ESCLUSIVA - Crasson: "Dieci anni in Belgio non valgono uno a Napoli: città e tifosi unici, altro che Real Madrid! Posillipo, La Sacrestia e quelle strane flebo: vi racconto tutto"
di Marco Galiero - Twitter: @GalieroM
Erano gli ultimi anni del calcio romantico. Quelli della radiolina o 90esimo minuto. Chi non aveva la possibilità di andare allo stadio doveva attendere tassativamente le 18-18.10 per iniziare a vedere le prime immagini Rai della domenica, altro che diretta gol. Non tutti potevano permettersi la pay tv, ma soltanto i bar e pochi ricconi. In quel contesto il Napoli di Mutti si apprestava a recitare una stagione da protagonista, o almeno le premesse c'erano tutte. Era l'annata dell'arrivo in Italia di Ronaldo e dei Mondiali in Francia. Il Napoli aveva sul petto uno sponsor internazionale (Nike, ndr) e provava a rilanciarsi alla grande dopo anni di sofferenze nei bassifondi della classifica. In attacco arrivarono il nazionale argentino Calderon (meteora, fu rispedito a casa dopo poche partite), il bomber Protti e la promessa Bellucci. In difesa c'era il centrale dell'Argentina Ayala e sulla destra uno stantuffo belga arrivato a parametro zero: Bertrand Crasson. In azzurro collezionò 44 presenze in due anni, ma quel biennio fu un disastro. Della sua esperienza in Campania avevamo un ricordo sbiadito, nel frattempo 'Alcatraz' ha avuto modo di consacrararsi all'Anderlecht, in Nazionale, iniziare una carriera prima da opinionista e poi da allenatore. Nel mezzo anche alcuni guai giudiziari per alcol, droga e litigi con l'ex moglie. Ora è rinato, in Thailandia dove l'abbiamo rintracciato. 'Buonasera Bertrand, chiamo da Napoli', giusto il tempo di riavvolgere il nastro della vita e riaffiorano i ricordi.
Bertrand come stai? Dove sei?
"Sto benissimo, a Bangkok! Sono già tre anni che alleno la primavera della Tero Sasana. Ogni tanto faccio l'assistente della prima squadra. Ho cambiato la mia vita dall'oggi al domani. Appena arrivato c'era Eriksson, mi hanno assegnato il compito di educare i più giovani a questo sport. E' accaduto tutto per caso: un amico mi ha chiesto se volevo allenare i giovani di questa squadra thailandese. In Belgio ho avuto dei problemi riguardanti la mia vita privata. Ho smesso di giocare nel 2005, ho fatto un po' il commentatore in qualche programma sportivo del campionato belga. Poi, mi sono accorto di essere un po' stanco, ho avuto un po' di problemi e ho deciso di cambiare vita".
Hai giocato con Allegri, ti saresti aspettato un'ascesa del genere dall'attuale mister della Juventus?
"Una persona educata e molto intelligente. Mi aspettavo un'ascesa del genere da parte sua. E' molto capace nell'analizzare il calcio. Non mi sorprende che adesso sia l'allenatore della squadra più importante d'Italia".
"Non sono inferiore a Ciro Ferrara", una tua dichiarazione alla prima conferenza col Napoli. Dopo 20 anni, credi di aver esagerato un po'?
"Quando penso a quel periodo a Napoli mi vengono sempre in mente bellissimi ricordi. Sono molto felice di aver potuto giocare in un club del genere. Era una squadra fantastica, anche se allo sbando nel periodo in cui c'ero io. E' ovvio che quando sei giovane dici cose in maniera un po' avventata. Però, si può dire che tutti quelli che hanno giocato nel Napoli siano grandi giocatori".
Cosa pensi della gestione di De Laurentiis?
"Tutto il successo del Napoli è dovuto al presidente, un imprenditore preparato e scaltro. Il dopo-Ferlaino è stato complicato. Al Napoli serve un presidente serio, che pensi al futuro e che non si lasci andare a tutte quelle polemiche che non piacciono ai napoletani. Napoli è un po' come Marsiglia, la passione per il calcio è tutto".
Sei stato uno dei primi giocatori arrivati in Italia dopo la legge Bosman...
"Ero a fine contratto con l'Anderlecht. Il mio procuratore, Luciano D'Onofrio parlò col presidente Ferlaino. Firmai un biennale col Napoli nel mese di febbraio. Era una trattativa del tutto nuova. Il mio sogno era giocare in Italia: per me, la serie A era l'espressione massima del calcio. Il Napoli cercava un profilo come il mio, seppe che poteva prendermi a parametro zero e fu subito affare fatto".
Quattro 'Diavoli Rossi' in azzurro: Crasson, Renard, El Kaddouri e Mertens...
"Mertens lascerà il segno in questo club. Lo conosco bene, gioca molto bene. Io ero un giocatore normale, il Napoli ha preso un fuoriclasse. Mi fa piacere che stia facendo bene a Napoli. Al pubblico partenopeo piacciono questo tipo di giocatori: veloci, bravi bel dribbling. Sono felice che un belga possa assaporare la passione dei napoletani. Come esperienza di vita è una cosa fantastica. Dieci anni di vita in Belgio, non valgono un anno a Napoli".
Napoli è una città difficile?
"Bisogna viverci per capire certe cose. Il calcio è tutto per i partenopei, a Napoli tutti capiscono di calcio, è il pane quotidiano. La passione della gente è un qualcosa di speciale. La tifoseria del Napoli è meravigliosa. Non ho mai risentito della loro passione. Una cosa unica nel mondo del calcio. Voglio che tutti sappiano che i tifosi del Madrid, ad esempio, non sono come quelli partenopei, c'è poco da fare. Solo a Napoli il pubblico è così caloroso".
Quali ricordi conserva della città?
"Ricordo Posillipo, Capri. Posti meravigliosi. Di Napoli, ci si può lamentare del traffico. Ma ti garantisco che a Bangkok non è meglio. Andavo a mangiare a 'La sacrestia'. Sono quasi 20 anni che manco da Napoli, ma ricordo benissimo ogni posto".
Ed il Club Brugge? Che squadra è?
"Sono molto più forti in casa che in trasferta. Il Napoli è di ben altro livello, non c'è nulla di cui preoccuparsi".
Quando si gioca con la Juve ci sono più stimoli, è vero?
"Quando si giocava con la Juventus si era più motivati. Ma la stessa cosa accadeva anche con Milan ed Inter. Erano tutte sfide molto avvincenti: in quel periodo, in Italia c'erano i migliori giocatori del mondo".
Il tuo fu un biennio da dimenticare a Napoli...
"Non riesco ancora a spiegarmi cosa sia successo. C'era tanta confusione in società, eppure la squadra non era così scarsa come la classifica avrebbe poi sentenziato. Una stagione nata sotto una cattiva stella. Quella successiva peggio ancora, a livello calcistico ricordo un grande gol al Galles (guarda video in allegato, nda) nelle qualificazioni ai Mondiali. Il resto l'ho rimosso..."
Cos'è quella storia delle flebo di cui parlasti tempo fa?
"Una cosa incredibile. Ogni volta che dicevo qualcosa, mi sentivo addosso una pressione enorme. Tutti i giocatori le facevano. Erano iniezioni di sali minerali che servivano a combattere il caldo. Almeno così dicono".
Insomma Bertrand, buona vita...
"Spero di tornare presto a Napoli. Un abbraccio ai tifosi, siete i migliori!"
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