Campedelli
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La Procura non può dimostrare le 'plusvalenze fittizie': il Tribunale grazia il Chievo, solo 3 punti di penalizzazione

19.09.2018
11:00
Redazione

Ai primi di ottobre la nuova udienza: la penalizzazione potrebbe perfino essere ridotta, così come l'inibizione al presidente Campedelli

Secondo il tribunale federale il Chievo è «responsabile degli illeciti contestati» quando la procura Figc chiama in causa il comma 1 dell’articolo 8 del codice di giustizia sportiva, «con riferimento all’alterazione (rectius alla mancata correzione) dei dati contabili societari». «Non si ritiene raggiunta», invece, la prova che le trenta operazioni di compravendita di giovani calciatori col Cesena contabilizzate fra 2014 e 2017 e contestate dalla procura Figc con l’accusa di «plusvalenze fittizie», siano state decisive per ottenere l’iscrizione ai campionati 2015/16, 2016/17 e 2017/18. Perché? Per «l’impossibilità di ritenere pienamente validi e oggettivi» i criteri di valutazione dell’effettivo valore dei calciatori «utilizzati dalla procura», per la contestazione formulata dai legali del Chievo che «sembra essere fondata» e riguarda gli errori di calcolo per 29 milioni da parte della procura stessa circa gli effetti finanziari di quelle operazioni (secondo il Chievo sovrastimati del doppio), per «l’assenza di qualsivoglia accertamento di natura penale in ordine a eventuali condotte fraudolente dei deferiti» e, infine, anche perché la Covisoc, cioè l’organo federale che dà o meno il semaforo verde ai bilanci del club, «non ha inteso effettuare accertamenti o contestare alcunché».

È questo, in sintesi, il succo delle motivazioni, ora pubbliche, della sentenza di primo grado del secondo processo sportivo al Chievo per le plusvalenze col Cesena. La sentenza è di giovedì scorso ed è quella con cui il tribunale Figc ha rimpicciolito le richieste della procura federale: da -15 a -3 di penalizzazione, da tre anni a tre mesi di inibizione per il presidente Luca Campedelli più 200 mila euro di multa al club. Una sentenza contro cui faranno ricorso sia la procura che il Chievo.

Al centro ci sono quelle operazioni di compravendita effettuate col Cesena e contabilizzate nei bilanci chiusi fra 2014 e 2017. Il tribunale scrive che «i vertici delle due società hanno posto in essere una sistematica operazione di mercato, non già episodica, legata al valore attribuito intuitu personae al particolare ipotetico talento riscontrabile in uno o più giocatori, volta inevitabilmente a sopravvalutare i dati di bilancio mediante, appunto, il sistema delle cosiddette “plusvalenze”». L’udienza alla Corte d’appello federale potrebbe essere fissata tra fine mese e i primi di ottobre. E sono in molti, tra gli esperti di diritto sportivo, a pensare che difficilmente la penalizzazione per il Chievo sarà inasprita: semmai, potrebbe vedersi confermata o addirittura ridotta. Lo riporta il Corriere di Verona.

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