ESCLUSIVA - Mora: "Dal Napoli di Ferlaino a quello di De Laurentiis, dai momenti più brutti ai ricordi indelebili in maglia azzurra. Ero al Grosseto con Sarri, era come un padre..."
Era il Napoli di Oscar Magoni, di Toledo, Gatti, Montesanto. Era il Napoli della ricostruzione, della C1. Ed era anche il Napoli di Nicola Mora. Presente all'incontro di ieri all'Università Parthenope di Napoli sull''Organizzazione e la comunicazione nel calcio, insieme al giornalista Alberto Cuomo, al medico sociale del Napoli, Alfonso De Nicola, all'ex preparatore atletico di Napoli e Juve, Giampiero Ventrone, i nostri microfoni l'hanno intercettato per porgli alcune domande sugli anni passati a Napoli:
Cosa succede ai calciatori in Nazionale? Perché tornano sempre infortunati? "Niente di particolare. La Nazionale é l'obiettivo di ogni calciatore, è sempre un piacere essere convocato. È ovvio, però, che ci sia un dispendio di energie maggiore perchè gli impegni aumentano. Penso sia solo un caso, può sempre capitare di farsi male".
Mancata convocazione di Insigne - "Penso debba stare tranquillo. Sta facendo molto bene, quella di Conte è semplicemente una scelta tecnica. Non è certamente una bocciatura per Insigne. È uno dei talenti più importanti che abbiamo in Italia, sicuramente sarà chiamato da Conte in futuro".
Gli anni a Napoli - "Ho giocato in tantissime piazze importanti, come Torino, Bari, Foggia, Parma, ma il calore che ti trasmettono i napoletani è tutt'altra cosa. Ho avuto la fortuna di vincere il campionato nel 2000, e la soddisfazione di essere richiamato nel Napoli di De Laurentiis per ripartire dalla C1. Fui molto contento di entrare a far parte dei progetti del Napoli e di quella nuova avventura. Ho partecipato alla ricostruzione di questo grande Napoli. Ero tifoso prima, ed oggi lo sono ancora di più. In squadra c'era anche mio cognato Calaió. C'era Magoni, Toledo, Gatti, Montervino. Sono orgoglioso di aver vestito quella maglia e sono ancor più orgoglioso di averla indossata in due momenti diversi. La convivialitá delle persone è fantastica: ti consegnano le chiavi della cittá quando tutto va bene e, se va male, ti richiamano a quel senso d'appartenenza che loro sentono così forte. C'erano tanti ristoranti stupendi, in cui si mangiava benissimo. Quando si vinceva, i propietari ci offrivano la cena, non ci facevano pagare. Andavamo al Saraco, che ora non c'è più. Andavamo a tutti quelli di Posillipo, dal Poeta. La pizza è il simbolo della cittá, era buonissima ma noi atleti non potevamo mangiarla spesso. Tra i miei piatti preferiti c'è assolutamente la pasta al sugo, che come la fanno a Napoli, non la fanno in nessun altro posto".
Il ricordo più brutto degli anni a Napoli - "Sicuramente, un brutto momento: perdemmo ai play-off con l'Avellino. Quello è l'unico grande rammarico della mia parentesi napoletana perchè vedere così tanta gente al Partenio tornare a casa con le lacrime agli occhi era straziante. Non ci potevo pensare".
Il momento più bello - "La vittoria del campionato a Pistoia con l'invasione di campo, un ricordo indelebile. Quando tornai a Napoli, la gente che mi incontrava per strada mi rincorreva per un autografo o semplicemente per stringermi la mano. Questo, per l'uomo, non per il giocatore, sono soddisfazioni che rimarranno per sempre nel cuore".
Con Sarri al Grosseto - "Sono stato nel Grosseto quando lo allenava mister Sarri. E' un uomo meticoloso, pignolo, un gran lavoratore. Tuttavia, associo sempre a Sarri la figura del padre di famiglia: severo quando serve e gioioso quando si vince. Gli piace apparire poco, preferisce praticare e lavorare sul campo. E' un allenatore capace di capire le persone e tirar fuori le qualità di ognuno. Però, è esigente: vuole raggingere l'obiettivo ad ogni costo, non guarda in faccia a nessuno. Per il Napoli, posso dire che sia l'uomo giusto al momento giusto".