ESCLUSIVA - Giubilato: "Grazie a Lotito smisi di giocare, ma ci provò anche Gaucci jr. Il primo giorno a Napoli? Una festa di paese. Sulle botte di Soviero e la Morace in panchina..."

02.02.2017
11:10
Fabio Cannavo

di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)

Jimmy Fontana ci disse tempo fa: "A questo Napoli servirebbe uno che dia qualche calcio in più, uno alla Giubilato insomma". E' proprio lui l'ospite della settimana, David Giubilato. Dal Perugia di Gaucci e Nakata fino alla Salernitana di Claudio Lotito passando per Napoli ed Aurelio De Laurentiis. La redazione di CalcioNapoli24.it l'ha intervistato in esclusiva in vista del prossimo match di campionato Bologna-Napoli. 

Insomma David, aveva ragione Fontana. "Mi difendevo, è vero (sorride ndr.). Se non c'è agonismo è difficile averla vinta. Il Napoli oggi sta facendo molto bene al di là del pareggio col Palermo. Manca sempre la ciliegina sulla torta. C'è sempre qualcosa che non permette di fare il salto di qualità a livello di mentalità".

Aveva ventidue anni Giubilato e giocava nel Perugia di Gaucci, lo stesso Gaucci che stava acquistando il Napoli. Personaggio particolare, vero? "E' un personaggio particolare, che ti dava il mondo e te lo toglieva. Se il collaboratore gli diceva che qualcuno non andava bene...non andava bene. Aveva una mole di lavoro impressionante perchè gestiva diverse squadre. Era un generoso e tanta gente ne apporfittava del suo carattere. Dopo Perugia andai a Viterbo e feci benissimo. C'erano Liverani, Baiocco, Di Loreto e Gaucci era il presidente. Poi comprò il Catania e voleva che io andassi a Catania, ma il presidente del Catania era suo figlio ed io ebbi uno screzio con lui e non volevo andarci. Ebbi una discussione con Riccardo Gaucci perchè non si comportò bene con me. Glielo dissi sia con le buone e poi anche con le cattive. Ho rischiato di smettere perchè restai tutto l'anno senza giocare". 

Come faceva Giubilato a parlare con Nakata? "Aveva un intrpete, un'altra grande persona e non ci mise tanto a imparare la lingua. Uomo di una cultura esagerata, persona vera, vero professionista e gran giocatore. Oggi sarebbe un top player". 

Com'è essere allenati da una donna? A Viterbo c'era la Morace con voi. "Fu un'operazione di marketing, tutti i giorni avevamo testate giornalistiche da tutto il mondo. La prima donna allenatrice. Non ci ha mai messo a disagio, quando sapevamo che stava per entrare negli spogliatoi restavamo vestiti. E' una donna intelligente, con idee importanti". 

Anche tu avesti modo di giocare quel Messina-Venezia in cui Soviero diede addosso a tutti dopo l'espulsione. Ci racconti cosa accadde nel dettaglio? "Io cercavo di fermarlo (ride ndr.). Classica partita importante, era uno scontro salvezza. Salvatore è un po' particolare, arrivavano degli insulti dalla panchina del Messina e gli partì l'emisfero in un secondo. Non riuscii a fermarlo, poi arrivò il figlio del presidente e ci riuscii, ma era molto più doppio di me. Anche sotto, negli spogliatoi, continuò. Ebbe un blocco celebrale".

Dal Venezia al Napoli di De Laurentiis. Ricordi il tuo primo giorno? "L'ho fatto a Marano, sono arrivato a Castel Volturno e poi a Marano. Pensavo ci fosse una festa di paese, ma era solo un'amichevole. Arrivai con Capparella, Pia e c'erano quattromnila persone. Era solo un'amichevole. Dal primo giorno capì cosa vuol dire Napoli per i napoletani. Il presidente lo conobbi subito dopo, avevo un ottimo rapporto con lui. Non è tanto diverso dagli altri, negli anni sta dimostrando che c'è una crescita costante del Napoli". 

E in B arrivò Paolo Cannavaro. Che uomo è? "Un ragazzo fantastico, c'è una grande amicizia tra noi. Lo stimo come persona e come uomo. Non ci sentiamo spesso purtroppo. Mi ricordo che feci un'intervista quando andò via da Napoli e dissi che non lo meritava. E' come tutti i napoletani, per Napoli avrebbe dato la vita".

Mai avuto contatti diretti con la tifoseria del Napoli? "Sì, ne avevamo spesso, quando le cose non andavano bene si arrabbiavano un pochettino. Ci hanno sempre osannato, per loro Maradona e Giubilato sono la stessa cosa, per loro è la persona che indossa la maglia che conta, non il calciatore". 

Che ricordo hai del vice presidente del Napoli, Edoardo De Laurentiis? "C'è un rapporto bellissimo tutt'ora. Edoardo era piccolino quando lo conobbi e lo crescemmo. Anche lui è cresciuto moltissimo e si è integrato con i dovuti passi. Oggi ha un ruolo importante in società e ne sono felice"

Poi al Bologna e subito tornaste in A. Come mai poi lasciasti nella massima serie? "Ero in prestito dal Vicenza e il Bologna non esercitò il riscatto. Vincemmo il campionato con Bucchi a Napoli, mentre a Genova c'era Adailton. L'anno dopo ci ritrovammo tutti e tre a Bologna e vincemmo tutti e tre insieme il campionato. I festeggiamenti durarono venti giorni a Napoli, a Bologna solo tre ore".

Poi a Frosinone, insieme ad un giovanissimo Eder ed un veterano come Scarlato. Che stagioni furono in Ciociaria? "Il primo anno con alti e bassi, c'era Moriero in panchina ed eravamo primi, poi calammo. Lì ci facemmo prendere dal fatto che eravamo primi. La società è ottima, ora è migliorata. Il presidente tiene tantissimo al Frosinone Calcio". 

Ci racconti di quell'infortunio rimediato a Salerno per il quale stavi smettendo di giocare? "Quello me lo porto ancora avanti, dopo il primo anno di Salerno vincemmo il campionato, tornammo in ritiro e mi bloccai col collo. Mi svegliai storto, come una virgola. Pensai che c'era qualcosa che non andasse, feci gli esami ed avevo una ernia espulsa cervicale che si poggiava sul midollo osseo. Andai da diversi specialisti con Lotito e tutti mi dicevano di smettere. Non mi andava giù la cosa, l'intervento sarebbe stato anche rapido, ma ebbi paura a farlo perchè era comunque delicato. Ho avuto paura. Il medico della Salernitaa era fantastico, prendevo 10 gr di cortisone e passai tre mesi d'inferno. Feci una disintossicazione dal medicinale, quando non ce l'hai ne senti il bisogno. Poi un medico di Roma mi aiutò a tornare in campo, giocai le ultime sette partite di campionato, ma Lotito mi diceva di smettere per fare il direttore. Partì per il ritiro, arrivò Lotito e mi convinse. Lì smisi di fare il calciatore".

Aversa Normanna- Salernitana, Montervino segnò ed esultò sotto la curva dei tifosi avversari. Che pomeriggio fu per te? "Per Francesco fu un caso isolato, non ha mai avuto reazioni del genere in carriera. Son quelle cose che non ti spieghi, fu insultato dai tifosi e l'adrenalina lo portò ad esultare in modo provocatorio. Anche se fu ampliato tutto. Quando si tratta di Napoli e Salernitana viene gonfiato tutto". 

Ultima. Claudio Lotito? "Non son mai stato così bene in un ritiro, poi arrivò lui e mi si infiammarono i tendini. Pensai fosse lui a portarmi sfiga (scherza ndr.). E' una macchina da guerra, c'è tanto da imparare da Lotito".

Ultimissima, che farà Giubilato da grande? "Spero di arrivarci più tardi possibile (sorride ndr.). Ho iniziato una bella esperienza a Caserta col settore giovanile. Io e Giovanni Maglione abbiamo creato un bel progetto. Ho sempre rifiutato il discorso dei giovani, ma quest'esperienza mi è piaciuta tantissimo. Avevo rapporti quotidiani con tutti i ragazzi, gli davo dei consigli. Oggi non si fa più tutto questo. Io per fortuna ho la vecchia mentalità che mi hanno insegnato. I risultati si vedono. Oggi i ragazzi hanno tutto, ma devono essere anche responsabilizzati. Non gli manca niente, ma li devi far sentire importanti e non importanti allo stesso tempo". 

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