ESCLUSIVA - Mertens, lo scopritore: "Nessuno pensava potesse diventare così! All'Aalst fu eccezionale, mi convinse in venti minuti. Una volta si alzò i pantaloncini in campo, due settimane fa gli ho mandato un messaggio..."

26.12.2016
16:00
Claudio Russo

Etienne De Wispelaere è un nome che forse non tutti conoscono a Napoli, però se bisogna ringraziare qualcuno per vedere nella squadra azzurra Dries Mertens...beh, questo è lui: "Ero un insegnante alla TopSport School di Gent, e nel 2005 organizzammo un campus di tre giorni dove avremmo avuto sott'occhio tutti i giovani calciatori. Eravamo affiliati all'Anderlecht" racconta in esclusiva a CalcioNapoli24. La storia di Mertens parte da lui.

Allora Etienne, come nacque tutto?
"Beh, possiamo partire dal fatto che Dries a quel tempo aveva 17 anni ed era molto piccolo dal punto di vista fisico. Tecnicamente, invece, si vedeva che era già dotato ma soprattutto intelligente. Non sembrava essere dotato di molta potenza, dico la verità, però dopo soli venti minuti di allenamento chiamai il direttore tecnico del Gent Michel Louwagie..."

E...
"...e gli dissi: 'guarda che qui davanti a me ho la prossima Golden Shoe (premio di miglior calciatore del Belgio, ndr). No, non il prossimo miglior giovane, proprio il miglior giocatore'"

La risposta di Louwagie?
"Fu molto diretta: 'Ok, prendilo"

Insomma, era fatta...
"Sì, anche perchè lo prendemmo praticamente gratis. Era molto concentrato sul voler diventare un calciatore professionista. Non lo fosse diventato, sarebbe andato all'università. Disse 'no, non è il mio futuro: io diventerò un calciatore'"

Effettivamente è andata così...
"Direi di sì (ride, ndr). Venne al Gent, si fece circa sei mesi nella squadra B. Poi..."

Poi...?
"Poi mi chiamarono ad allenare l'Eendracht Aalst, nella terza divisione belga: avrebbero voluto diventare una sorta di squadra satellite del Gent, e chiesero diversi giovani da portare in rosa. Portai Mertens ed altri ragazzi: l'Aalst non passò una bella stagione, anche se la seconda parte fu andò meglio (l'Aalst retrocesse a fine anno perdendo agli spareggi con il Peruwelz, ndr)".

E Dries?
"Dries si comportò benissimo, anzi: fu eccezionale, e ci chiesero di restare nella quarta categoria belga. Io però gli dissi di no, gli dissi che non sarebbe dovuto restare"

Come andò a finire?
"Partì e lasciò la squadra. Si trasferì, sempre in prestito, all'AGOVV Apeldoorn che militava nella Serie B olandese. Quello fu il secondo step della sua carriera che, alla fine, l'ha portato a vestire la maglia del Napoli"

Che tipo era Dries da piccolo?
"Nessuno pensava che potesse diventare così, nemmeno l'Anderlecht..."

Lo scartarono?
"Sì, veniva reputato troppo piccolo fisicamente. Ed anche senza troppa potenza"

Eppure...
"...eppure io ero convinto che sarebbe uscito bene. Ne ero convinto: non ho mai visto, alla sua età, un ragazzo che avesse la sua tecnica e la sua intelligenza"

Del tipo? Già mostrava colpi di livello superiore?
"Decisamente! Parto dal presupposto che molte delle cose che fa adesso...le faceva già a diciassette anni. Roba che ti faceva dire 'Wow, ma che cosa è?'"

Anche il gol col Torino, magari?
"I colpi li ha sempre avuti, era già allora un concentrato di talento e tecnica. Lo dicevo a tutti. E poi adesso non è che vedo grosse differenze: certo, ha aggiunto maggiore potenza nonchè esperienza. Non dovevo insegnargli molto, lui era già molto intelligente. Conoscevo allora anche il padre, che fisicamente era come lui: non altissimo, però ben messo a livello muscolare. Sapevo che Dries sarebbe diventato come lui crescendo, perciò aveva solo bisogno di tempo"

Intanto però con il Gent non debuttò...
"No, però lo dissi anche all'allenatore dell'epoca Georges Leekens (attuale allenatore dell'Algeria, ndr): gli dissi che Dries sarebbe diventato il migliore".

Che tipo è Dries? Dal punto di vista personale, ovviamente. Qualche ricordo extra-calcio?
"Ma sì, ne ricordo almeno due..."

Prego, allora...
"Il primo mi porta indietro ai tempi della squadra riserve del Gent: commise un errore in campo ed io glielo feci notare negli spogliatoi: mi rispose esponendomi le sue ragioni. Tornando verso casa, però, ci pensai su e decisi di rispondergli all'allenamento successivo"

E...
"E...arrivai alla conclusione che quello che aveva detto, effettivamente, era la cosa giusta. Lo fermai durante l'allenamento: 'Dries, vieni qui', e quando si avvicinò gli riferii la cosa"

Il secondo, invece?
"Risale al 2006, quei sei mesi passati all'Aalst. Ricordo che perdemmo una partita, e in un allenamento vidi che Dries aveva i pantaloncini abbastanza bassi: glielo feci notare, gli dissi che avrebbe dovuto alzarli. Non ci pensò un attimo, e poco dopo li alzò al massimo. Iniziarono tutti quanti a ridere..."

Dries che sorride, un'immagine che abbiamo visto più volte qui a Napoli...
"Sì, ma lui è fatto così: è molto intelligente, nonchè sempre pronto alla risata e allo scherzo. Uno di quelli che riesce a divertirsi in ogni occasione"

Avete ancora rapporti?
"Sì! Sono stato anche a Napoli..."

Ah sì, e quando?
"Due anni fa sono stato al San Paolo, andai a vedere Napoli-Juventus (30 marzo 2014, ndr): Dries segnò pure, ricordo l'intero stadio che invocava il suo nome..."

E adesso?
"Abbiamo ancora contatti. Anche con la moglie Katrin, anche lei è molto intelligente come Dries. Gli ho mandato un messaggio due settimane fa, gli ho detto che ero felice per i risultati raggiunti da entrambi tra calcio e televisione..."

Immagino che gli avrà mandato un messaggio anche dopo aver fatto sette gol in una settimana...
"Ma sì, certo. Anche se non mi ha ancora risposto..."

...vabbè, sarà l'occasione per rivederlo a Napoli no?
"Ovvio! Nel 2017 sicuro lo vedrò: non so ancora se in trasferta o al San Paolo: in fondo a Napoli sono già stato due volte, e m'è piaciuta molto"

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