Antonio Conte Napoli
Antonio Conte Napoli

Conte: "Devo vincere, altrimenti ho fallito! Preferisco stare in silenzio piuttosto che dire una bugia"

14.02.2024
13:30
Redazione

Antonio Conte rompe il silenzio ed è pronto a tornare in panchina. L'allenatore italiano annuncia quello che sarà il suo futuro perché dall'estate accetterà di iniziare a lavorare per una nuova squadra dopo più di un anno fermo

Napoli - Antonio Conte rompe il silenzio ed è pronto a tornare in panchina. L'allenatore italiano annuncia quello che sarà il suo futuro perché dall'estate accetterà di iniziare a lavorare per una nuova squadra dopo più di un anno fermo, dopo l'ultima avventura col Tottenham dove si è svincolato per alcuni problemi di intesa col club.

Antonio Conte

Intanto, in questi ultimi mesi l'allenatore ha attirato l'interesse delle migliori squadre d'Europa, anche se la sua intenzione sembra essere quella di accettare un nuovo progetto in Italia. in Serie A ci sono Milan, Juventus, Roma e Napoli su Antonio Conte che però ha già rifiutato offerte del presidente De Laurentiis in questi mesi. Da capire cosa accadrà in vista dell'estate.

Calciomercato: Conte annuncia il futuro

Intanto, in una lunga intervista concessa al TelegraphAntonio Conte parla del suo futuro. Non rilasciava dichiarazioni dallo scorso 24 novembre quando, nel corso di un evento organizzato dall'Università del Salento, si espresse anche sulla possibilità di tornare alla Juventus. Queste sono le dichiarazioni sul futuro:

“Essere solo una squadra divertente non basta se vuoi vincere. Lo so perché ho allenato le migliori squadre e loro chiedevano sempre di vincere.
Per me adesso è impossibile lavorare per una squadra solo per intrattenimento perché l’aspettativa è sempre quella di dover vincere. Amo il mio passato, ma allo stesso tempo l’aspettativa che porti è sempre molto alta e se non vinci hai fallito. La migliore opzione possibile è intrattenere e vincere. Io devo vincere. Diversamente, gli altri stanno aspettando di celebrare il mio fallimento. E' questa la verità".

Sul suo sogno:

"Onestamente un sogno ce l’ho: un giorno mi piacerebbe sollevare la Champions League anche da allenatore. So che è molto difficile, la gente pensa che sia semplice, ma devi trovarti nel club giusto, un club che corrisponda alle tue ambizioni, un club pronto a fare l'ultimo passo per vincere la Champions. Basta vedere il Manchester City, quanto ci ha messo a costruire quel successo. Sette anni, no?. Vorrei regalare questa gioia a mio padre. Mi ha detto ‘Vorrei vederti sollevare la Champions League’. Non è semplice, ma tutti hanno diritto ad avere un sogno".

Sul Chelsea:

"Avremmo potuto prendere il comando in Inghilterra dopo la mia prima stagione al Chelsea, quando vincemmo il campionato. Abbiamo avuto conversazioni sia con Virgil van Dijk che con Romelu Lukaku, due giocatori chiave con i quali avremmo potuto cambiare il corso degli eventi"

Sul rapporto con i giocatori:

"Io sono così. Odio le bugie. Questo a volte può aiutarmi o a volte può ferirmi. Ma preferisco restare in silenzio piuttosto che dire una bella bugia, anche nel rapporto con i miei giocatori. Durante la stagione può succedere che tu abbia bisogno di un dialogo onesto che può essere positivo o negativo. Lo so benissimo, anch'io sono stato giocatore e alcuni allenatori mi hanno detto belle bugie per tenermi calmo. Non voglio questo tipo di situazione. So molto bene che quando hai queste conversazioni oneste con i giocatori, nel primo momento possono essere un po' arrabbiati. Poi, per mia esperienza, il tempo aiuta il giocatore ad apprezzarti. Erano arrabbiati, ma poi apprezzano l’onestà"

Sul Tottenham e la malattia:

"Addio? In quel momento, la mia sensazione era quella. Se racconto qualcosa vuol dire che c’è sempre qualcosa di vero. No, onestamente, non mi pento di nulla di questo. Ma ho buone sensazioni riguardo al Tottenham. Conservo questa esperienza nel mio cuore.

È stato un periodo importante con la Champions League, la FA Cup e con il campionato. Ho preferito tornare velocemente, ma poi ho capito che era davvero presto. È stato Daniel Levy a spingermi a tornare a casa e riprendermi. Dopo la partita con il Milan, quando perdemmo 1-0 a San Siro, mi disse di restare in Italia per recuperare bene perché non gli piacevo come stavo e i medici del Tottenham non volevano che corressi rischi. Il club mi ha supportato davvero bene".

Notizie Calcio Napoli