Del Piero deluso: "Agnelli non rinnoverà il mio contratto. Sognavo di finire con la Juve"

17.04.2012
20:10
Redazione Calcionapoli24.it

"Dal 30 giugno sono senza contratto. Non so immaginare il mio futuro, è un cambiamento enorme e un po' mi spaventa, perché sarebbe come andare via di casa una seconda volta". Alessandro Del Piero-Juventus, game over. L'uomo dei record bianconeri (700 partite e 288 gol) guarda avanti e si prepara "a un nuovo livello da superare, lo vivo come i videogiochi che mi piacevano quando ero ragazzino". Personaggio-copertina del numero di Vanity Fair in edicola il 18 aprile, Del Piero riavvolge fino al 18 ottobre 2011 il nastro della sua storia con la Signora, giorno in cui Andrea Agnelli annunciò all'assemblea azionisti, con una scelta di tempo piuttosto discutibile, che quella in corso sarebbe stata l'ultima stagione dell'epopea bianconera del numero 10. Il fuoriclasse dimissionato, la bandiera ripiegata in un cassetto. Si diceva di una scelta pesata e sofferta, ma soprattutto condivisa. Oggi però Alex vuota il sacco, "il presidente mi ha sorpreso", prima di tirare fuori la pasta del capitano, di chi "non deve mai dimenticare i suoi doveri e quello che rappresenta. La Juventus è impegnata al massimo per vincere campionato e Coppa Italia. Non abbiamo bisogno di polemiche, che del resto non hanno mai fatto parte della mia carriera". La speranza di finire la carriera alla Juve è suo malgrado evaporata: "Era quello che sognavo - prosegue Del Piero -. Questi vent'anni sono stati ricchi di emozioni, con momenti straordinari e a volte duri: ho provato il brivido di scrivere quasi tutti i record bianconeri. Ormai però le cose sono cambiate". Alla vigilia della sua ultima volta in bianconero contro l'amico-rivale Francesco Totti, domenica sera allo Stadium, l'unica certezza è che Pinturicchio continuerà a giocare, il suo pallone non si fermerà: "Le mie partite non sono finite. Sarò il primo a sapere quando dovrò smettere, ma non è ancora ora: la mia passione per il gioco è troppo viva". In attesa di un futuro lontano da Torino, Del Piero trascorre un presente comunque diverso da quello che è stato il suo passato bianconero: "Questa è la stagione più complicata della mia vita, perché mi ha messo di fronte a una realtà che non avevo mai conosciuto: la realtà di chi gioca poco o niente. Nessuno pensa di meritare l'esclusione, e per quanto io abbia sempre pensato che se gioca un altro vuol dire che se lo merita, questo non significa rinunciare a lottare per conquistare quel posto". E' un Del Piero profondo quello che si concede in esclusiva alle domande del settimanale Vanity Fair. Parla del suo modo di essere, dell'orgoglio di un calciatore "diverso da quello che pensano di me un allenatore o un presidente. Come ho scritto nel libro (in uscita il 24 aprile; ndr), io sono quello che dimostro di essere, sono quello che io stesso penso di me". Ricorda quando a casa sua si "guardava alle mille lire": "Non eravamo poveri, ma dovevamo fare economia. Il senso della parsimonia mi è rimasto.(...) Oggi sono uno di quei bambini che può comprarsi tutti i giochi che vuole, ma tanto il suo preferito resta il pallone". Dice di un padre che se n'è andato via troppo presto: "Ho il rammarico che non abbia conosciuto i miei figli, il dispiacere di non avergli detto "ti voglio bene" qualche volta di più. La sua morte è il dolore più grande della mia vita". E a proposito di addii prematuri, Del Piero ripercorre con il cuore in mano il recente dramma di Morosini: "Davanti a una morte così assurda provo un senso di sgomento: la storia personale di Piermario rende questa tragedia ancora più inaccettabile, ci fa riflettere su quanto relativi siano i problemi di tutti i giorni, e quali realtà di vera sofferenza ci circondino. Non lo conoscevo, ma tutti lo ricordano come un giovane buono, capace di superare le difficoltà della vita anche attraverso il calcio, uno sport che, per tutti noi che di esso viviamo, dovrebbe essere sempre e solo gioia condivisa in campo".

Fonte : Repubblica
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