ESCLUSIVA - Sergio: "Nel mio Napoli troppi giovani, io avvisai anche la dirigenza! Da Prunier ad Asanovic, quanti pesci fuor d'acqua. Mazzone l'unico coi co...oni"

29.03.2016
07:30
Fabio Cannavo

di Fabio Cannavo (Twitter: @CannavoFabio)

Originario di Cava de Tirreni, aveva il sogno di vestire la maglia del Napoli come ogni campano e ci è riuscito. Arrivò in azzurro nel periodo peggiore della storia del Napoli dopo due anni vissuti con Zaccheroni all'Udinese centrando traguardi importanti. Raffaele Sergio è l'ospite della settimana di CalcioNapoli24 che ha provato a ripercorrere la sua carriera calcistica sin dai tempi della Cavese fino al grande Torino e all'esperienza quasi tragica in azzurro.

Cresciuto calcisticamente a Cava de Tirreni, nella tua città. Ma il grande salto avvenne quando passasti alla Lazio. Chi fu a portarti in biancoceleste? "Fu Carlo Regalia a portarmi alla Lazio. C'era il grande Giuseppe Materazzi in panchina. Che Lazio!"

In quella Lazio c'erano anche Paolo Di Canio, grande personaggio, e Gianpaolo Saurini, attuale allenatore della Primavera del Napoli. Che ricordi hai di loro? "Paolo era molto giovane quando io stavo alla Lazio, ma aveva già una grandissima personalità e dimostrava che sarebbe potuto diventare un grandissimo giocatore. E' un ragazzo schietto, diceva sempre le cose in faccia e questo suo atteggiamento l'ha penalizzato durante la sua carriera. E' uno che ha sempre la battuta pronta e non ricordo di un litigio di qualcuno di noi con Paolo".

E Saurini? Anch'egli era giovanissimo. "Era in Primavera, in realtà le sue qualità si videro a Brescia, nel '91. Punta di peso, un vero e proprio centravanti. Ha dato il meglio di sè nelle categorie minori".

Karl-Heinz Riedle è l'attaccante più forte col quale tu abbia mai giocato? "Vero, era molto, ma molto forte. Però non posso dire che sia stato il più forte altrimenti farei un torto ad Oliver Bierhoff. Riedle era un attaccante esplosivo, quando saltava per colpire di testa cadeva sempre, ma sempre in piedi".

Poi il passaggio al grande Toro con Mondonico in panchina e Moggi come direttore generale. "Quella sì che era una squadra importante, c'erano Vazquez, Casagrande, Pato Aguilera. Vincemmo anche la Coppa Italia. Stupendo. Moggi nonostante abbia passato tanti guai era un grandissimo dirigente. C'era anche un giovanissimo Bobo Vieri". 

Carlos Aguilera ed Enzo Francescoli. Un giudizio su questi due grandi attaccanti. "Due ragazzi straordinari. La cosa che mi impressionava di loro era che si allenavano sempre con le scarpette a tredici tacchetti, anche quando pioveva e c'era fango. Mentre noi mettevamo i tacchetti più alti loro continuavano con quelli bassi. E non scivolavano mai..."

A Udine nel 1995 grazie a..."Carlo Piazzolla, che era il direttore sportivo. Stette anche alla Roma. Ad Udine ho vissuto la mia seconda giovinezza con Zaccheroni in panchina, maestro di vita e di calcio. L'ideatore del 3-4-3. Zaccheroni ha dato il via a questa cavalcata dell'Udinese che ancora continua".

Arrivasti in azzurro, giusto il tempo di retrocedere in Serie B. Eppure quell'anno si parlava di Coppa Uefa. "C'erano troppe aspettative quell'anno, ma la squadra era giovanissima. Ricordo che qualcuno di noi 'anziani' provò ad esortare la dirigenza. Il centrocampo era composto da Rossitto (24 anni), Longo (19 anni) e Goretti (19 anni) e per una piazza come Napoli non andava bene. Diciamo che fu fatto un errore di valutazione. Giocare col Napoli è sempre stato il mio sogno, ma ebbi un grave infortunio che mi costrinse a restare fuori per mesi e mesi. Peccato..."

Prunier, Calderon, Pedros, Asanovic. Chi vedesti più in difficoltà in quella stagione? "Erano tanti pesci fuor d'acqua che non c'entravano nulla in quel Napoli. Provai in ogni modo ad avvisare il direttore sportivo dell'epoca ed il presidente che quello non sarebbe stato un grande Napoli. Poi entrammo in confusione e finimmo in B. A Napoli non può giocare chiunque, ma solo i calciatori di grande personalità".

Mai avuto problemi con la tifoseria del Napoli? "Mai. Il pubblico del Napoli era stupido, ma anche loro capirono che quella squadra aveva grossi limiti. Tra l'altro qualche giorno fa sono stato anche alla commemorazione di Pasquale D'Angelo".

Rinuncio anche ai soldi pur di lasciare Napoli e non prendere in giro i tifosi. L'episodio che ricordi con più affetto di Carlo Mazzone. "E' stato quello che aveva più coglioni. L'unico a centrare l'obiettivo, fu quello che appena vide che la società non avrebbe potuto accontentare le sue richieste sul mercato decise di dimettersi".

E Giovanni Galeone? "E' stato tanto decantato, ma da lui non ho imparato proprio niente".

Pregi e difetti della città di Napoli. "L'amore per la propria squadra. da parte dei tifosi, può mettere a disagio gli stessi calciatori. Purtroppo è così. E' come una lama a doppio taglio".

A chi si ispira il Raffaele Sergio allenatore? "Ho appreso un po' da tutti i tecnici che ho avuto. Zaccheroni su tutti, ma anche Mondonico e Mazzone mi hanno insegnato tanto. Zaccheroni era sopra la media, insegnava tutto, dalla a alla z. Infatti lo rivedo molto in Sarri".

Come vede l'allenatore attuale del Napoli? "Ha dato un impulso molto positivo alla squadra, la cosa che più mi ha meravigliato è che è riuscito ad entrare nella testa dei giocatori. Alcuni di loro si farebbero ammazzare per Sarri".

Udinese-Napoli dopo la sosta. Gli azzurri possono ancora credere allo scudetto? "A Palermo ho visto un Napoli molto spento, ma contro il Genoa ho rivisto la squadra cattiva in ogni circostanza. Finchè la matematica non condanna gli azzurri, sognare non è vietato". 

Le polemiche post Torino-Juventus. Episodi simili anche ai tuoi tempi? "Dispiace dirlo, ma son sempre accaduti episodi del genere. Purtroppo gli arbitri stanno in imbarazzo quando dirigono le gare della Juve".

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