
ESCLUSIVA - Saber: "Fuori per cinque mesi per un tacco a Seedorf. Feci rompere la rete del San Paolo a Van der Sar. Zeman mi scovò per sbaglio. Sulla multa salata..." [VIDEO]
“Oui?”.“Parlo con Abdelilah Saber?”. “Oui, c’est moi. A’ qui est-ce que je parle? (Sì,
“Oui?”.“Parlo con Abdelilah Saber?”. “Oui, c’est moi. A’ qui est-ce que je parle? (Sì, sono io. Con chi parlo?)”. Ricorda pochissimo l’italiano, ma quando gli abbiamo detto ‘Napoli’ è esploso in un’emozionante “Che bello, ciao Napoli! Quanti ricordi in città”. E noi non potevamo non chiedergli quali fossero le cose che più gli mancano della città dove Abdelilah Saber ha vissuto per circa due stagioni calcistiche. E’ lui l’ospite della settimana in vista di Napoli-Torino, prossimo match di campionato. La nostra redazione è riuscita ad intervistare, in esclusiva, l’ex terzino del Napoli ai tempi di Zeman e Corbelli, il numero 2, quello che fece ammattire la Juventus e i bianconeri al suo esordio al San Paolo.
“La Juve era fortissima in quegli anni (2000/01) e per quel Napoli, provare a batterla, già fu tantissimo”.
Sì’, però, cos’è che più ricordi di Napoli città? “Di Napoli mi manca quasi tutto, la gente specialmente, ma anche il cibo e la cucina. Un posto magnifico”.
Torniamo sulla Juventus, alla prima di campionato siglasti l’assist a Roberto Stellone che aprì le danze in quel Napoli-Juve finito poi 1 a 2. Il giorno dopo ti definirono il ‘Cafu del deserto’. “Sì, era il mio esordio in campionato con la maglia del Napoli. In quella Juve c’erano campioni del calibro di Del Piero, Davids, Zidane. In porta c’era Van der Sar che su un mio tiro cross, a pochi minuti dal fischio d’inizio, ruppe la rete della porta per sventare la traiettoria. Ci pensò il grande magazziniere Starace a ripararla per far sì che si tornasse a giocare”.
Un San Paolo gremito, il Napoli saliva dalla B e c’era molta apprensione per la squadra di Zeman. “Era proprio come me l’aspettavo quello stadio. Lo vedevo in tv ai tempi di Maradona e mi chiedevo se fosse ancora così emozionante. Fu così, un’emozione fortissima”.
Ti ricordi chi fu il primo a notarti per portarti a Napoli dopo un Mondiale giocato ad altissimi livelli? “Uno dei dirigenti del Napoli era Filippo Fusco, ma in realtà chi mi scelse fu Zeman. Venne a vedere una partita dello Sporting, squadra nella quale militavo prima di venire a Napoli, contro il Porto, ma il suo obiettivo era Vidigal che anche fece un gran Mondiale col Portogallo. Cercava lui. Poi tornò a Napoli e fece anche il mio nome a Fusco. Così iniziò il tutto. Ricordo che subito mi informarono del fatto che fossi il primo africano a giocare con la maglia del Napoli”.
C’era solo il Napoli sulle tue tracce? “No, ricordo che mi volevano anche in Premier squadre come West Ham ed Arsenal, ma il Napoli bruciò tutti e mi acquistò”.
Vidigal e Quiroga, anche loro arrivarono dallo Sporting come te. Quanto ti aiutò la loro presenza? “Sicuramente tanto all’inizio, ma poi ricordo che legai molto di più con gli italiani. Pecchia, Moriero, Fresi, Mancini ed Amoruso furono dei grandi compagni di squadra”.
Però la tua prima stagione a Napoli la vivesti tra alti e bassi. “Decisamente, ricordo che mi infortunai e restai fuori dal campo per cinque mesi”.
Ricordiamo tutti come accadde l’infortunio. “Sì (ride ndr.), feci un tacco su Seedorf a Milano, contro l’Inter e mi strappai”.
E come mai arrivò una multa salatissima per te durante quella stagione? “Perché non mi presentai agli allenamenti, ma non fui l’unico. Anche Moriero ed Edmundo la ebbero (ride ndr.). Era di circa 50mila euro”.
Poi il Napoli retrocesse in B. “E arrivò De Canio in panchina. Ma io ricordo che premevo per andar via, mi voleva ancora l’Arsenal e non solo. Si aggiunsero anche il Celta Vigo e l’Espanyol in Spagna, ma restai a Napoli. Poi rescissi e andai al Toro”.
Poi la parentesi Toro dopo il Napoli. “Firmai per i granata, disputai circa dieci partite in stagione. Loro volevano anche rinnovarmi il contratto, ma lasciai definitivamente il calcio per motivi di famiglia”.
I tuoi programmi per il futuro? “Mi sono diplomato per fare il dirigente sportivo ed ora sto prendendo il tesserino da allenatore, con la stessa trafila che han fatto Blanc e Zidane”.
Immaginiamo, sogniamo. Saber sulla panchina del Napoli. “(Ride ndr.). Magari! Tu non mi crederai, ma vedo ogni partita del Napoli. Non sai che rammarico dopo la sconfitta di Firenze. Ci son rimasto malissimo”.
E di Edmundo che ricordi hai? “Dicevano fosse un po’ particolare, ma ricordo un ragazzo squisito davvero. Ricordo che di nascosto rasò i capelli a zero a Bellucci per scherzo”.
Sei mai più tornato a Napoli? “Sì, per due giorni, circa nove anni fa. Napoli è una città che ti entra nel cuore. Ho giocato sia a Lisbona che a Torino, ma credimi…Napoli è un’altra cosa”.
L’ultima. Il Napoli è seriamente interessato a Rui Patricio, portiere dello Sporting, club che seguirai da molto vicino visto il tuo vissuto lì. Che portiere è? “Ha una caratteristica che fa la differenza, è un portiere calmo. Non è emotivo ed è abituato a giocare anche davanti a 70mila persone. Non si fa intimorire. Perfetto per il Napoli”.
Grazie mille Abdelilah dell’intervista...”No, no, devo dire una cosa. Non mi aspettavo che ancora qualcuno si ricordasse di me a Napoli. Vorrei che mi salutassi tutta la gente e che mandassi un saluto a tutti i tifosi del Napoli. Prometto che tornerò a trovarvi”.
di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)
RIPRODUZIONE RISERVATA