Cesari: "La sudditanza c'è anche nel calcio. Mi fanno incavolare quelli che non vanno al VAR. Il mio sogno? Spiegare all'altoparlante la decisione arbitrale"

20.12.2018
03:00
Redazione

Graziano Cesari, ex arbitro ed attualmente opinionista Mediaset, ha rilasciato una lunga intervista ai microfono de Il Mattino, ecco alcuni passaggi salienti. Come

Graziano Cesari, ex arbitro ed attualmente opinionista Mediaset, ha rilasciato una lunga intervista ai microfono de Il Mattino, ecco alcuni passaggi salienti.

Come sarebbe stata la sua vita da direttore di gara con la Var?

«Bellissima. Avrei camminato per il campo col televisore in tasca, a ogni dubbio mi sarei rifugiato nelle immagini, anzi avrei rivisto l'azione pure se non avevo dubbi. Proprio non riesco a capire chi non lo fa».

Una risposta ce l'avrà. Perché non tutti si fermano e vanno a rivedere al monitor? 
«Forse è presunzione. Forse c'è sacralità nel proprio ruolo. Forse per alcuni il monitor è un nemico invece che un amico. Ma ormai gli arbitri di adesso devono capire che il loro ruolo in campo è funzionale ed è totalmente al servizio del calciatore. Molto di più di come era ai miei tempi».

Che giudizio dà alla Var?
«Negativo. Peraltro mi imbarazza l'idea che nella fase del rodaggio, l'anno scorso, è andata meglio rispetto a quest'anno. Peraltro nel mezzo c'è stata l'esperienza del Mondiale dove la Var è stata un esperimento straordinario, applaudito da tutti. Ora sono troppi gli episodi da cui scaturiscono polemiche, controversie. La prova è che lo stesso presidente dell'Aia è stato critico negli ultimi tempi. Certo è che un magnifico attrezzo tecnologico sta diventando un grande problema».

Cosa la fa arrabbiare di più?
«Quelli che si ostinano a non andare al monitor. Mi fanno incavolare. L'altra sera in Atalanta-Lazio c'è stato uno stop di 3 minuti e 35 secondi per prendere una decisione. Ma alla fine chi ha potuto dire qualcosa? Il Var ha portato giustizia, non fermarsi come ha fatto Guida nel derby di Torino mettendo in discussione quello che ritiene di aver visto, non aiuta a dare credibilità al proprio operato. Ed è un peccato».

Il suo sogno?
«L'arbitro alla Var che vede l'immagine, richiama il direttore di gara e poi all'altoparlante, mentre sul tabellone dello stadio vanno le immagini, spiega perché è cambiata la decisione. Sarebbe meraviglioso»
 

È arrivato il momento per gli arbitri di parlare al termine delle partite?
«Certo. Il ruolo dell'arbitro è antipatico ma ci sono arbitri che possono sostenere qualsiasi tipo di confronto». 

Cairo parla di sudditanza?

«Non lo so. Ma in generale nella vita di tutti i giorni c'è...».

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