Raffaele Palladino Juventus - Napoli
Raffaele Palladino Juventus - Napoli

ESCLUSIVA - Palladino: "Lo ammetto, non ho mai tifato per la Juve! Donadoni mi voleva al Napoli. A Torino finirà 1 a 2. Tutto sul fallimento del Parma e le gare con Ibra alla Play..."

28.09.2018
10:30
Fabio Cannavo

Intervista esclusiva di Calcio Napoli 24 a Raffaele Palladino in vista di Juventus - Napoli

Nato a Mugnano di Napoli, ma da quando aveva diciassette anni finì nell'orbita Juve passando dal Benevento ai bianconeri. Grande amico di Antonio Mirante, condivise anche una stanza con Ibrahimovic. Visse il fallimento del Parma Calcio, ma tornò a rinascere grazie a Juric ed al Crotone. Ad oggi è in cerca di una squadra che gli dia spazio. Raffaele Palladino, in un'intervista esclusiva a CalcioNapoli24.it, ha rivelato anche di essere stato vicino al Napoli di Donadoni

Eppure eri a Benevento da giovane. E il Napoli non ti ha mai visionato per vestirti d'azzurro.

"Secondo me non mi hanno mai notato. Quando sei piccolo ti fanno fare vari provini. Io ne feci di diversi, ma credo che col Napoli non sia mai passato e quindi a quindici anni andai a Benevento. Sarebbe stato un mio desiderio vestire la maglia del Napoli". 

Immagino cosa accadde a casa Palladino quando arrivò la telefonata della Juventus...

"Successe tutto molto in fretta, a sedici anni giocavo in Serie C ed a diciassette anni mi ritrovai alla Juve. Nel giro di due o tre anni avevo la maglia bianconera addosso. A casa fu una festa continua, veniva a trovarmi sempre tanta gente perchè incuriosita da questa nuova avventura". 

Quanto era forte quella Primavera bianconera con cui vinceste il campionato?

"Io feci il primo anno con Gasperini e vincemmo il Viareggio, con Mirante e Paro in squadra. Poi l'anno successivo vincemmo sia il Viareggio che lo scudetto e c'era Onwuachi e Chiumiento. Eravamo molto forti, tra le squadre più forti degli ultimi quindici anni di Primavera". 

Alla fine, tra i tanti, sei quello che ha fatto più strada.

"Sì, dati alla mano sì, ma non ero il più forte che era Chiumiento. Era il talento della Primavera. Poi col passare del tempo, vuoi perchè feci delle scelte, ma anche perchè ebbi fortuna, ho fatto una carriera diversa dalla sua. Ho avuto dalla mia la mentalità di migliorarmi sempre, sapevo di non avere chissà quanto talento e mi impegnavo molto". 

Dopo i prestiti a Salerno e Livorno torni alla Juve da protagonista. In Serie B. Buffon, Del Piero, Nedved e Trezeguet. Quanto fu importante quella breve parentesi tra i campioni?

"Non ti nascondo che per me quella fu una crescita umana e calcistica. La Juve mi ha formato come uomo e poi come calciatore. Sono grato alla Juve, sono maturato molto. Mi seguivano sotto tutti i punti di vista, con la scuola, a livello fisico e mi facevano fare allenamenti integrativi. Quando condividi lo spogliatoio con gente come Del Piero e Buffon puoi solo rubare i segreti del mestiere. Ti inculcavano la mentalità vincente". 

E di Ibrahimovic che ci racconti? Hai fatto un ritiro con lui alla Juve.

"E' vero, mi trovai al ritiro della Juve ed ero il quinto attaccante e c'era ancora Ibrahimovic che poi andò all'Inter. Io ero in camera con lui ed ho un ricordo bellissimo e giocavamo alla Play Station insieme. Nacque una sorta di amicizia. Non legava con tanti compagni di squadra, ma con quei pochi che legava dava tanto. Facevo vincere sempre lui per evitare che si arrabbiasse (ndr.)". 

Si può dire che iniziasti a masticare il calcio che conta a Genova, con Gasperini in panchina. Quella squadra arrivò quinta in A con te, Milito, Criscito e Thiago Motta. Che giocatore era il Principe?

"Quel Genoa era una delle squadre più forti degli ultimi anni. Gasperini è un maestro di calcio insieme a Sarri, è tra i migliori. Per ciò che mi riguarda ebbi l'onore di giocare con Milito. E' il giocatore che più mi impressionò, al primo allenamento mi sconvolse, faceva giocate che non erano proprio da prima punta. Non mi sono sorpreso che sia andato all'Inter". 

Di Hernan Crespo che ricordo hai? Crespo o Milito?

"Crespo era devastante, lo vedevo in televisione, ma è stato uno dei centravani più completi. Ma il Milito che ho visto io era unico, per qello che ho visto io. Dico Milito superiore, ma di un pelo".

A Parma incontrasti un Fabiano Santacroce in fase calante della sua carriera. Sei convinto anche tu che sia uno dei rimpianti più grandi della SSC Napoli?

"Sono d'accordo. Con Fabiano siamo molto amici, ci sentiamo spesso. Purtroppo ebbe un infortunio al ginocchio che gli ha condizionato la carriera. Come difensore centrale era molto forte, avrebbe dovuto fare una carriera superiore". 

Nella stagione successiva avesti modo di conoscere anche Ignacio Fideleff, ex Napoli, al Parma. Che ragazzo era? Un episodio che ricordi in particolare di lui.

"Era un ragazzo simpatico, buono. A me piaceva come persona, era estroverso, rideva e scherzava sempre. Non ebbe fortuna in Italia, ma aveva anche delle buone qualità". 

Tra i tanti ex Napoli che hai avuto in squadra con te c'era anche Walter Gargano. Gli amici napoletani ci raccontano di un carattere molto fumantino. Mai avuto problemi con lui?

"No, mai. Eravamo molto amici, nell'arco della mia carriera ho fatto solo due o tre discussioni che poi sono subito finite. Sono un ragazzo che va d'accordo con tutti e spesso andavo a cena fuori con Gargano. Non ho notato fosse un ragazzo fumantino, era uno che socializzava molto e molto coinvolgente". 

Hai vissuto anche il fallimento del Parma. Che mesi viveste in Emilia Romagna?

"Vivevamo malissimo, fu molto triste da tutti i punti di vista. La cosa più triste fu che ci abbandonarono tutti, sia la Federazione che permise di vendere una società per due volte al costo di un euro. Gentaglia, era solo gentaglia. Non vorrei nemmeno più tornare sull'argomento. La cosa triste era vedere dirigenti e magazzinieri che non percepivano lo stipendio da un anno e noi calciatori spesso facevamo delle collette per dare una mano a questa gente".

Sei rientrato a Genova dopo anni, ma fosti messo fuori rosa per una parte della stagione. Perchè?

"Passò quel passaggio, ma non andò così. Arrivai a gennaio dell'anno precedente, ci salvammo con Juric, ma ad ottobre mandarono via il mister ed io ero lì soprattutto per lui. Col cambio di allenatore mi misero ai margini della rosa e fecero altre scelte. Sono uno ambizioso e preferì andar via". 

Ma è vero che sin da piccolo fai il tifo per la Juventus?

"Sfatiamo questo tabù, da piccolo non ero tifoso della Juve, ma ero simpatizzante del Napoli. In realtà solo perchè giocavo con la Juve molti associarono questa cosa al tifo. Uno dei miei idoli era Baggio e in qualche intervista dissi che ero tifoso di Baggio, ma mai della Juventus". 

Il tuo più grande amico nel mondo del calcio.

"Mirante, portiere della Roma. Abbiamo condiviso casa insieme quando avevamo diciotto anni e tante espertienze. Siamo fratelli". 

L'allenatore a cui devi di più.

"Ogni allenatore mi ha lasciato qualcosa nel bene e nel male. Con tantissimi sono andato d'accordo, con qualcuno meno. Con Colomba non nacque un buon feeling e anche con Ballardini. Con Lippi mi trovavo benissimo, così come con Gasperini. Quello che mi ha fatto rinascere è stato Juric". 

Il difensore più difficile da saltare.

"Ho giocato contro Cannavaro, Stam, Nesta, Thiago Silva. Ho avuto la fortuna di scontrarmi con difensori fortissimi. Però Cannavaro era insuperabile, era aggressivo. Sono molto amico suo". 

Un futuro in Cina con Cannavaro?

"Magari (ride ndr.), lui farà una grande carriera".  

Mai stato vicino al Napoli?

"Sì, l'anno che dovevo andare via dalla Juve. Con Ranieri mi trovavo bene, ma l'anno successivo volevo andar via per giocare di più. Il mio procuratore mi disse che mi voleva fortemente il Napoli perchè c'era Donadoni. Non se ne fece più nulla perchè il Genoa offrì di più". 

Quali sono i progetti per il futuro?

"Sto studiando da allenatore, mi piacerebbe restare nel mondo del calcio e poter fare il tecnico. Ho preso il patentino e mi aggiorno". 

Come finisce Juventus-Napoli?

"1 a 2. Vince il Napoli fuori casa, è una squadra in salute e mi piace come Ancelotti stia gestendo la squadra. Il post Sarri non era facile, Ancelotti ha trovato la quadra e sono curioso di vedere come andrà a finire". 

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