ANTEPRIMA - Koulibaly: "Con Sarri sono migliorato tantissimo, ma non mi pento di Benitez! Higuain è andato via senza dire niente, amo Napoli! Sui pregiudizi sulla città, il Senegal e il San Paolo..."
Una lunghissima intervista, quella rilasciata dal difensore del Napoli Kalidou Koulibaly ai taccuini di So Foot Club. Il centrale senegalese regala tanti spunti che vanno oltre il semplice rendimento con la maglia azzurra. CalcioNapoli24 vi propone in anteprima la traduzione delle sue dichiarazioni.
E' la tua terza stagione a Napoli, come valuti la tua crescita in questo periodo?
"Beh, è fantastico il fatto che questi due anni siano passati davvero in fretta. Sono arrivato qui che avevo solo ventidue anni, ed il vantaggio di avere quell'età è quello di essere al pieno della forma fisica perciò mi sono potuto focalizzare maggiormente sul lavoro tattico da fare".
Sei allenato da Sarri, un maniaco della tattica...
"Sì, è vero. Con lui sono progredito molto, attraverso i suoi metodi di lavoro per la difesa. Lui organizza sessioni di allenamento esclusive per i difensori, e ciò permette a noi di migliorarci molto. Francamente, non ha niente a che fare con la preparazione che facevamo con Benitez...ma non mi pento dei suoi metodi".
Da che punto di vista dei migliorato?
"Prima di tutto sotto quello mentale, mi sento molto più maturo rispetto a due anni fa. In secondo luogo, dal punto di vista tattico: in Italia si gioca un tipo particolare di calcio, nel quale il ruolo del difensore è sempre il più importante".
Quest'anno giochi la Champions League...
"Sì, ed è tutta un'altra storia: è un onore giocarla, è quello che sognavo da ragazzino. In più abbiamo una possibilità per giocarcela, perchè nel nostro girone non c'è una chiara favorita: ci gestiremo al meglio per arrivare alla fase ad eliminazione diretta, che il club non raggiunge da più di quattro anni".
Cosa vi ha fatto provare la vittoria al San Paolo contro il Benfica?
"Un bel po' di cose! La nostra tifoseria è molto calda e passionale, riflette lo spirito della città e dei suoi abitanti. Il San Paolo è uno stadio che vive davvero il calcio, e per una competizione come la Champions League...le emozioni sono state moltiplicate per dieci"
Cosa pensi della situazione che ha coinvolto Gonzalo Higuain?
"E' stata una sua scelta, tutti fanno ciò che vogliono della propria carriera. Quello che è stato strano, però, è che sia andato via senza dire niente. Al suo posto non l'avrei fatto".
Qual è stata la tua prima impressione di Napoli?
"All'inizio sentivo dire sempre i soliti cliche tipo "c'è la mafia, è sporca, è un enorme bordello"...ma quando sono arrivato qui la mia visione è cambiata. La città è bellissima e mi piace: amo camminare sul lungomare con mia moglie e mio figlio, i napoletani sono molto disponibili, amano la vita e soprattutto sono tifosi del Napoli (ride, ndr). Sono stato accolto bene da tutti".
Un sacco di gente ti avvicinerà, immagino. Ti nascondi sotto un cappellino?
"(ride, ndr) No no, è inutile. Le persone mi riconoscono, cerco di essere gentile e scatto fotografie. Certo, dopo un po' è vero che posso stancarmi perciò lo dico ma le persone capiscono e ci lasciano da soli, anche perchè vorrei godermi un po' di privacy".
Dev'essere un bel cambiamento rispetto alla città di Saint-Dié-des-Vosges, dove sei nato e cresciuto...
"Certamente c'è un'atmosfera diversa, è sicuro, sia allo stadio che nelle strade. A Saint-Dié-des-Vosges è più calmo (ride, ndr)".
Hai iniziato a giocare nel Saint Dié, hai sempre voluto diventare un campione?
"Non è stata una vocazione per me, ma devo dire che sin dall'inizio ho notato che non c'erano tanti grandi difensori centrali africani, perciò mi sono detto "Perchè non posso diventarlo io?". Questa cosa mi ha dato un sacco di motivazioni, prima al Saint Dié e poi - soprattutto - al Metz".
Da difensore cosa pensi quando ti tocca marcare un grande attaccante?
"Francamente, non penso tantissimo. Lo marco, e questo è tutto. Non ho paura di nessuno".
Spesso si dice che per un difensore sia difficile essere sia potente che bravo tecnicamente, che ne pensi?
"Non so se sia un clichè oppure no, nel calcio moderno credo che ci siano pochi calciatori con i piedi quadrati (ride, ndr). Io sempre provo a migliorare la mia tecnica, perchè di costituzione sono forte fisicamente. Essendo a conoscenza di questa mia dote, quando ho il pallone provo a giocarlo nel modo giusto. E' una questione di fiducia".
L'anno scorso hai mostrato al pubblico del San Paolo una veronica contro la Roma...
"Quello fu un gesto davvero istintivo (ride, ndr). Il calcio non è una scienza esatta, ci sono volte in cui non puoi pensare e devi essere veloce. Quella veronica era l'unica cosa da fare in quel momento. Il fatto che le persone pensino che sia fatto in un certo modo...mi ha aiutato a sorprenderle con un gesto del genere".
Sorprese anche Didier Deschamps, che disse di pensare a te per la Francia quando avevi già giocato cinque gare con il Senegal...
"Sì, ero a casa con i miei amici quando sentimmo la cosa. Ridemmo molto, ma il suo fu un piccolo errore. Io comunque ho scelto: in verità ero dubbioso, ma la cosa mi diede ancora più motivazioni".
Prima di allora avevi ricevuto chiamate da Deschamps per convincerti a scegliere la Francia?
"No, mai avuto contatti con la nazionale francese".
Come è nata la scelta del Senegal?
"L'allenatore Aliou Cissé mi chiamò e disse "Kalidou, ho bisogno di te". Dopo però fu molto paziente, perchè chiesi tempo per pensare sul fatto che fosse una scelta importante. Ci ho messo diversi mesi, ma alla fine ho aperto le porte al Senegal con orgoglio e lo ringrazio".
Aliou Cissé faceva parte della nazionale che nel 2002 arrivò ai quarti di finale: cosa ricordi di quei momenti?
"Avevo solo undici anni, ma lo ricorderò per sempre. A quel tempo mi sentivo metà francese e metà senegalese, perciò durante la partita inaugurale avevo il cuore a metà. Ricordo che la seguii a scuola, e anche il gol della vittoria che impressionò tutto il Senegal".
Da quell'edizione, però, il Senegal non ha più partecipato alla Coppa del Mondo...
"E' vero, ma abbiamo una buona squadra quest'anno. Siamo pronti per iniziare il cammino per partecipare alla Coppa del Mondo in Russia, e lo viviamo con speranza ed entusiasmo. Poi a gennaio 2017 ci sarà la Coppa d'Africa, una competizione che il Senegal non ha mai vinto".
Da piccolo andavi in Senegal?
"Sì, ci andavo per due mesi durante le vacanze estive perciò ho sempre vissuto e respirato la cultura senegalese. Mi sono sentito quasi a metà tra due nazioni: mangiavo cibo senegalese ed avevo amici francesi, arabi ed africani. Il mix culturale in cui sono cresciuto mi ha aiutato a capire da subito quali sono i veri valori della vita e dello sport".
Sembra che tu abbia dunque una buona relazione con la comunità senegalese a Napoli, no?
"Direi di sì, anzi provo ad aiutarli in ciò che fanno. Qualche volta gli dò anche i biglietti per le partite...(ride, ndr)".