte, deve fare attenzione ai conti"
Questione stadio: vista la vecchia convenzione, favorevole a De Laurentiis, conviene pensare alla costruzione di un nuovo stadio oppure sarebbe meglio spendere il minimo indispensabile per mantenere il San Paolo nelle condizioni attuali?
"Questo è il grande interrogativo sulla gestione del Napoli: è chiaro che nel breve periodo converrebbe restare al San Paolo, con un costo d'affitto aumentato magari ad un milione all'anno, rispetto ai 4 che pagano Inter e Milan per San Siro, e coprirlo con l'incasso di una partita di cartello...è evidente che per il Napoli è un grande lusso avere il San Paolo, anche nello stato in cui versa, a queste condizioni e facendo registrare una media di 40mila spettatori. Così però non si va da nessuna parte, facendo una valutazione più ampia: se non hai uno stadio che produce almeno 50 milioni di fatturato non puoi competere con le big europee, e nemmeno con le squadre di fascia medio-alta. Il Napoli dal San Paolo, con la Champions, incassa circa 15 milioni: sono cifre improponibili a livello europeo, ed è lì che bisogna capire cosa intende fare De Laurentiis con il Napoli: ho sempre pensato che una ristrutturazione del San Paolo, legata anche ad altri investimenti fatti nella zona di Fuorigrotta tra Edenlandia e Mostra d'Oltremare, potrebbe permettere introiti molto più alti al club. E' chiaro che progetti del genere sono complicati, ed a Napoli forse anche di più. Il fatto però è questo, senza strutture non puoi competere e specialmente se hai un fatturato come quello del Napoli: l'Atletico Madrid, che ha un fatturato simile o almeno lo aveva fino alla scorsa stagione, è riuscito ad avere in squadra giocatori importanti anche grazie agli investimenti di fondi privati. Ma è un miracolo sportivo che può accadere ogni tanto, in Champions ai quarti arrivano sempre società con fatturati almeno di 200 milioni se non di 300: è l'obiettivo ad esempio della Juventus e del presidente Agnelli. Il Napoli dovrebbe avere un fatturato strutturale di almeno 200 milioni, ma per averlo bisogna fare degli investimenti. Bisogna capire se c'è la volontà di farli, da parte di De Laurentiis. O se vuole accontentarsi di una visione a medio termine come quella attuale"
Uno degli obiettivi del Napoli è quello di rafforzare anche il suo brand: si parla tanto dello sponsor tecnico, ad esempio. A lungo termine conviene la massima personalizzazione permessa dalla Macron (di cui il Napoli è società di punta) oppure l'affidarsi ad un grande marchio come Nike o Adidas che, però, potrebbero non permettere la customizzazione totale (maglia camouflage, ad esempio)?
"So con certezza che il Napoli, un paio d'anni fa, aveva intavolato delle trattative con la Adidas che poi, però, non sono andate in porto. Con la Macron, che comunque è un'azienda importante nel panorama nazionale ed internazionale, ci sono una serie di flessibilità contrattuali. Il problema vero, che può sapere soltanto la società, è capire se eventualmente nella proposta fatta dalla Adidas o in quella che potrebbe fare la Nike, che è interessata al marchio Napoli, ci sarebbero vantaggi economici diversi da quelli previsti dal contratto con la Macron. C'è un margine economico che De Laurentiis potrebbe perdere, e quindi per la logica economica credo che al Napoli, in questo momento, convenga così. E' evidente, comunque, che lo sfruttamento del brand Napoli nel merchandising è una delle chiavi di volta dei ricavi: ad ora gli introiti, guardando i bilanci, sono molto bassi conoscendo le potenzialità della società azzurra e rispetto al confronto che può essere fatto con le società italiane come il Milan, che incassa 80 milioni, e la Juventus, che ne incassa 60. Il Napoli è attorno ai 20-25, c'è da fare anche lì un discorso di investimenti: gli azzurri hanno molti tifosi all'estero che potrebbe sfruttare, il problema è sempre nella struttura societaria legata al marketing, che deve essere capace di profilare i clienti potenziali: questo comporta degli investimenti che il Napoli non ha ancora fatto nella sua totalità, ci sono margini di crescita intorno ai 10-15 milioni all'anno se non di più. Ci vogliono investimenti e risorse dirottate dall'acquisto di un giocatore: in una piazza come Napoli far capire queste esigenze che ha un'azienda, però, è problematico visto che c'è sempre la voglia di vincere e di competere. Anche a me tifoso piacerebbe pensare di meno ai bilanci e comprare a prescindere dai conti, ma se ragioniamo con la logica aziendale e guardando alla storia del Napoli post-Maradona e post-fallimento, è giusto che il Napoli tenga fede all'equilibrio di bilancio. Tuttavia tener fede semplicemente a quest'ultimo va bene nel medio periodo: a lungo andare se non aumenti i ricavi anche tramite investimenti rischi di implodere, perchè le altre squadre si stanno riprendendo dalla crisi, come le milanesi: se non hai ricavi alternativi e non hai strutturato bene la società rischi di depauperare tutto quello che hai fatto in questi anni. E' questo il punto fondamentale"
Diritti di immagine, un'altra apertura di De Laurentiis: la campagna Vodafone con Benitez, Higuain ed Hamsik o, ad esempio, lo stesso Pipita che sarà testimonial in copertina per FIFA 2015...
"La pubblicità della Vodafone fu un episodio non del tutto coerente, visto che la TIM era sponsor principale, e venne a crearsi qualche imbarazzo. Queste operazioni fanno parte della scelta societaria di trovare nuovi introiti per aumentare il fatturato e per prepararsi quindi anche ad interventi strutturali e societari che altrimenti non potrebbero esser fatti. Penso all'Inter, che ha una situazione finanziaria ben peggiore del Napoli, dove Thohir ha imposto una campagna acquisti al risparmio ma, nel frattempo, ha scelto manager dalla grande esperienza internazionale. Tutta questa è una situazione legata alle decisioni della proprietà sulla struttura societaria, che il Napoli deve ancora affrontare e risolvere a breve per dare una visione a lungo termine all'intero progetto che De Laurentiis ha salvato ma che, allo stesso tempo, resta un patrimonio che non appartiene solo a lui"
Per tanti nomi accostati al Napoli si è prospettato il prestito con diritto di riscatto: questione puramente tecnica oppure ci sono vantaggi finanziari derivanti da questa formula?
"C'è un evidente vantaggio nel prestito, perchè rimandi di un anno il peso sul bilancio di un determinato giocatore: non si iscrive l'ammortamento e gli paghi soltanto l'ingaggio, potendo poi valutare il giocatore in campo per una stagione intera. Può essere questa la chiave di lettura"
Ad esempio Fellaini...
"Certo: nel caso di un prestito oneroso con il pagamento della metà dell'ingaggio, sicuramente non pagheresti la stessa somma per l'acquisto del cartellino pagato oltre 30 milioni dal Manchester United all'Everton l'anno scorso. Pagandogli metà dell'ingaggio (2 milioni netti, 4 lordi) e con un costo del prestito oneroso compreso tra i 2 ed i 3 milioni, potresti pagare Fellaini 6-7 milioni e non il triplo. Poi, con il diritto di riscatto, potresti riparlarne a fine stagione, peraltro dopo averlo visto all'opera in squadra. Non dobbiamo dimenticare che il Napoli, tra un anno, potrebbe non ritrovarsi in squadra quei giocatori che non fanno parte del progetto: penso a Donadel, Vargas, Fideleff, Gargano e Dzemaili. Venendo meno questi contratti, ci sarebbe più spazio per fare operazioni più onerose. E' una formula intelligente quella del prestito con diritto di riscatto, a patto che venga poi convertita in acquisti definitivi"
Sfatiamo qualche tabù per quei tifosi che chiedono ogni anno a De Laurentiis di "spendere"...
Dove sono finiti i 100 milioni derivanti dalle cessioni di Lavezzi e Cavani al Paris Saint-Germain?
"Sono stati investiti in acquisti ed ingaggi, tutti"
Il famoso 'tesoretto' di cui tanto si è parlato, a quanto ammonta?
"Tutti gli utili messi a bilancio dal Napoli in questi anni sono rimasti lì, come riserva: parliamo di circa 50 milioni più l'utile dell'ultimo bilancio. Il presidente De Laurentiis ha pagato al consiglio d'amministrazione circa 12 milioni di euro di emolumenti nell'ultimo triennio. Questi 50 milioni, a cui bisogna aggiungere gli utili dell'ultimo bilancio, potrebbero all'incirca diventare tra i 60 ed i 70, soldi da cui il Napoli potrebbe attingere in caso di non qualificazione in Champions League, sono nella disponibilità del club e possono esser utilizzati per investimenti strutturali o per coprire eventuali buchi legati al mancato passaggio del turno"
Così verrebbe meno anche quella 'accusa' dei tifosi sul legame Napoli-Filmauro...
"Esattamente, i documenti attestano questo: questi soldi messi a riserva sono nella pancia della società. La Filmauro ha sue aperture di credito verso le banche e suoi fondi di finanziamento che non sono il Napoli. La società, comunque, è di proprietà di De Laurentiis che può gestire come meglio preferisce i soldi e potrebbe benissimo decidere di spostarli da una società all'altra. Al momento, però, non ci sono evidenze contabili a riguardo. Gli unici soldi 'pagati' dal Napoli a De Laurentiis sono gli emolumenti al consiglio d'amministrazione, di cui fa parte la famiglia De Laurentiis ed Andrea Chiavelli"
Il Napoli potrebbe permettersi di pagare alti ingaggi e magari rischiare di rompere l'equilibrio stabilito dal tetto stipendi societario?
"Sicuramente, ma ci sono delle cifre da rispettare: Real Madrid e Barcellona pagano circa 250 milioni di euro in stipendi e superano i 300 milioni come valore complessivo della rosa, ma fanno registrare fatturati di circa 500 milioni restando così sotto la soglia del 70% nel rapporto tra stipendi e fatturato totale. Il Napoli al momento non può permettersi ingaggi altissimi, il fatturato strutturale è fissato a circa 130 milioni di euro e, avendo un ammortamento di circa 40 milioni, può avere un monte ingaggi di circa 60-70 milioni. Superandolo, si rischierebbe di rompere quell'equilibrio costruito e portato avanti in questi anni. Il Napoli è gestito bene, magari si può imputare a De Laurentiis il non aver investito nelle strutture e non averle perciò valorizzate abbastanza: soltanto aumentando i ricavi puoi permetterti un grande giocatore, e allo stesso tempo un grande giocatore può far aumentare i ricavi commerciali. Sono operazioni che devi fare in maniera contestuale, quest'anno magari è potuto pesare il 'tradimento' di alcuni giocatori come Mascherano, che si erano promessi al Napoli e poi si sono tirati indietro: questo ha creato un problema sul mercato. E' vero che i tifosi del Napoli si aspettavano il grande colpo prima del preliminare di Champions, ma bisogna anche capire che i giocatori importanti, se non hanno la certezza di giocare la massima competizione europea, difficilmente si muovono. Al momento sarebbe opportuno restare al fianco della squadra contro l'Athletic Bilbao, superare il playoff è fondamentale: permetterebbe di vivere una bella stagione e sbloccherebbe eventuali investimenti in futuro".
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