ESCLUSIVA - Varricchio: "Ricordo gli allenamenti a Casal di Principe. Arrivò Reja e scelsi d'andar via. Quel gol al San Paolo al 93' con la furbata di Montervino"

13.01.2017
20:30
Marco Galiero

Un attaccante arrivato a Napoli nel periodo del fallimento, nella stagione 2004/05. Vent'anni di carriera tra Pisa, Treviso, Napoli, Pescara... 201 gol in 646 sfide ufficiali e una media di 0,3 reti a partita. Massimiliano Varricchio ha da poco smesso di allenare la Berretti della Spal, ma è sempre pronto per nuove sfide. Di Napoli e del Napoli conserva un grande ricordo, anche se quegli anni non sono stati poi una passeggiata. In vista del match Napoli-Pescara, la nostra redazione l'ha contattato in esclusiva. Ecco quanto riferito ai nostri microfoni: "Non posso aspettarmi altro che una vittoria del Napoli, anche se nel calcio mai niente è così scontato. Il Pescara vorrà fare qualche punto in ottica salvezza, ma sarà difficilissimo farlo proprio al San Paolo"

Napoli-Vis Pesaro, gol al 94' di Varricchio mentre un avversario era a terra. Montervino doveva restituire la palla per 'fair play' e invece sorprese tutti... - "Lo ricordo benissimo quel gol, è un episodio indimenticabile. Fu il gol vittoria, davanti a tutta quella gente che esultava. Come potrei dimenticarlo? Dominammo tutta la partita, ma niente andava nel verso giusto. Poi quell'episodio favorevole allo scadere e tutti impazzirono di gioia".

E' vera la storia che al ritiro di Paestum non c'erano palloni? "Non mancavano solo i palloni. Mancavano le casacche, l'attrezzatura. Anche i magazzinieri erano in difficoltà perchè non c'era la lavanderia e i vestiti si asciugavano dopo tempo. Era un periodo veramente difficile per noi. Era un continuo girovagare per campi di periferia. Non c'era un campo fisso e quindi si cercava di utilizzare quel che si poteva. Una volta siamo andati a Casal di Principe su un campo di terreno. Era più polvere che altro. Allenarsi lì era qualcosa di assurdo".

Due esperienze vissute con Scarlato, sia al Napoli che allo Spezia... - "Di lui mi ricordo benissimo. Era un vero leader, anche se in quella squadra c'erano tanti giocatori d'esperienza e con un bel carattere".

Leandro e Corneliusson, due meteore della prima stagione dell'era De Laurentiis... che ricordo hai di loro? "Due ragazzi molto tranquilli. Hanno fatto un po' fatica ad adattarsi per via della pressione che c'era. Corneliusson era svedese, Leandro era brasiliano. Erano un po' catapultati in una realtà così importante e più grande di loro. Erano un po' introversi, questo lo ricordo. Non avevano ancora forgiato il carattere".

Chi ti contattò per venire a Napoli? "Pierpaolo Marino. Ero a Treviso in B e ricordo che era stato prolungato il periodo di mercato del Napoli. Venivo dalla rottura del crociato ed avevo anche un po' paura di scendere in campo. Allo stesso tempo ero molto desideroso di tornare a giocare".

Un po' come Milik allora... - "Sì, la stessa tipologia d'infortunio. La rottura del crociato è un infortunio molto serio. Milik ha recuperato in tempi record. I tempi son cambiati, così come gli strumenti che si hanno a disposizione in infermeria. Devo ammettere che lo staff medico del Napoli ha fatto un ottimo lavoro: io recuperai in sei mesi: Milik appena 98 giorni... qualcosa di fenomenale".

Avresti preferito che Calaiò non fosse mai arrivato per giocartela fino in fondo? "Venivamo da un periodo in cui si aspettavano tanto da noi. Venivamo da un periodo difficile. Non eravamo al vertice e c'erano tante critiche. A Napoli sono stato benissimo. Tuttavia, ricordo che Reja voleva formare un attacco con 4 persone l'anno successivo. C'è chi porta pazienza e chi no. Io ero tra quelli che volevano giocare sempre. Bisognava alternarsi e a me non andava bene. Andai allo Spezia e tutti fummo più contenti".



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