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Adani: "Conte ha mandato un messaggio emozionale, ecco cosa intendeva dire dopo il ko con il Como"
Daniele Adani, ex difensore adesso opinionista, ha rilasciato un’intervista a Cronache di Napoli.
Come arrivano Napoli e Inter allo scontro diretto?
“Con qualche acciacco ma sempre con grandissimi valori. Il Napoli si è superato, perché ha colmato il gap con l’Inter che invece un po' calata, ha perso energie ed errori è stata alle volte un po' più pigra. Basti pensare che ha preso più gol rispetto all’anno scorso, quando aveva vinto lo scudetto con 89 fatti e 22 subiti, una media di 2,5 fatti a partita con un gol ogni due partite subiti. Quest’anno invece ha vinto partite di corto muso e perso a Firenze o con la Juve. Il calo del Napoli, invece, è diverso. Ha spinto tantissimo fino al mercato poi ha venduto Kvara e non l’ha sostituito adeguatamente. Con tutto il rispetto per Okafor, il suo arrivo non è un’operazione tecnica ma una soluzione last minute”.
Per Napoli e Inter c’è una differente capacità di reagire alle difficoltà?
“Sicuramente. L’Inter trova il guizzo dei suoi singoli, il Napoli invece no perché non c’è più Kvara e ora manca anche Neres, defezioni che ti fanno essere meno pericoloso. Soprattutto il Napoli ora concede un po' di più. Prima non dava l’impressione di prendere gol perché attaccava di più, ora invece attacca di meno e prende un più gol. Questo perché non hai più un sistema che ti ha permesso di ammortizzare l’assenza di un giocatore fondamentale come Buongiorno”.
Conte a Como ha parlato di crepe mentali: come si sanano alla vigilia di una sfida così importante?
“Quello di Antonio è un messaggio emozionale, un ponte proiettato proprio alla sfida coi nerazzurri. Quando dice che la squadra non deve cedere sulla fame e perché vuole che faccia l’ultimo sforzo. Lui dice: stiamo facendo un miracolo e quindi non date nulla per scontato. Il suo invito è chiaro: con l’Inter bisogna cambiare atteggiamento. Questo al netto delle difficoltà che ha incontrato, in primis gli infortuni che lo hanno costretto a cambiare sistema”.
A proposito di tattica, quale sarà per lei la chiave della partita?
“Il 3-5-2è un sistema che inizialmente non era andato benissimo ma è migliorato molto e si è visto anche a Como nel primo tempo. Credo che Antonio confermerà le due punte ma al di là dei moduli, la chiave è solo una: l’intensità. Mi aspetto una reazione nervosa del Napoli in una partita che si giocherà molto senza palla anche a causa delle defezioni. Fare una partita qualitativamente di dominio con un’Inter dominante è complicato, devi fare una partita di corsa e sacrificio, di metri e scalate, chiudere gli spazi e avere le coperture giuste. Poi avrai delle giocate preparate per colpire l’Inter. Se andiamo a vedere, le squadre che si alzano molto a pressare l’Inter, si fanno male. Invece se gli togli quello che io chiamo il gusto del gioco, cioè quel movimento continuo che fa la squadra di Inzaghi rendendo i ruoli intercambiabili, la cosa cambia. Il passaggio comincia a essere intercettato, il gioco è meno fluido. Perciò il Napoli deve lavorare a chiudere i corridoi e poi andare a tirare il collo alla difesa con gli esterni e gli attaccanti”.
Il problema è che il Napoli segna poco e Lukaku è a secco da tre partite…
“Lukaku deve fare di più, non c’è dubbio. C’è bisogno del lavoro che fa per la squadra ma anche dei suoi tiri, dei suoi gol. Il problema è che le occasioni si creano quando fai i movimenti giusti come si è visto, per esempio, con la Juve, o col Milan a San Siro, quando ha fatto gol su una palla in ‘profondità corta’, cioè a 20-25 metri. Poi è chiaro che c’è bisogno anche degli esterni, che negli anni hanno fatto le fortune del Napoli. Per esempio l’Inter non ha esterni da uno contro uno anche se, giocando con due punte, la difesa nerazzurra sarebbe agevolata perché avrebbe più riferimenti”.
Conte appare nervoso e scontento: c’è bisogno che anche lui sia ‘centrato’ di più sul campo?
“Partiamo da un presupposto: io adoro Antonio. Mi piace la capacità di essere manager, un allenatore con una visione complessiva su un progetto. Lui a Napoli ha utilizzato spesso la parola percorso, ma io dico che questa stagione è un inizio di percorso, un concetto cui il calcio italiano è refrattario, si vuole il tutto e subito. Invece lui è l’uomo dei mini-cicli, del lavoro che ti permette di gestire le cadute, gli infortuni ma anche i risultati. È un’opportunità avere Conte: lui ha le sue certezze e vuole essere un valore aggiunto anche per la società, contribuendo a costruire tutti insieme. Per me il senso del messaggio che ha dato dopo Como è molto chiaro: io ci metto la faccia, mi interfaccio con la società ma voi in campo seguitemi alla morte. Perché se costruisci veramente un percorso, quello che magari ti sfugge oggi lo puoi raggiungere domani”.
Allora questo scudetto col Napoli sarebbe più clamoroso del primo vinto con la Juve dopo il 7° posto?
“Sicuramente. Quando il Napoli vinse con Spalletti io dissi che il club azzurro ci stava insegnando come si mettono le basi per fare un ciclo ma poi le ha buttate dopo lo scudetto. Invece alla Juve le basi le hai sempre. E Antonio è stato lì ma è stato anche all’estero e ora è Napoli”.
E si gioca uno scudetto…
“La partita di sabato dirà tanto. Il Napoli deve fare una partita perfetta per attenzione e fame, attento e feroce nell’intervento, facendosi spingere dal boato di un popolo, dal Maradona che io considero il dodicesimo uomo in campo. Detto questo, il Napoli non ha solo un risultato: il pareggio non sarebbe un fallimento. Perché il il campionato per il Napoli non si decide sabato”.