ESCLUSIVA - Britos: "Napoli, che emozioni in azzurro: ho giocato sul dolore per onorare la maglia! Dal furto di Pechino alla gioia di Doha, quell'anno in cui giocai con un tendine staccato..."

02.12.2015
07:00
Alessandro Marrazzo

Apprezzato per il suo impegno di chi 'suda la maglia', un grande uomo, un professionista, e un calciatore che ha dato tutto se stesso per il Napoli e per i suoi tifosi. Una lunga chiacchierata tra passato, presente e futuro, con un difensore che ci ha messo sempre la faccia esponendosi a critiche giocando fuori ruolo e contro il dolore per un assurdo infortunio che gli ha condizionato l'esperienza partenopea e la sua carriera. Tanti retroscena, tanti i temi trattati e un amore incondizionato per la città e la maglia azzurra: quello di Miguel Angel Britos, intervistato in esclusiva da CalcioNapoli24.it.

Miguel, cominciamo dalle origini: come nacque la trattativa che ti portò al Napoli?

"Fu tutto molto semplice! Mazzarri mi chiamò personalmente e mi disse che mi avrebbe voluto in azzurro. Non ci pensai due volte e accettai con grande entusiasmo questa grande avventura in una grande piazza come Napoli. Avrei giocato la Champions League!"

Quanto ha influito sulla tua avventura in azzurro, e sulla tua carriera in generale, l'infortunio al trofeo Gamper al Camp Nou di Barcellona?

"Tantissimo! Dopo l'infortunio mi operai subito e dopo tre mesi tornai ad allenarmi. Non capivo perchè continuavo a sentire dolore ma gli esami confermavano che tutto era perfetto. La placca in titanio era al suo posto e il piede era ok. Era assurdo, continuavo a provare dolore e a giocare grazie ad infiltrazioni e per un anno ho continuato così ma tutto questo incideva sulle mie prestazioni. Poi si è scoperto che il problema era un tendine che si era staccato e io avevo continuato a giocarci sopra".

Quindi per più di un anno hai giocato con un tendine fuori posto...

"E non solo, quando recuperai da questo problema mi stirai, poi mi lussai la spalla e alla fine mi fratturai la mandibola in uno scontro di gioco con Inler. Sono stato un po' sfortunato ( ride n.d.r). Ogni volta che ero pronto a dare il meglio di me capitava qualcosa che non me lo permetteva. Ho sempre dato il massimo e giocato sul dolore per onorare la maglia azzurra".

Un altro avvenimento da ricordare fu la finale di Supercoppa italiana a Pechino, la vivesti veramente come un furto?

"Sinceramente sì! Dominammo quella partita e meritavamo di vincerla. Nel caso del rigore, fu generoso fischiarlo ma poteva anche starci. Sulle espulsioni di Zuniga e Pandev, non posso dire lo stesso. Sono convinto che dopo la partita, anche l'arbitro (Mazzoleni n.d.r.) si rese conto di aver sbagliato".

Però ti riscattasti a Doha e alzando le due Coppa Italia...

"Si certo, furono delle grandissime emozioni per noi e per i nostri tifosi. La notte di Doha battemmo la Juventus dopo una partita tesa e spettacolare. Poi la prima gioia con Mazzarri con la vittoria della Coppa Italia..."

Poi la seconda vinta contro la Fiorentina a Roma, in una serata molto particolare...

"Indubbiamente, prima della partita avevamo capito che era successo qualcosa ma non eravamo coscienti della gravità della situazione. Dopo la partita abbiamo saputo della morte di Ciro Esposito e dalla gioia siamo passati ad una grande amarezza. Tutti nello spogliatoio eravamo molto tristi. Certe cose nel calcio non devono accadere. E' uno sport bellissimo e dobbiamo fare in modo che allo stadio possano andare tranquillamente i bambini e le famiglia. Dovrebbe essere sempre una festa e spero che certe cose non succedano più". 

(1 - continua...) CLICCA QUI PER LEGGERE LA SECONDA PARTE "Benitez mi chiese di restare: con Rafa poca fase difensiva, mi distruggevo! Su Mazzarri, Sarri e l'esplosione del San Paolo con la Juve..."

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