
Punto 17, l'entourage di Hamsik: "Tornare al Napoli sarà una sua decisione, durante il COVID ci fu uno spiraglio. Faceva gola a tutti: fu vicino alla Juve" | ESCLUSIVA VIDEO
Ultime calcio Napoli Punto 17 la gara di addio al calcio di Marek Hamsik. Martin Petras, membro dell'entourage, ne ha parlato in esclusiva a CalcioNapoli24
Ultime SSC Napoli - Punto 17, Marek Hamsik dà l'addio al calcio giocato. La partita si terrà il giorno 5 luglio alle ore 19 a Bratislava in Slovacchia allo stadio Tehelne Pole, CalcioNapoli24 la trasmetterà in esclusiva per l'Italia attraverso tutte le proprie piattaforme: sito web, social, Youtube e sul canale 79 del digitale terrestre su Napoli e Caserta.
Martin Petras, membro dell'entourage di Marek Hamsik, ha parlato di lui, in esclusiva, ai microfoni di CalcioNapoli24:
Martin Petras racconta il suo Hamsik
Quando l'hai visto la prima volta, che cosa hai pensato?
"Prima l'ho conosciuto come giocatore, perché è venuto da giovane nello spogliatoio, dove io ormai ero uno dei vecchi nella Nazionale, quindi ci siamo conosciuti lì o meglio, penso che ci siamo conosciuti quando lui giocava ancora a Brescia. Era una partita, credo, Treviso-Brescia e giocavamo entrambi in Italia. Lì abbiamo scambiato le prime parole, poi lui è entrato in Nazionale come giovanissimo e ci siamo conosciuti meglio".
Nelle competizioni regionali e interregionali in Slovacchia, addirittura nella stagione 98-99, in 38 partite segnò 111 gol, 16 addirittura in una sola partita contro il Dorna Strehova. Sono numeri pazzeschi, era un ragazzo prodigio
"Sicuramente era un talento enorme in Slovacchia, poi Maurizio Micheli l'ha visto in una partita e l'ha portato a Brescia. Questa è stata una persona fondamentale nel passaggio di Marek in Italia e da lì è partita la sua carriera completamente diversa rispetto a quanto avrebbe potuto fare in Slovacchia. È andato in Italia dove immediatamente è riuscito a lasciare il segno e da lì dopo sappiamo tutti com'è andata".

Un giovane ragazzo che viene a giocare in prima squadra, siete compagni di squadra. Mi racconti il tuo Marek fuori dal campo?
"Marek è una persona che in questi anni non è mai cambiata. Questo è stato anche il suo punto di forza perché lui è rimasto così com'era. Dopo che ha smesso di giocare è rimasto sempre quella persona. È un dato di fatto, è una persona eccezionale fuori dal campo, è uno che da sempre non parla tantissimo, però è un ragazzo di cui ti puoi fidare. Ha sempre dei valori, merita quello che ha fatto nella sua carriera. Tutto si è meritato da solo e questo è una cosa importante. Nonostante abbia avuto successi, vinto dei trofei, ha giocato a Napoli per tantissimi anni, quasi 12, ed è rimasto sempre una persona semplice".
Il passaggio da Brescia a Napoli
Arriva a Napoli un po' tra lo scetticismo di tutti i tifosi. Scelse Napoli perché? Come ha vissuto i primi giorni del passaggio da Brescia a Napoli?
"Tutti quelli che hanno giocato sanno come sono difficili i passaggi da una squadra all'altra, poi specialmente da un Brescia che comunque è una società importante in Serie B, al Napoli in Serie A. Napoli è una piazza molto importante. Lui è entrato in silenzio, si è fatto rispettare, ha dimostrato il suo valore, la sua qualità. L'ha dimostrato sempre sul campo. E così ha fatto anche a Napoli dove, come hai detto tu, lo scetticismo c'è sempre. Ogni giocatore che arriva, i tifosi hanno sempre idee diverse. O è forte o non lo è. Alla fine Marek è riuscito a farsi amare. Ha fatto dei record, ha fatto di tutto. Sempre in silenzio, sempre lavorando sul campo. Credo che mai fatto una cosa strana fuori dal campo che farebbe parlare la stampa o i tifosi".
Hamsik vicino alla Juve
Moratti lo voleva all'Inter, così come Luciano Spalletti. Lo ha chiesto alla Juve Massimiliano Allegri. C'era anche il Milan. Marek faceva gola a tanti club italiani, faceva gola a tanti club stranieri. Cosa c'è di vero in queste notizie che sono nel tempo uscite? Se è stato eventualmente vicino a qualche altro club in passato?
"Sì, è vero tutto. Lo volevano tutti: il Milan, l'Inter, la Juve. La Juve è stata molto vicina a prenderlo. Poi alla fine, come hai detto tu, Marek ha sempre scelto il cuore, la maglia azzurra. Lì era un dio. E' normale, sono dei passaggi di mercato. In quei anni era uno dei più forti centrocampisti in Europa, non solo in Italia. Quindi faceva gola a tutti".
E all'estero?
"Lui amava l'Italia, amava questo paese. Sicuramente c'erano interessamenti. Mi ricordo qualcosa dalla Germania, anche dall'Inghilterra. Era un centrocampista tipico per il calcio italiano. E lui ha dimostrato in quei anni la propria qualità. Poi tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Quando c'era da decidere, ha sempre deciso di rimanere. E credo che questa lealtà la gente di Napoli la ricorderà per sempre".
Perché si è passati dal cuore a far prevalere la ragione. Perché maturò quella decisione di andare in Cina e ti chiedo Ancelotti che cosa ne pensò?
"Ssono stati i suoi anni migliori dove ha giocato il miglior calcio, dove si è espresso al meglio, dove si è divertito di più, poi sono venuti questi anni dove non c'era divertimento, non c'era quello di cui aveva bisogno lui. Io credo, se mi ricordo bene, che quegli ultimi mesi, quando si parlava di andare via, aveva poco dentro, non aveva più da dare, era vuoto dentro. Tutti sappiamo che vivere a Napoli, vivere da giocatore del Napoli è una cosa molto difficile. Molte volte che sono venuto a trovarlo, mi meravigliavo di lui di come riusciva ad accontentare tutti i tifosi con autografi foto. Ma poi sai, dopo 12 anni magari è arriva questo momento e hai bisogno di questo cambio e ha fatto questa scelta".

Poi il Goteborg prima, il Trabzonspor dopo, sentivate Giuntoli: era reale la possibilità di un suo ritorno al Napoli?
"Non si è mai parlato concretamente di tornare a Napoli. Quando c'era il Covid in Cina, con la situazione peggiorata in tutto il calcio, c'era questo buco dove lui doveva giocare, per la nazionale, quindi si parlava con lo Slovan, si parlava con un po' di società, poi alla fine si è deciso ad andare in Svezia, per due o tre mesi, per poi andare al Trabzonspor, dove alla fine le cose sono andate bene. Ha vinto il primo Scudetto in carriera, si è divertito, passione più o meno uguale come quella di Napoli, tifosi pazzeschi".
A mente fredda. Quando pensi a Marek, che cosa ti viene in mente?
"E' una persona tranquilla, una persona sincera, una persona di poche parole, ci sono delle persone che chiacchierano, che parlano, che ti dicono mille parole e alla fine non capisci niente. Marek si fa capire in poche parole ed è lui, per questo lo amo, perché con lui non fai le chiamate di mezz'ora, ma in tre minuti ti dice tutto: è un uomo di poche parole e tanti fatti".
Il ritorno al Napoli di Hamsik
Un giorno lo rivedremo nel Napoli, magari in un'altra veste? È l'allenatore il sogno di Marek?
"In questo momento sta allenando, si sta aggiornando, fa il vice in nazionale a Ciccio Calzona e questo gli piace. Sta dedicando tutto il tempo, poi fa il corso a Coverciano per diventare allenatore. Poi che strada prenderà, come si evolverà questa sua carriera, non lo so. A Castelvolturno ha trovato degli amici: Franco, Arturo, Pino... Lui è stato sempre diverso, ha scelto una località diversa da tutti gli altri e lì si è sentito a casa. Quindi questa è stata anche la sua tranquillità, la casa ce l'ha sempre lì, torna sempre lì in estate e poi se a Napoli tornerà dipende sempre da lui, da De Laurentiis, da tutti. So che sono in contatto e nella partita con il Barcellona, che hanno giocato l'anno scorso in Champions, si sono visti. De Laurentiis ha invitato Marek al pranzo della UEFA. Ma Marek ha l'Accademia, ha i due figli che stanno crescendo, non è facile. Dopo una carriera così uno vuole anche prendersi del suo tempo e poi magari più avanti deciderà cosa fare".
C'è un calciatore, secondo te, che può raccogliere la sua identità a Napoli?
"Lui è stato un giocatore con un senso del gol incredibile, che un buon inserimento e tanta corsa. Credo che gli possa assomigliare suo figlio grande, che è la sua fotocopia".
Davanti a te c'è Marek, il tuo messaggio?
"Voglio solo che si goda questo giorno, perché se lo merita. L'addio con la Nazionale è stata una partita fantastica, se l'ha goduto con la famiglia, con i bambini, c'erano tante lacrime. Vorrei vedere proprio questo, che lui se la goda con i ragazzi della Nazionale, con i ragazzi con i quali ha giocato in giro per il mondo. Alla fine viviamo per questa passione qua, per i momenti della vita che poi si ricorderanno per tutta la vita".
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