ESCLUSIVA - Mangiapia: "Tutta la trafila nelle giovanili e poi... mi ritrovai senza contratto! Quella sconfitta al 94' con il Real, in campo c'era il figlio di Zidane. Per il Napoli ho pianto!"
Tutta la trafila delle giovanili nel Napoli, dagli allievi alla Primavera: poi, cambio rotta. E' la storia di Gianluigi Mangiapia, che dopo tanti anni in maglia azzurra si è ritrovato senza un contratto alla ricerca di una squadra che volesse dargli fiducia. Gianluigi, difensore centrale, adesso gioca con l'Aversa Normanna e molte squadre di Lega Pro sono già sulle sue tracce. La nostra redazione l'ha contattato in esclusiva per i lettori di CalcioNapoli24:
Partiamo dall'inizio, l'inizio di tutto... - "Ero alla Romantic Sud quando il Napoli mi cercò, ora quella scuola calcio è fallita. Il campo era di terreno lì. Gli spogliatoi erano messi male, molto male. A volte mi toccava fare la doccia con l'acqua fredda. Era facile trovare anche delle pietre in campo. Ho iniziato a giocare lì quando avevo 6 anni e ci sono rimasto fino ai 10 anni. Quando ero alla scuola calcio ho avuto l'interessamento del Napoli. Il mister era il padre Mario Sardo, il papà di Gennaro. Mi disse 'il Napoli ti sta seguendo, continua come stai giocando'. Poi mi portatono a fare dei provini. Li facevamo in varie zone, ma il punto di riferimento era il campo della Juve Domizia".
Chi c'era ad osservarti ai provini? "C'erano diversi allenatori, tante persone a guardarmi. Seguivano tanti giocatori in quelle partite. Mi chiamavano spesso. Formarono una squadra di classe '96, alla fine fui chiamato per lo stage e iniziai gli allenamenti per il Napoli.
Dove vi allenavate? "A Casoria, al campo di Luigi Vitale".
Come sono stati gli anni in Primavera? "Quando ero negli allievi, fui anche capitano del Napoli. In Primavera sono stato per un anno sotto età. Ho fatto la Youth League con Arsenal, Marsiglia, Dortmund e Real".
Il Napoli uscì col Real Madrid in Youth League, che ricordi hai di quella partita? "Eravamo ai quarti di finali, passammo il girone contro quelle squadre stellari. Andammo ai quarti col Real. Andammo in Spagna per giocare contro una squadra di campioni. Con loro giocava anche il figlio di Zidane. Nei movimenti gli somigliava tantissimo, mi fece un'impressione esagerata. Al 94' eravamo sul risultato di 1-1, dopo una respinta della nostra difesa, Febas calciò al volo e il portiere (Scalese) non potè nulla. Uscimmo per un gol nei minuti di recupero".
E cosa accadde negli spogliatoi? "Dopo la partita eravamo tutti amareggiati. Era il Real Madrid e lo sapevamo, ma anche noi eravamo forti. Il mister ci disse che avevamo giocato bene e che uscivamo a testa alta. Ho pianto, piangevamo un po' tutti in realtà".
Perchè è finita col Napoli? "Non mi hanno fatto il contratto e sono dovuto andare altrove. Avevo diverse proposte anche dalla Lega Pro, ma preferivo giocare. Il Marcianise mi dava la possibilità di partire titolare sin da subito. Pensavo avessi fatto una scelta sbagliata. Ma poi ho capito che era la decisione più giusta da prendere. Feci 10 presenze, dovevo andare nella Nazionale dei dilettanti, ma a causa di un infortunio non partii. Un altro episodio triste della mia carriera che difficilmente riuscirò a cancellare".
Allora, il Napoli non ha creduto in te? "In realtà non so perchè non mi hanno fatto il contratto. Sono stato lì 8 anni, se non ero idoneo per loro potevano anche mandarmi via prima. Feci 20 presenze in Primavera, giocai in Youth League e al Viareggio. All'improvviso mi ritrovai con le mani in mano. Dopo tutti i sacrifici... non ci potevo pensare".
Quanti sacrifici hai fatto per indossare la maglia azzurra? "Piuttosto, mi viene da pensare a quanti sacrifici ha fatto la mia famiglia. Mia mamma si metteva sugli spalti con le coperte addosso per ripararsi dal freddo, per portarmi agli allenamenti ogni giorno. Ai Camaldoli faceva freddo. Mio padre faceva il macellaio, lavorava dalle 8 di mattina alle 20. Aveva solo la domenica libera e veniva a guardarmi alla partita. Spesso mi accompagnavano i fratelli di papà, zio Ciro e zio Francesco, all'allenamento. Ero piccolo, mi accompagnavano loro in auto. Abitavo a Quarto e mi andavo ad allenare a Casoria, 35-40 minuti di tragitto in auto. Uscivo da scuola e mangiavo un panino al volo durante il 'viaggio".
Avrai avuto qualche problema anche con la scuola, vero? "Certo, anche con la scuola ho avuto i miei problemi, ma ho stretto i denti e sono riuscito ad andare avanti. Mi sono diplomato e sono contento di esserci riuscito".
Sei deluso? "Ho un grande rimorso, giocare per la squadra del cuore è una cosa stupenda. Ci sono rimasto male. Ci ho pianto anche. Quando ho saputo che non volevano farmi il contratto mi sono sentito 'inutile'. Il mio procuratore, Bruno Di Napoli, mi disse di stare tranquillo e che già c'erano squadre pronte a prendermi. Di fatto, era così".
Qual è il tuo sogno adesso? "Arrivare in Serie A e magari vincere la Champions. Nonostante tutto, sogno ancora di giocare con la maglia del Napoli".
Se invece ti dovessi ritrovare da avversario? "La partita te la giochi lo stesso, stringendo i denti".
E se magari fai gol? "Esulto".
Te la senti di parlare di Renato Di Giovanni? "Lo conoscevo bene. Era un ragazzo di cuore. Abitava a Pianura, ma il padre era separato dalla madre e lui stava sempre col papà al Rione Traiano. Gli volevamo bene tutti e si faceva voler bene da tutti. Quando stava ancora con noi, nell'ultimo anno, aspettava un bambino. Il Napoli non ha creduto più in lui e ha girato un po' con altre squadre. Si è ritrovato un po' con le mani in mano e in un modo o nell'altro costretto a portare soldi a casa per il figlio. Evidentemente ha provato a farlo nel modo sbagliato. Io e lui ci prendevamo sempre in giro, negli spogliatoi eravamo un po' i buffoni di corte. Facevamo sempre ridere tutti. Alla famiglia di Renato posso augurare di riprendersi, anche se sarà difficile. Il piccolo, che adesso sta crescendo, deve essere fiero del papà che era una persona d'oro".
Progetti per il futuro? "Adesso sto all'Aversa Normanna, sono tornato da poco da un infortunio. Alcune squadre di Lega Pro si sono messe in contatto col mio procuratore. Ma io non so nulla".