
Conte: "L’allenatore è il termometro, non deve rilassarsi. Alla Juve andammo oltre ogni previsione con lo scudetto sul Milan: così riuscimmo a restare imbattuti"
Antonio Conte ha rilasciato un'intervista a L'Equipe. L'allenatore del Napoli ha raccontato i successi alla Juventus e non solo
Napoli - Antonio Conte ha rilasciato un’intervista a L’Equipe dove ha parlato dei suoi successi quando era alla guida della Juventus. L’allenatore del Napoli ha poi anche spiegato il ruolo centrale di un tecnico nel raggiungere i successi di una squadra.

Intervista Antonio Conte all’Equipe
Queste le dichiarazioni rilasciate da Antonio Conte a L'Equipe:
Quando hai firmato con la Juventus, nel 2011, veniva da due stagioni difficili. Rimanere imbattuti per tutta la stagione non era nei piani, vero?
“Non perdere nemmeno una volta in stagione è inimmaginabile e non è mai qualcosa che pianifichi. Quell’anno, siamo andati anche in finale di Coppa Italia, dove abbiamo perso contro il Napoli (0-2), la nostra unica sconfitta della stagione. Quindi sì, abbiamo superato le nostre previsioni più ottimiste. A me quello che interessava, dal momento in cui ci siamo trovati in testa alla classifica, era lottare per lo scudetto, e disturbare il più possibile il Milan, che era il campione in carica e che aveva una squadra molto più forte della nostra. Erano i favoriti, c’erano Ibrahimovic, Thiago Silva, Gattuso, Nesta, Robinho… l’obiettivo era stare tra i primi tre. Poi nell’ultima fase della stagione eravamo proprio dietro. In quel momento, l’obiettivo è diventato quello di vincere il campionato. Non avevamo molto margine sul Milan, eravamo super motivati e quindi siamo riusciti a non perdere. È raro, in Italia c’è stato solo il Milan che lo ha fatto prima di noi, con Fabio Capello, nel 1991-1992”
Alla fine, quando mancano cinque o sei partite, diventa una motivazione in più?
”La motivazione delle ultime partite era conquistare il titolo. Per il Psg è diverso, perché hanno un vantaggio… Non penso che il Psg abbia mai raggiunto questa impresa nella sua storia. Una volta raggiunto l’obiettivo, ci può sempre essere un relax psicologico, e nelle ultime partite puoi avere meno motivazione nella tua testa. Questo è il grande pericolo. Noi all’epoca non abbiamo avuto la possibilità di rilassarci, perché il Milan era lì, vicino a noi"
Cosa ne pensi del Psg in questa stagione?
“Penso che abbia davvero meritato la qualificazione contro il Liverpool in tutte e due le partite. Hanno giocato molto bene all’andata, attaccando, hanno perso occasioni importanti. Per il ritorno… So cosa significa giocare ad Anfield, in una partita con una posta così alta, e non è per tutti. Il Liverpool è una squadra formidabile, sono primi in Premier League con un margine enorme. Bisogna misurare ciò che il Psg è riuscito a fare. Sono una squadra impressionante”
C’è bisogno di un allenatore molto esigente per non perdere mai?
“Non deve essere troppo tranquillo. L’allenatore è il termometro della squadra, deve sentire ogni calo di tensione, ogni calo di motivazione, deve essere in grado di trovare il modo di svegliare tutti e mantenere la concentrazione al massimo. Ma penso che Luis Enrique non abbia bisogno dei miei consigli, sta facendo un ottimo lavoro”