Anguissa: "I miei idoli? Yaya Tourè e Ronaldinho! Amo l'affetto dei tifosi, ma ho un problema col napoletano!"

13.08.2022
10:15
Redazione

Ecco un estratto dalla lunga intervista di Anguissa a Il Mattino di Napoli

Ultime calcio NapoliLunga intervista rilasciata da André Frank Zambo Anguissa all'edizione odierna de Il Mattino di Napoli, eccone alcuni estratti:

È un problema questo Mondiale a metà della stagione?

«Tutti sono coinvolti in questa manifestazione, le difficoltà saranno uguali, per le nazionali e anche per i club. Ma ora non avrebbe senso pensare alla Coppa del mondo in Qatar, mancano tre mesi e il mio Mondiale adesso sono le partite del Napoli».

Anguissa

Chi era l'idolo di Frank quando era un bambino?

«Io adoravo Ronaldinho. Era fantastico, la mia mente andava ovunque pensando alle sue giocate, alle sue magie in campo. Poi, devo ammettere che sono sempre rimasto incantato da Yaya Tourè che nel ruolo di centrocampista ha pochi rivali».

Ha giocato in Premier League e in Liga: perché ci sono queste differenze con la Serie A?

«Per intensità e contatti la Premier è il campionato più difficile di tutti, in Liga si fa tanto tiki taka ma anche la serie A ha un buon livello di gioco e di squadre. Il campionato italiano resta il più interessante per lo sviluppo che qui viene fatto della tattica. Cosa che a quelli come me non dispiace affatto».

Lei e la città. Che rapporto ha?

«Io ho capito rapidamente perché si creano dei legami così forti: perché qui i tifosi sono vicinissimi e ci spingono tanto. I napoletani sono persone meravigliose e che hanno un grande senso della famiglia. Sono sempre felici di starti vicino, senti sempre la loro voglia di spingerti sia quando stanno allo stadio che quando li incontri per strada. Sono cose uniche, straordinarie, rare. Un problema ce l'ho, però: quando mi parlano in napoletano proprio non riesco a capirlo».

Un sogno nel cassetto?

«In Spagna gira un video del mio sombrero a Dani Carvajal in Villarreal-Real Madrid. Ecco, spero di farne un altro in questo campionato».

Che legame ha con la sua terra d'origine, il Camerun?
«Fa parte della mia vita, del mio cuore, della mia famiglia. Amo il mio popolo, la mia gente. Non ne parlo tanto, ma quando torno a casa, sono sempre felice di riabbracciare le persone che incontro».

Però tra la pizza e l'okok?

(ride) «È vero, la pizza è buona ma l'okok, che è un piatto con cui sono cresciuto, riesce a farlo solo a casa mia moglie. Perché ne vado matto: ci sono spinaci, zucchero e olio di palma. Per me è meglio del caviale, forse per gli spinaci che mi hanno dato la forza per sfondare, come per Popeye, Braccio di Ferro».

Che papà è Anguissa?

«È il mestiere più difficile, ho due figli di 4 e 2 anni, Noah e Leo. E cerco di stargli sempre vicino, anche quando sono lontano per le partite o per i ritiri. Adoro vivere ogni loro momento e i miei due bambini sono fonte di ispirazione anche quando sono in campo. Non sarei io senza di loro».

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