CN24 - Paure e dilemmi, turn-over e difesa a 4: altro che vacanze per Mister Mazzarri

31.12.2011
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Gianluca Volpe Prignano

Mettere in discussione le proprie idee, già di per sé, è impegnativo. Se poi quelle stesse idee ti hanno portato sulla vetta, lo sforzo richiesto diviene quasi sovrumano. Nessuna rivoluzione, sia chiaro. Non si tratta di rinnegare quel 3-4-3 che ha mandato in tilt spesso e volentieri gli schemi degli allenatori avversari, ultimo in ordine cronologico il City di Mancini. Un modulo congeniale alla rosa azzurra, non a caso il mercato estivo è stato improntato su questo, ma al tempo stesso dispendioso.
Prevedibilità - Walter Mazzarri non lo ammetterà mai, ma lo schema tattico del Napoli è, se non in fase involutiva, in stasi. Il marchingegno perfetto che consta di determinati movimenti, sovrapposizioni, passaggi ed inserimenti inevitabilmente comincia ad incontrare un limite: la prevedibilità. Gli avversari conoscono nel dettaglio il gioco del Napoli e possono studiare senza alcuna fretta le contromosse. Cosa che non avviene in Europa, terra di avventurieri, dove gli azzurri recitano la parte dell'ospite ignoto a tutti, ed invitato a sorpresa, che si mostra in tutto il suo splendore. Nel nostro paese, invece, l'ospite è ben risaputo, gode di una fama riconquistata negli ultimi tempi ed al tempo stesso sanno come metterlo in difficoltà. Roma e Juve, le squadre a cui il Napoli ha concesso più occasioni da rete, hanno infilzato la difesa azzurra in modo speculare: esterni d'attacco con i piedi sulla riga del fallo laterale che costringono Aronica e Campagnaro ad allargarsi e interni di centrocampo che scendono in massa filtrati, per quanto possibile, da Gargano più che da Inler.
Durante la partita in corso è stato utilizzato il 4-4-2 senza che ciò abbia causato particolari problemi. Le controindicazioni andrebbero cercate nelle caratteristiche dei giocatori in rosa, ma sorge spontaneo un quesito: in alcune gare perché non sperimentare dal primo minuto la difesa a quattro? La non semplice collocazione di Hamsik è una questione atavica che dà molte risposte al quesito.
Turnazione dubbia - E' lecito incontrare delle difficoltà nell'applicazione del turnover per chi, per un'intera carriera, ha avuto da gestire rose di 22-23 giocatori al massimo per affrontare il solo campionato. Discutibili, di fatto, i principi che hanno regolato fino a questo momento le turnazioni del mister di San Vincenzo: Cavani e Gargano troppo spesso sono stati schierati dal primo minuto quando era chiaro che le loro gambe non andavano al massimo. I ricambi non saranno all'altezza ma se non vengono provati non sapremo mai dare un giudizio. Lo stesso Pandev all'inizio veniva ritenuto inadeguato nel sostituire il Matador e solo un caso fortuito prima della gara con la Juventus ha dato occasione al macedone di riscattarsi ed al Napoli di riscoprire un giocatore. Altro dubbio riguarda la difesa: né Ranieri, né Allegri si azzarderebbero mai a cambiare più di un terzino o di un centrale per partita. Il reparto arretrato, ancor più dell'attacco, vive di meccanismi oliati e di 'fiuto' del compagno: sostituire integralmente o quasi gli elementi che la compongono può rivelarsi suicidiario, come poi è accaduto. D'altronde un Cannavaro, per ruolo che interpreta, può reggere tranquillamente un 40-45 partite l'anno a differenza di Gargano o Maggio.
Non si vuole criticare, sarebbe follia dato che Mazzarri ha portato questa squadra a livelli visti solo una ventina d'anni fa. Quel che si cerca di fare è evidenziare delle sfumature che possono contribuire alla crescita di questo Napoli. Perché il difficile non è vincere, ma confermarsi. E per confermarsi bisogna cambiare qualcosa di tanto in tanto, aggiornarsi, reinventarsi. Un lavoro difficile ma necessario: solo il Barcellona di Guardiola può concedersi il lusso di non farlo.

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