ESCLUSIVA - Fusi si racconta: "Le scuse ai napoletani, il gol al Real Madrid, la verità sul mio addio e il segreto di Maradona..."
Due anni a Napoli, uno scudetto ed una Coppa UEFA conquistati, prima del trasferimento al Torino, dove riuscì nell’impresa di battere il Real Madrid. Stiamo parlando di Luca Fusi, che ai microfoni di CalcioNapoli24 ha rilasciato alcune dichiarazioni.
Quattro anni al Toro dopo i due pieni di gioie e di emozioni al Napoli: guardandoti indietro, cosa prova nell’essere entrato nel cuore di queste due tifoserie?
“Fa molto piacere perché sono due piazze importanti con due tifoserie molto legate alla squadra. Poi il tutto viene amplificato dal fatto che ho vinto qualcosa di importante sia a Napoli che a Torino e questo fa sì che ricordi queste due esperienze con grande gioia”.
Lei arrivò a Napoli nella stagione 88’-89’, quella immediatamente successiva a quello scudetto perso in maniera “sospetta”. C’è qualche segreto da svelare? Com’era l’aria nello spogliatoio?
“Si sentiva il dispiacere nel gruppo per non esser riusciti a vincere uno scudetto che era alla portata. In quel finale di stagione furono perse alcune partite in malo modo che tolsero serenità al gruppo. Poi si arrivò alla sfida con il Milan che era al top della condizione ed il Napoli, al contrario aveva qualche calciatore importante fuori. Fu un fatto legato ad un calo fisico ed ai rossoneri che non perdevano praticamente mai”.
Quel suo Napoli riuscì nell’impresa di vincere la Coppa UEFA, sogno sfumato per il Napoli di Benitez che pure già pregustava la finale di Varsavia. Cosa mancò contro il Dnipro?
“Mancò un pizzico di fortuna e di esperienza, ai tempi affrontammo queste competizioni con calciatori di livello mondiale e di grande esperienza, c’era la giusta concentrazione ed anche serenità per affrontare partite di un certo livello”.
Al di là dell’aspetto tecnico, quanto era importante in tal senso Diego?
“Era fondamentale, era un leader sotto tutti i punti di vista, sia tecnico che carismatico. Trasmetteva serenità prima di ogni impegno, anche di partite dal peso specifico enorme. Tutti grazie a lui affrontavamo al meglio le sfide. Era un calciatore fondamentale, dava quel qualcosa in più a tutti. Senza di lui non saremmo arrivati a vincere tutto quello. Tutti quelli che hanno avuto il piacere di giocare e di condividere lo spogliatoio con lui lo ricordano con tanta gioia”.
1992, Torino-Real Madrid 2-0, gol del raddoppio siglato proprio da Fusi: che emozione fu mandare KO quei titani?
“E’ logico che per una società come il Toro raggiungere quel traguardo era inaspettato, storico. Ottenendolo battendo il Real in semifinale rendeva il tutto un’impresa. Fu una grande cavalcata, la gente di Torino visse quell’esperienza con tanta gioia”.
Visto che ne sa qualcosa, se la sente di dare un consiglio al Napoli su come affrontare il Bernabeu?
“Penso che la fortuna del Napoli sia che non ha nulla da perdere, può giocare tranquillamente. Le pressioni a volte sono dannose e sono tutte sulle spalle del Real. Poi con il suo calcio il Napoli può mettere in difficoltà gli avversari, magari anche segnando a Madrid. Questa è una squadra che sa giocare, quindi può fare l’impresa visto che non avrà alcuna ansia”.
Sempre nel 1992, però, regalò un brutto dispiacere al Napoli segnando qui al San Paolo:
“E’ normale che quando lasci un buon ricordo in una squadra e sei stato bene lì ti dispiace poi fargli male, anche se hai ottenuto una gioia personale. Mi è sempre rimasta impressa una sensazione: ero abituato a veder esultare la gente al San Paolo quando si segnava, mentre in quel caso nessuno esultò (ride, ndr)”.
Bellissime le sue dichiarazioni nel post gara in cui quasi si scusò con i napoletani: il legame con loro è ancora lo stesso?
“Ho dei bellissimi ricordi del periodo passato in azzurro, mi dispiacque davvero regalare un dispiacere alla tifoseria. Peccato che a Napoli finì prima l’esperienza. Ci furono delle scelte tecniche sul finire della stagione ‘89-‘90 che non mi fecero più sentire un calciatore importante. Per non rischiare di non trovare spazio l’anno successivo, chiesi alla società di poter fare esperienza altrove. La società fece le sue valutazioni e, ritenendo di poter fare a meno di me, mi permise di trasferirmi altrove”.
La prossima partita è la sfida tra Valdifiori ed uno tra Diawara e Jorginho: a chi dei tre si sente più vicino?
“Non è mai facile paragonare i calciatori, ognuno di loro tre ha doti specifiche. La grande esplosione di Diawara è sorprendente, si è inserito subito in un ambiente come Napoli giocando in maniera semplice. Ecco, proprio per questa sua semplicità nel giocare posso dire che forse è quello che mi somiglia di più. Gioca ad uno o due tocchi e si offre sempre per ricevere il pallone dai compagni”.
Una battuta finale su Napoli-Torino: chi la spunterà?
“Penso che il Napoli in questo momento debba concentrarsi sul campionato, visto che la Champions è lontana, per provare a restare attaccata al gruppone sfruttando gli scontri diretti per avvicinarsi alle zone più alte, magari anche per lottare per lo scudetto. Non si sa mai, la Juve si fa preferire, ma non va dimenticato che ci sono le partite di coppa che possono stravolgere il tutto tra febbraio e marzo”.
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