Carraro: "Superlega un grave errore, come può la Uefa appoggiare il progetto? Basta ispirarsi all'America!"

16.05.2019
09:30
Redazione

Franco Carraro ha governato con diversi ruoli lo sport italiano e ha detto la sua in una intervista al Corriere della Sera riguardo la Superlega, espressione dell’Eca sostenuta dall’Uefa, contrastata dalle leghe europee, in prima fila la serie A. «Sono convinto che svilire i campionati nazionali in nome di una Superlega sia un grave errore. Mi sorprende il sostegno dell’Uefa».

Dove e come nasce questa sua sorpresa?

«Ma come, Ceferin presidente dell’Uefa, eletto e riconfermato dalle Federazioni europee, ha il compito di tutelare tutto il calcio europeo: non è pensabile quindi che persegua un progetto che impoverisce i movimenti e i campionati nazionali».

A progettare la Superlega c’è l’Eca, il suo leader è Andrea Agnelli.

«Agnelli è un dirigente capace e intelligente, lo dimostrano i successi della Juve. Ma deve pensare che lo sport, il calcio in particolare, suscita emozioni molto intense, che nessun’altra forma di spettacolo genera. Il calcio prende il cuore e la pancia della gente: lo testimonia proprio la storia della Juve che, quando cadde in B, fu seguita tutte le domeniche dai suoi tifosi, lo stadio sempre pieno. La gente si appassiona, di questo non si può non tenerne conto».

Cosa intende quando parla di rischio di «svilire i campionati nazionali»?

«La serie A è il vertice di una piramide che ogni weekend comprende migliaia di partite ad ogni livello, fino ad arrivare a quelli più bassi. La A spalmata nel weekend lascia spazio alla base di questa piramide, ne motiva la passione. Costruire un Super campionato elitario ed europeo di 60-70 squadre che invade il sabato e la domenica vuol dire mettere sotto stress l’organizzazione del calcio nazionale».

La Superlega si ispira allo sport americano, trova forza nelle leghe Usa.

«Ma l’America è tutt’altra realtà. Lì si appassionano anche alle amichevoli. L’atteggiamento europeo è ben diverso. Trovo inaccettabile poi non rispettare un fondamentale del calcio italiano ed europeo».

Quale sarebbe?

«Nei decenni, l’Uefa ha cambiato e migliorato le competizioni europee, innovando le formule. Vincolate a questa regola: sono i vari campionati nazionali a qualificare le squadre alle coppe. Il principio del merito deve restare sempre valido. Quello dell’iscrizione dei top club per censo non sta in piedi».

Come finirà lo scontro in atto tra leghe nazionali, Eca, i top club e l’Uefa?

«Non so che evoluzione possa avere. L’impegno della Lega, di Cairo e di altri presidenti a combattere la Superlega lo trovo più che giustificato. Agnelli è molto intelligente, ma io non lo capisco»

Lei capisce, eccome.

«No, non capisco come possa operare per svilire un torneo che lui sta dominando e che gli sta regalando risonanza internazionale. Ora mi aspetto l’intervento della Federcalcio che ha il compito di tutelare tutta la piramide che ho descritto, a partire dalla serie A, massima espressione del calcio italiano. Conosco bene l’Uefa, dove le decisioni le prende sempre il Comitato Esecutivo. In questo caso non è accettabile. Le rivoluzioni vanno affrontate, esaminate, giudicate in un’assemblea generale, con le Federazioni presenti. Non solo: l’opinione pubblica deve essere informata. E qui tocca ai giornali e a tutti gli altri mezzi di comunicazione, seguire ogni passo della rivoluzione in atto». 

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