
FOTOGALLERY - "Lavezzi mi ha fatto una promessa. Su di lui una grande bugia. Yanina gelosa della sua notorietà. Mi imbucai al suo compleanno..."
Il suo ritorno a Napoli ha indubbiamente lasciato il segno. Storia di un cuore che non ha mai smesso di battere, di un abbraccio tanto atteso dopo l'amaro saluto. Il viaggio, l'arrivo in taxi e la deposizione nell'ambito del processo per riciclaggio. Se ne è parlato ovunque, quasi a dismisura.
I 'fortunati' che lo hanno incontrato per strada ringraziano ancora di essersi trovati 'al posto giusto al momento giusto'. Perché ad una foto col Pocho, un autografo od un semplice saluto, non ci si abitua mai. Lo sa bene chi, durante la permanenza di Lavezzi a Napoli, è stato suo vicino di casa. Come la giovane tifosa Alessandra Cappa, intervenuta in esclusiva ai microfoni di CalcioNapoli24. Aneddoti tra passato e presente, una precisazione importante ed una piccola promessa per il futuro....
Alessandra, il Pocho è rimasto nel cuore dei tifosi napoletani, in particolar modo di quelli femminili: come mai, nonostante l’addio, si è ancora così attaccati a lui?
"Indubbiamente è stato uno dei protagonisti della recente storia del Napoli, non lo si può non ricordare sia per quello che ha dato in campo sia per quello che è stato al di fuori. In particolar modo i primi anni, sembrava un ragazzo timido, quasi non lo riconoscevi per strada. Poi tutto il resto è storia nota. È sempre stato molto disponibile con noi tifosi, spesso ci ritrovavamo in gruppetti fuori casa sua per foto ed autografi".
Vedo che parlare di Lavezzi ti emoziona particolarmente…
"È vero, io sono tra quelle tifose che era sempre lì ad aspettarlo. Ricordo ancora la prima volta che lo incontrai. Mi trovavo dal parrucchiere, non mi ero accorta che ci fosse anche il mio idolo. Appena lo vidi, mi emozionai a tal punto da scoppiare a piangere. Lo staff del negozio lo disse al Pocho, che venne ad abbracciarmi. Ricordo che era imbarazzato perché non sapeva cosa dire; poi mi ripresi e ci mettemmo a scherzare. Lì la nostra prima foto insieme...".
Ne hai una lunga serie?
"Ehm.. ehm.. sì, credo di averne collezionate almeno una decina. Le prime volte che gli ho chiesto uno scatto, non mi ha riconosciuto. Poi è successo qualcosa, un’occasione in particolare in cui si è ricordato di me, e di lì in avanti ogni qual volta lo beccavo in giro, ci scherzava su".
Cos'hai combinato?
"Ve lo racconto, ma che resti tra noi (ride, ndr). Alcuni giorni prima del suo compleanno, avevo fatto amicizia con un ragazzo filippino che lavorava a casa sua. Grazie a lui non fu difficile intrufolarmi alla festa. Una volta arrivata alla porta, così, senza pensarci su due volte, bussai. Che brivido ritrovarmelo di fronte! Inizialmente si chiedeva chi fossi, poi gli ho ricordato di quella volta in cui piansi dal parrucchiere e subito si ricordò di me. Gli avevo scritto un bigliettino d’auguri e glielo portai, non se l’aspettava. Ero emozionata, glielo diedi, gli feci gli auguri , prima di andare via, gli chiesi di venire alla festa per i miei diciotto anni; mi rispose che gli avrebbe fatto piacere, ma a patto di non 'esagerare'. Poi, purtroppo (e per sua fortuna), fu convocato per l’amichevole con l’Argentina e non poté venire”.
Come hai reagito quando hai appreso dell’ufficialità del suo trasferimento?
"Male. Yanina in quei giorni aveva un’aria troppo 'soddisfatta'; sapevo che prima o poi la brutta notizia sarebbe arrivata. Sono andata a salutarlo quando è partito, meglio che non me ne ricordi...".
Yanina, nota 'dolente'. Perché i tifosi provano così tanta avversione nei suoi confronti?
"Credo che Yanina fosse infastidita dalla notorietà di Lavezzi. Vi spiego meglio. Non gradiva che i tifosi lo aspettassero fuori casa o che lo avvicinassero in un locale. Ricordo di una volta in cui ero di passaggio davanti al cancello di casa sua (di passaggio?). Invece di Lavezzi, uscì lei con la macchina, a tutta velocità. Mai una volta che si fosse mostrata disponibile con i bambini e i ragazzi che le chiedevano una foto...".
Parliamo di quando Lavezzi è tornato a Napoli…
"Avevo già organizzato tutto per essere presente all’udienza. Mio nonno è un avvocato e io l’ho accompagnato in qualità di praticante. In verità già il giorno prima avevo beccato il Pocho, per caso, al bar Cimmino di via Petrarca. Ovviamente mi sono avvicinata per salutarlo. All'inizio, quasi non si ricordava chi fossi, poi gli sarà venuto in mente e, scherzando, mi ha detto: “Allora, facciamo un’altra foto?”. E come potevo dire di no?! Gli ho chiesto come si trovasse a Parigi e se gli avesse fatto piacere tornare a Napoli, anche se non proprio per una 'vacanza'. “Certo, appena potrò ritornerò nuovamente a salutare tutti i miei amici - mi ha assicurato - ". A quel punto gli ho promesso che sarei andata a trovarlo in Francia. E ci andrò!".
Dunque, sei stata al processo: c’è qualcosa che è sfuggito alla stampa?
"Più che sfuggito, direi che è stato detto qualcosa di troppo".
Vale a dire?
"Che io ricordi, Lavezzi non ha mai dichiarato di aver giocato alla PlayStation col figlio del boss. Ha semplicemente detto che, come capitato con altri tifosi, spesso firmava delle magliette che gli venivano portate a casa per un autografo. Non so perché sia uscita fuori questa storia della 'Play'. Quasi l’hanno fatta passare per un’abitudine. Ma, lo ripeto, io non l'ho assolutamente sentito".
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