Amauri a CN24: "Ora lo posso dire, così "imbrogliai" la Seleção con l'aiuto della Juve..."

10.03.2016
11:00
Pasquale Cacciola

Nel corso dell'intervista rilasciata ai nostri microfoni (clicca qui per leggere), l'ex azzurro Amaurì ha parlato anche della Nazionale: "Sono sincero: ho sempre sperato nella chiamata del Brasile, ma l'ho fatto fino a un certo punto che è stato il 2008. Nella stagione 2005-2006 c'è stata la mia esplosione col Chievo, scrivemmo la storia del club giocando i preliminari di Champions League e io fui il primo calciatore della storia della società ad aver fatto goal in una competizione europea. Dopo quella fantastica cavalcata, andai al Palermo e feci meglio ancora. Facemmo un grandissimo campionato, a un certo punto eravamo anche in testa alla classifica con l'Inter. Era un momento spettacolare per me, in Brasile i media ne parlavano tanto del perché non venissi convocato. Soprattutto quando poi passai alla Juventus. A novembre del 2008 ho ricevuto una chiamata dal Brasile, mi dissero che quella sarebbe stata la chance della chiamata ma ormai era da tempo che si diceva senza che poi succedesse niente. Da una parte c'era il Brasile che non mi chiamava, dall'altra l'Italia che voleva farlo ma che non poteva per questioni burocratiche. A Novembre del 2008 dissi alla mia famiglia: "Se non mi chiameranno ora, non andrò più". E così fu. Dopo parlai personalmente con Marcello Lippi, c.t. della Nazionala italiana in quel periodo, mi manifestò il suo interesse. A gennaio ci fu l'amichevole tra Brasile e Italia e Dunga mi convocò, ma lo fece solo perché Luis Fabiano si infortunò! Fu chiamato, andò lì, e poi tornò indietro. Quindi sarei stato una ruota di scorta e non mi piacque l'idea. Rifiutai, ma non volli metterci la faccia. Oggi ho 36 anni e posso dirlo tranquillamente: dissi alla società che non volevo far passare il tutto come un rifiuto, i dirigenti mi dissero che si sarebbero assunti loro la responsabilità e ufficialmente si disse che il club non mi liberò perché la chiamata arrivò troppo tardi... Quando finalmente potevo prendere il passaporto tramite mia moglie, cambiò una legge! Dovevo avere il passaporto a novembre, invece arrivò solo a marzo. Non ci fu tempo per la Coppa del Mondo del 2010, non avevo disputato nemmeno una partita e non c'era tempo per rientrare nella lista della Coppa del Mondo del 2010. Se non fosse successo tutto ciò, sarei stato convocato. Poi il 2009 non fu un anno felicissimo per me, quindi anche ciò condizionò. Nella mia carriera è mancata solo la Nazionale, ma quest'incidente di percorso non mi ha mai condizionato psicologicamente". 

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