ESCLUSIVA - Osmanovski: "Scudetto Napoli? Io ci credevo! Juventus? Con loro si fa di tutto per vincere. Ibrahimovic e Cassano pazzi, adesso mi occupo di palazzi. Da Rosengard a Bari..."
Sorride quando gli viene ricordato il soprannome datogli a Bari ("Ero il Principe del Ricamo per via dei dribbling? Non ricordavo"), direttamente
Sorride quando gli viene ricordato il soprannome datogli a Bari ("Ero il Principe del Ricamo per via dei dribbling? Non ricordavo"), direttamente al San Nicola dal Rosengard di Malmö. Uno svedese al Bari, e non fu nemmeno l'ultimo ("Arrivai col mio amico Daniel"). Yksel Osmanovski è nato in Svezia ma ha origini macedoni, è stato un calciatore in grado di arrivare all'Europeo con la sua Nazionale...ed ora è nel campo del Real Estate Development. Strano, vero? Eppure la storia è tutta qui, raccontata in esclusiva dall'ex Torino a CalcioNapoli24.
GLI INIZI DI CARRIERA, L'INCONTRO CON IBRAHIMOVIC
- Allora Yksel, come nasci calciatore? Che sogni avevi?
"Avevo cinque anni quando iniziai a giocare, ero sempre in mezzo alla strada con altri bambini. Sono cresciuto al Rosengard di Malmö, una zona non bellissima francamente. Però erano in tanti a giocare, ed io con loro. Sognavo di diventare calciatore, certo, ma soprattutto sognavo di approdare in Italia: in quegli anni era il miglior campionato del mondo"
- Dal 1995 al 1998 al Malmoe ci sei tu, ed anche un piccolo Ibrahimovic: eri il suo idolo, che effetto ti fa? Zlatan nella sua autobiografia ha ricordato una scena: un autografo che tu gli facesti mentre tutti gridavano il tuo nome...
"Ricordo la scena (ride, ndr): avevamo quattro anni di differenza ma già si vedeva il suo talento. Era un ragazzino non troppo, come dire, 'pulito' nei comportamenti: veniva dalla mia stessa zona, Rosengard. La scena dell'autografo? Ricordo che parlava tanto, mi diceva che sarebbe diventato più forte di me. Quando lo faceva, io ridevo e finivo per rispondergli 'vai piano, non guardare troppo avanti'"
L'ARRIVO IN ITALIA
- Perchè nel 1998 due svedesi si trasferiscono al sud Italia, a Bari. Perchè?
"(ride, ndr) Arrivai con il mio amico Daniel Andersson nel 1998, al Bari prima di noi c'erano stati Kennet Andersson e Klas Ingesson con l'allenatore Fascetti. Disputarono delle buonissime annate, evidentemente il Bari era alla ricerca di altri calciatori svedesi perchè finirono per seguirci. In quegli anni il calcio in Italia era il migliore al mondo e tutti volevano farne parte. La Serie A era un sogno, ed allora era più difficile: ci riusciva soltanto chi militava in nazionale. E' diverso da oggi, adesso anche se non sei un nazionale puoi aspirare ad arrivare in Italia, oppure in altri campionati come quello olandese"
- Che ricordi hai dell'esperienza in Puglia?
"Ricordi belli, assolutamente. Tre anni con tante gioie, magari evitando l'ultimo anno perchè retrocedemmo in Serie B. Mi sono trovato benissimo, non soltanto con i compagni ma con tutta la società e lo staff"
- Da Ibrahimovic a Cassano, un altro baby talento: ricordi?
"Un grande, Antonio è stato un amico. In quegli anni facemmo tante belle cose, era bravo anche se, come Zlatan, un po' 'pazzo' a livello di comportamenti"
LA NAZIONALE
- 27 maggio 1999, che data è?
"Aiutami a ricordare, non sono bravissimo... (ride, ndr)"
- Va bene: Svezia-Giamaica, segni due gol...
"Ah, allora sì! Eravamo a Stoccolma, era un'amichevole. Segnare è sempre stato bello per un attaccante, farlo con la maglia della propria nazionale...ancora di più"
- E se pensiamo a Svezia-Italia?
"Guarda, son stato sei anni in Italia e mi sono reso conto come gli italiani vivono al massimo il gioco del calcio. Certo, qui in Svezia siamo ovviamente contentissimi per la qualificazione al Mondiale. Però è strano non vedere l'Italia in Russia, quello sì"
IL POST-CARRIERA
- Come mai il ritiro a soli 31 anni? Eri giovane, tutto sommato...
"Non sentivo più motivazioni, non avevo più la gioia e la passione di giocare e di continuare a farlo. Tutto qui, Sono tornato a studiare, dopo aver lasciato ai tempi del Malmoe: mi sono laureato, adesso lavoro nel settore immobiliare, tra Real Estate Development e Quality Manager. Ah, il calcio mica l'ho lasciato: sono tornato al Malmoe, sono il team manager della squadra Under 21"
- Qual è stato il compagno di squadra che ricordi con più piacere? Quello che non è esploso?
"Beh, ce ne sono stati tanti (ci pensa qualche secondo, ndr). Ricordo Gianlugi Zambrotta, che poi ha avuto una grande carriera. E non solo lui: Gaetano De Rosa ai tempi del Bari fu un grande, così come Diego De Ascentis. A livello di talenti ti dico Cassano: la sua è stata una carriera notevole, forse avrebbe potuto fare ancora di più"
UNO SGUARDO SUL NAPOLI
- Come viene visto il Napoli in Svezia?
"Il calcio italiano qui viene seguito eccome, ed ovviamente pure il Napoli. Ho visto l'annata in Champions, per come è andata è un peccato. In Italia, sincero, non si sa mai: io personalmente ci credevo, dopo cinque-dieci partite pensavo che gli azzurri sarebbero stati in grado di lottare per lo scudetto. E' soltanto un bene se una città come Napoli ha una squadra che si mette in mostra: è una città importante per tutto il paese, chi ama il calcio non può che apprezzarli"
- Ma in tutto questo, leggendo le tue caratteristiche fisiche (174 centimetri d'altezza, 68 chili di peso): ti rivedi più in Mertens o Insigne?
"Più Lorenzo, forse. Mertens mi piace, ovvio, ma penso di rivedermi di più in Insigne. Sono giocatori fortissimi, e poi giocano in una città che risente molto dei risultati: se il Napoli vince sono tutti felici, altrimenti no! (ride, ndr)"
L'ESPERIENZA AL TORINO
- Che triennio fu quello granata?
"Un triennio non troppo facile. Se il Bari era una società organizzatissima, tra presidente e direttore sportivo, al Torino non c'era una unica linea da seguire: mancava tranquillità, e senza tranquillità è sempre difficile fare risultati. Ricordo che in un anno cambiammo ben quattro allenatori (nel 2002-2003 si alternarono Camolese, Zaccarelli, Ulivieri e Ferri: il Toro andò in Serie B, ndr). Io nemmeno riuscii a dare il meglio di me in granata, eppure ci speravo e proprio per questo rimasi per tre stagioni (intervallate da sei mesi in Francia al Bordeaux, ndr) "
- Avevi Quagliarella in squadra, com'era?
"Me lo ricordo Fabio, era giovane e stava arrivando in quei mesi in prima squadra. Non giocò tantissimo, ma già l'anno dopo iniziò da altre categorie la carriera che l'ha portato sin qui"
- C'era pure Saber, che a Napoli non ha fatto bene: te lo ricordi?
"Non tantissimo, però non lasciò grandi tracce (undici presenze nel 2003-2004 poi si ritirò, ndr)"
- Dì la verità: al posto di Maspero avresti scavato anche tu una buca sul dischetto del rigore al termine del derby con la Juventus...
"Lo avrei fatto senza nemmeno pensarci, contro la Juventus si fa di tutto per vincere (ride, ndr). In quella partita venni sostituito al quarantacinquesimo, lo vidi dalla panchina: quando ce lo disse negli spogliatoi ne ridemmo su, fu una partita pazzesca"
di Claudio Russo - Twitter @claudioruss
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